Fino al 26 giugno 2022 è possibile visitare la mostra Kandinskij – L’opera/1900-1940 a Palazzo Roverella a Rovigo. La mostra comprende 80 opere di datazione compresa tra il 1900 circa e il 1940, che chiaramente coprono diversi momenti della carriera dell’artista. Si tratta quindi di una mostra narrata in ordine cronologico, nella quale lo spettatore è portato a contemplare la sua arte come dovrebbe essere guardata, quindi non solo con gli occhi, ma con l’aiuto di tutti i sensi di cui si dispone. Questa successione temporale dà alla mostra il potere di narrare all’ospite la vita dell’artista attraverso le diverse fasi che ha attraversato la sua arte, rendendo l’intera visita avvolgente, chiara e appassionante sia per i neofiti che per gli specialisti del settore.
San Giorgio e il drago, 1915
Non oggettivo, prima metà degli anni dieci
Dopo aver abbandonato il suo lavoro e il suo paese, Kandinskij inizia a dedicarsi alla pittura quando ha già 30 anni. A Monaco di Baviera inizia a studiare e a comporre litografie, incisioni, e oli a tema paesaggistico, ma sempre legati alla cultura popolare russa, in particolare alle leggende dal tema fiabesco.
Cavaliere, inizio degli anni dieci
Improvvisazione 34, 1913
Secondo l’artista, la tecnica dell’incisione è legata e paragonabile alla musica per il processo di “estrazione” della matrice dal “suono interiore” dei soggetti. La sua arte nel primo decennio del Novecento è caratterizzata da colori brillanti. Proprio in questo periodo infatti, sperimenta la risonanza delle sfumature cromatiche nello spirito di chi osserva, in particolare fa grande utilizzo del rosso, il “colore della forza sicura di sé stessa”.
Composizione astratta, 1915-1917
Il processo che porta Kandinskij all’astrattismo è frutto di una maturazione progressista. Le opere tra il 1910 e il 1912 mostrano la sua ricerca nella semplificazione della forma, la stilizzazione e la liberazione della forza del colore, chiamato non solo a rappresentare ma anche a evocare diverse sensazioni. In questo periodo l’artista prende le distanze da ogni finalità imitativa delle forme, arrivando ad una pittura “assoluta”, che diventa l’aspirazione a costruire una sintassi cromatica svincolata dalla funzione naturalistica.
Composizione (figura femminile), 1915
L’uccello di fuoco, 1916
Tra il 1915 e il 1917, dopo il trasferimento a Mosca, Kandinskij arriva finalmente all’astrattismo, quello che viene chiamato “la pittura senza soggetto”. Qui il colore si libera ancora di più dalla linea, non ha alcuna funzione rappresentativa ma è un mezzo autonomo che serve a suscitare emozioni e a manifestare l’animo dell’artista.
Cresta azzurra, 1917
Due ovali, 1919
Sul bianco I, 1920
Ma con Lenin al potere, la sua arte viene definita come “deformazione spiritistica” ed è oggetto di opposizione; fu così che nel 1921 l’artista decide di tornare in Germania. Nella sua pittura di questi anni emerge la geometrizzazione, che man mano diventa predominante. Questo anche grazie al terreno culturale fertile che trova a Weimar, nella scuola del Bauhaus. Qui Kandinskij tiene un laboratorio di pittura murale e un corso di teoria della forma, ma soprattutto trova l’ideale di sintesi tra le arti che aveva sempre sostenuto.
Rosso in una forma appuntita, 1925
Alleanza interna, 1929
Sottile e macchiato sottile, 1931
Senza mai abbandonare l’irrazionalismo, in questo periodo prendono il sopravvento elementi come il cerchio, l’angolo e le linee curve e rette. Nell’ultima fase del Bauhaus a Dessau, notiamo un Kandinskij più giocoso, animato da una leggerezza tendente al buffo, un periodo di fuga fantasiosa che preannuncia il periodo parigino. Nel 1933 infatti, fiutando l’aria che si respirava in Germania, si trasferisce in Francia.