Ci troviamo veramente come nazione di fronte ad un reale pericolo di ritorno al fascismo? L’Italia rischia sul serio di tornare ad epoche buie che pensavamo di non dover più vivere, come il Ventennio fascista? Il regime dell’alleanza disastrosa con il nazismo tedesco, delle leggi razziali, della fine della democrazia liberale, del disprezzo di ogni valore di rispetto democratico e umano? O ci troviamo di fronte a rigurgiti da tenere sotto controllo, spie di un disagio sociale sociale e “percettivo” più profondo, che, tutto sommato, uno stato organizzato può contenere senza grandi scossoni?
Certo, l’assalto alla Cgil è stato un episodio molto grave, così come la presa di possesso della piazza che ha contestato il Green Pass da parte di militanti di Forza Nuova, un evento anche simbolicamente scioccante, che non è mai accaduto nemmeno nei momenti più bui della storia repubblicana, ma l’impressione è stata che a prevalere sia stata una generale sottovalutazione da parte delle forze dell’ordine di quello che poteva accadere, più che di forza reale di gruppuscoli, alla fine, di violenti organizzati.
Mattarella stesso, parlando dei fatti di sabato a Piazza del Popolo, ha smorzato i toni, giudicandoli episodi seri, gravi, ma circoscritti, non ha inteso allargare il campo ad una polemica di carattere generale. E forse è la linea politica più intelligente da tenere in questa fase della vita nazionale di un paese tra i più provati dalla pandemia, che cerca di uscire da un periodo difficilissimo e che davanti ha un futuro incerto.
Le forze di estrema destra, che si richiamano esplicitamente al fascismo, Forza Nuova e CasaPound, hanno un consenso quasi inesistente nel paese, quando si sono presentate alle elezioni non hanno raccolto nemmeno l’uno per cento dei voti, e probabilmente saranno sciolte utilizzando gli spazi che la legge consente; il problema, semmai, è la persistente vena assolutoria che “giustifica” in qualche modo quel periodo buio, presente in un partito che sta assumendo caratteri di massa, come consenso nazionale, e come adesione di strati consistenti della pancia reazionaria e conservatrice italiana, ovvero Fratelli d’Italia. E, lo stesso discorso, si potrebbe fare per la Lega salviniana, anche, se, forse, in una dimensione minore.
Pensare, ovviamente, ad uno scioglimento, ad una messa al bando, per queste formazioni, è impossibile, e comunque la stragrande maggioranza del popolo italiano mai seguirebbe avventure di marca totalitaria, impensabili nel contesto attuale. Il problema è politico, invece, e si risolve, o si dovrebbe farlo, con le armi della politica, se ce ne fosse una.
La Grande Crisi del 2007-2008 non è mai passata in Italia, anzi, è stata affrontata con la Cura Monti: tagli alla spesa pubblica, alla sanità, ai servizi, agli enti locali, il tessuto produttivo italiano che subisce un drastico ridimensionamento anche per l’assenza di politiche pubbliche e industriali di sostegno, i bassi salari che diventano la norma di un lavoro impoverito e precario, le tutele sempre più affievolite col consenso dei partiti, tutto questo ha prodotto masse di italiani sempre più poveri e senza prospettive, stanchi di parole e di propaganda populista, che non credono più in nulla, preda delle narrazioni più tossiche, ma in un certo senso, consolatorie, che circolano sul web e nella realtà.
In questo quadro drammatico, la pandemia ha rappresentato il colpo di grazia. E’ chiaro che settori più deboli ed esposti della popolazione hanno ceduto al racconto no vax, sfogando la rabbia sociale e la frustrazione “impolitica” covata per anni sulla campagna vaccinale, ma in realtà quello che esprimono in maniera confusa e velleitaria è un grande senso di abbandono e isolamento sociale. Sul quale contano, ovviamente, anche gruppi della galassia neofascista per poter esercitare una direzione politica, un tentativo di egemonizzare il dissenso sociale per uscire dalla minorità politica nella quale sono confinati da sempre, come si è visto nella manifestazione romana anti-Green Pass, che ha visto la presenza di Fiore, storica figura del neofascismo italiano. Riusciranno nell’impresa di resuscitare i fantasmi del fascismo? No, ma intorbideranno le acque, come hanno sempre fatto.
Certo, c’è anche una componente strumentale nella vicenda, tra un Pd che non ha altra arma retorica e polemica che il periodico allarme “fascismo”, e la destra che non riesce da decenni a pronunciare chiare parole di condanna del Ventennio, siamo rinchiusi in un loop che si ripete monotono da troppo tempo, non consentendo al paese di discutere sulle grandi questioni che ci attanagliano: l’economia, la moneta, le politiche pubbliche, la redistribuzione, le troppe ingiustizie. Solo affrontando da un punto di vista popolare le grandi sfide che ci si parano davanti, si può disinnescare un eventuale pericolo per la democrazia italiana, non certo affidandosi alla visione classista di un banchiere al governo.