L’Occidente politicamente corretto, sempre attento ai diritti umani, alle forme del processo democratico ed elettivo, alla solidarietà nei confronti dei migranti e dei diseredati, alla pulizia linguistica fonte di ogni democrazia politica, in realtà ha un grande buco nero, un cuore di tenebra all’interno del quale non vuole guardare per non scoprire la propria costitutiva ipocrisia ideologica: lo Stato d’Israele.
Quando le cronache politiche incrociano le vicende annose del conflitto israelo-palestinese, l’obiettività, la correttezza linguistica, gli scrupoli morali, lasciano il posto alla propaganda a senso unico, alla considerazione di una sola parte in lotta, quella che nella narrazione occidentale per forza di cose incarna il Bene, in lotta contro un Male che è sempre disincarnato, mai personalizzato, individualizzato, un procedimento di spersonalizzazione che è funzionale a rendere i palestinesi l’oggetto di una mostrificazione politica utile per ridurli al silenzio e alla morte civile, spesso anche reale, concreta.
Il punto focale della questione, in realtà, è nell’atteggiamento complice e assolutorio dell’Occidente e soprattutto del gigante americano, vero protettore dello Stato ebraico, che rendono forte la volontà oramai chiaramente espressa dalla destra israeliana di espellere i palestinesi da Gerusalemme est e dai territori occupati, sostituendo gli arabi con i coloni, e il caso del quartiere di Sheik Jarrah è sintomatico: sulla base dell’assurdo presupposto che i proprietari di quelle case e di quei terreni fossero ebrei prima del 1948, le famiglie palestinesi sono state spossessate dei loro beni, quando gli arabi hanno vissuto per secoli in quelle terre…
E’ chiaro che europei e americani hanno la coscienza sporca, coprono le nefandezze di un regime che si proclama democratico ma che in realtà ha creato un vero e proprio apartheid nei confronti dei palestinesi, una demarcazione netta dal sapore razzista e discriminatorio, non facendosi scrupolo di utilizzare violenza, deportazioni, e una progressiva spoliazione di diritti, da quello al lavoro al commercio, dal diritto all’acqua al diritto ad avere una casa. Ed è singolare che la difesa dei pennivendoli in servizio permanente effettivo verta sempre sullo stesso punto: Israele è una democrazia, come se questo potesse essere una giustificazione!
Anche una democrazia può fare guerre, assassinare impunemente, tradire il diritto internazionale e quello dei popoli, basta vedere gli Usa che hanno demolito l’Iraq nel 2002 sulla base di prove fasulle: diciamo le cose come stanno: la brutalità esercitata dagli israeliani sui palestinesi, e il relativo girarsi dall’altra parte di Usa e Ue, è la prova del fallimento della retorica democratica degli occidentali, di una forma politica che si rivela per quello che è: l’occultamento degli interessi geopolitici dei più forti. Oggi un vero democratico e socialista non può non schierarsi con la Palestina libera!