A fine 2013 l’artista cinese Zhu Tian ha creato delle scarpe decisamente atipiche: si tratta di décolleté color carne con tacchi a spillo e completamente ricoperti di peli umani; quest’ultimi applicati a mano dalla stessa ideatrice.
Babe, Zhu Tian, 2013
Le calzature fuori dal comune chiamate “Babe”, non sono ovviamente state create per essere indossate, vogliono infatti essere una provocazione.
Dettaglio della scarpa
Attraverso i peli si vuole combattere ed evidenziare la sessualizzazione delle calzature femminili considerate simbolo di lussuria, sensualità e strumenti di seduzione. Come ha dichiarato l’artista:
“Il significato di questa opera d’arte è esplicito ed evidente. È come se le scarpe da donna fossero diventate una merce sessuale, uno strumento per aumentare l’attrattiva e la lussuria. Attraverso la mia creazione voglio che questo non accada più”.
L’altra faccia dell’arte, cioè la moda, ha definito questi décolleté un vero incubo a causa del loro aspetto rivoltante. Tale affermazione però, dimostra che questa parte non ha compreso il vero messaggio dell’artista poiché pare evidente il fatto che le scarpe non siano state create per essere indossate, ma semplicemente per sfidare le convinzioni sessuali della società moderna.
Babe, esposizione personale, Zhu Tian, 2013
I commenti riguardo quest’opera non sono arrivati solo dal mondo dell’alta moda, ma chiaramente anche dagli utenti che hanno preso atto della notizia in rete: gli insulti più consistenti, oltre a quelli sulla dubbia sanità mentale della donna, sono stati riguardo la nazionalità dell’artista, come se le popolazioni orientali fossero in grado di produrre solamente “cinesate”, così come le hanno definite.
Zhu Tian con la sua opera
Ma Zhu Tian non è stata la prima artista donna ad essere criticata per un’opera insolita e fuori dagli schemi.
Meret Oppenheim, nel 1936 crea una scultura chiamata “Ma Gouvernante, my nurse, mein Kindermadchen” (La mia governante, la mia infermiera, la mia tata).
Meret Oppenheim, Ma Gouvernante, my nurse, mein Kindermadchen, 1936
Si tratta di un assemblaggio di oggetti preesistenti a cui l’autrice assegna significati ben precisi: in primo luogo abbiamo le scarpe viste come oggetto feticcio e sessuale; la loro posizione rovesciata dimostra un sadismo maschile, e il fatto che siano legate e offerte su un piatto d’argento indica il piacere masochista. Sui tacchi delle scarpe troviamo le nappe utilizzate a decorazione degli arrosti poste come associazione tra il commestibile e il desiderabile; la corda intorno alle scarpe rappresenta un chiaro riferimento al bondage e al piacere sessuale. Quest’opera si pone all’interno del mondo e dell’arte surrealista, che nel 1936 aveva preso come cliché il mondo del feticcio.
Una cosa è certa: sia negli anni ’30 sia nel nuovo millennio, l’arte considerata “fuori dalle righe” è sempre stata criticata e poco apprezzata. Il fruitore poco spesso è riuscito ad interpretare il vero significato che l’artista voleva trasmettere al pubblico. Ma, contrariamente a ciò che capita all’oggetto della critica, quindi un’attenzione se pur negativa, queste opere e queste donne sono rimaste poco conosciute alla popolazione.