Da sempre nella storia del cinema si registrano grandi collaborazioni, a volte casuali, a volte volute e cercate. Una delle più peculiari e anomale, se non assurde, è senza dubbio quella tra Salvador Dalí e Walt Disney. Il genio surrealista e il padre dell’animazione cinematografica hanno lavorato insieme per produrre un cortometraggio, un profondo e complesso viaggio onirico che accompagna una classica storia d’amore.
Tra il 1944 e il 1945 Dalí si trova a Los Angeles per aiutare Alfred Hitchcock con l’allestimento della scenografia di una sequenza in Io ti salverò. Dalì e Walt Disney si incontrarono ad una festa organizzata da Jack Warner nella stessa città: fu amore a prima vista; da qui l’inizio di una magica collaborazione.
L’iconica scena di “Io ti salverò” nata dalla collaborazione fra Dalì e Alfred Hitchcock
Walt Disney e Salvador Dalì
L’idea era quella di unire una storia d’amore degna del più comune dei cliché, all’universo onirico e surreale che caratterizzava il pittore. A Walt, forte del recente successo di Fantasia, sembrava un esperimento degno di nota. Ventidue dipinti e centinaia tra bozze e schizzi costituirono otto mesi di lavoro incessante, creando un perfetto connubio tra la classica animazione disneyana e i motivi e i colori tipici dell’opera daliniana.
Dalì fu affiancato da uno degli esperti animatori storici di Disney, John Hench; insieme plasmarono la storia come un incessante rincorrersi dei due amanti posti di fronte all’ineluttabilità del tempo.
Dalí si rese subito conto che questa particolare forma d’arte gli avrebbe permesso, molto più della staticità della tela o dei trucchi del cinema, di dare vita alle visioni caotiche che abitavano la sua mente surrealista. Infatti il corto è una summa di elementi che ci vengono proposti nel tentativo di inseguire qualcosa di razionale. La cosa più evidente, al primo impatto, è la bellissima melodia di sottofondo, che da una sensazione quasi ipnotica; questa musica è il filo conduttore di tutta la produzione poiché l’idea totale era balzata alla mente del pittore dopo aver ascoltato una musica intitolata Destino, composta dal messicano Armando Dominguez.
Una ballerina, una statua, un insieme delle due cose, una danza spensierata fra marmi greci, manichini, fiori, bulbi oculari e mille altri elementi che fanno da comparse e sfondo alla fanciulla alla ricerca del suo amore. Molteplici sono i riferimenti alle opere di Salvador Dalì: sono sparsi i suoi tipici orologi, volti statuari e strutture non ben definibili.
Una scena di Destino, il corto creato da Dalì e Disney
Il percorso vira dal delirante al romantico con sequenze che rivelano l’inconscio della protagonista. La donna lotta contro il tempo, inarrestabile moto che sfugge al controllo umano, e il destino, antico burattinaio che si diverte a giocare con i fili dell’esistenza. I due hanno certamente voluto inscenare l’inettitudine dell’umanità, ma il significato del corto, che si presta a personali interpretazioni, può però essere ricercato nel contributo che il destino può riscuotere nelle nostre vite. Siamo di fronte alla storia di due amanti separati dal fato e dalle vicissitudini.
Disney e Dalì in Destino
Lungo tutto il cortometraggio si rincorrono simboli maschili, come la piramide o la torre, e femminili, come la conchiglia o la fontana (il ricorso alla simbologia era tipico del surrealismo), tracciando la storia di due linee parallele che non riescono a toccarsi: solo per un breve istante, all’apice della storia, riescono a congiungersi in un abbraccio, del quale però rimane solo la veste della ragazza che scompare come a simboleggiare che ogni attimo non dura per sempre.
Una scena di Destino
Purtroppo, a causa della fine della guerra e dei crescenti problemi economici, nel 1946, Walt Disney fu costretto a bloccare i lavori per il cortometraggio: in otto mesi vennero realizzati solamente 18 secondi di girato, troppo pochi perché la Disney continuasse ad investire su un progetto così ambizioso e costoso.
Il risultato però, fu quello che Dalì definì “Una magica messa in scena del problema della vita nel labirinto del tempo”.
Più di cinquant’anni dopo, nel 1999, Roy Edward Disney, nipote del grande Walt, mentre era alla ricerca del materiale per il seguito di Fantasia (il noto Fanstasia 2000), si imbatté in Destino e nei suoi lavori preparatori.
Roy partì dal materiale lasciato incompleto da Salvador e Walt, riprese gli scritti di John Hench (il braccio destro del cineasta) e, collaborando con un team di animatori e registi, affidò il restauro e il ripristino agli Studios di Parigi: ben 25 animatori lavorarono a quella sfida, decifrando l’incredibile storyboard dei due autori.
Nel 2003 Roy Disney diede vita a Destino
Era il 2003 quando il corto venne finalmente alla luce e ricevette, nell’anno seguente una nomination agli Oscar.
Se interessati alla visione del corto, vi lascio il link per assaporare un pizzico dell’irrazionale mondo dell’inconscio umano del Surrealismo: https://www.youtube.com/watch?v=IOjDjLqu8O4