Approfittando delle soleggiate giornate festive, ho deciso di visitare alcuni luoghi studiati a dismisura da me e dai miei colleghi storici dell’arte, ma quasi sconosciuti per moltissimi.
A colpirmi più di tutti è stato Possagno, un piccolo paese in provincia di Treviso che ha dato i natali ad Antonio Canova.
Qui è possibile visitare la casa dell’artista, la gypsotheca e il tempio canoviano costruito dallo stesso.
Il termine gypsotheca (o gipsoteca) significa letteralmente “raccolta di gessi”, infatti in questo luogo sono raccolti e custoditi i modelli originali in gesso delle opere poi realizzate dal Canova in marmo. Il processo artistico dello scultore non era breve e prevedeva diverse fasi di elaborazione: una di queste era appunto la realizzazione dell’opera in gesso a grandezza naturale, da utilizzare come guida (grazie ai tipici chiodini visibili in superficie) per scolpire l’opera in marmo.
Ercole e Lica, gesso, Antonio Canova.
Inoltre, nella sede sono visibili anche i piccoli bozzetti in terracotta e creta, di cui l’artista si serviva nelle prime fasi della realizzazione per verificare che i disegni realizzati su carta potessero prendere vita nello spazio.
La gipsoteca venne edificata per volontà di Giovanni Battista Sartori, il fratellastro di Canova e vescovo di Mindo che voleva costruire un edificio che potesse contenere le opere in gesso e i bozzetti in terracotta che si trovavano nello studio di Antonio a Roma, ricreando a Possagno l’atelier dell’artista. Le opere vennero qui trasportate dal 1829.
La gipsoteca è divisa in due ambienti: la parte più antica appena citata, venne costruita nel 1836, si tratta di un edificio a pianta basilicale, il cui progetto fu affidato all’architetto e professore veneziano Francesco Lazzari e l’allestimento venne curato dallo scultore Pasino Tonin, primo conservatore della gipsoteca. La parte più recente invece, venne realizzata nel 1957 dall’architetto Carlo Scarpa, che progettò un ampliamento per permettere a tutte le opere un’adeguata sistemazione poiché molte statue giacevano ancora nei depositi. L’allestimento di Scarpa risulta ancora oggi geniale e scenografico, nel quale i capolavori sono inseriti in uno sfondo chiaro e su più livelli, che consentono alla luce naturale di filtrare dall’alto grazie alle visionarie aperture progettate anch’esse da lui.
Ad oggi è considerata la più grande Gipsoteca monografica d’Europa.
Interno della parte più antica della Gypsotheca
Interno della parte più recente delle Gypsotheca
Allestimento di Carlo Scarpa: finestre luminose di sua progettazioni e sostegni di ferro.
Del complesso fa parte anche la casa natale dell’artista, una tipica struttura abitativa del Seicento, in cui è conservata una pinacoteca con alcune tele ad olio, disegni, marmi, incisioni, strumenti di lavoro e abiti di Antonio Canova.
Interno della casa dell’artista. Paolina Bonaparte.
Studio dell’artista.
A pochi metri da questo complesso museale è possibile ammirare in tutta la sua magnificenza l’edificio comunemente chiamato tempio Canoviano.
La struttura neoclassica fu progettata agli inizi del XIX secolo proprio da Antonio Canova, che già dal 1812 aveva proposto la ricostruzione della vecchia chiesa parrocchiale di Possagno. La costruzione iniziò finalmente nel 1819, ma l’artista non riuscì mai a vedere l’opera conclusa poiché morì il 13 ottobre 1822. I lavori passarono quindi al fratellastro che, dopo aver modificato leggermente il progetto per fare posto alla tomba del Canova, concluse i lavori nel 1830 e lo consacrò nel 1832 dopo essere diventato vescovo.
Colonnato dorico del tempio.
L’idea originale di Canova era quella di realizzare un grandioso edificio circolare nel quale poter distinguere tre linguaggi architettonici: l’enorme colonnato dorico in stile greco ad ispirazione del Partenone di Atene, il corpo centrale e il pronao come richiamo al Pantheon di Roma e l’abside con l’altare maggiore, parte della tradizione cristiana. In tal modo Canova voleva onorare la grandezza delle tre civiltà che eccellono nell’arte.
Dettaglio del tempio.