“Cosa può fare l’Occidente per aiutare le donne iraniane?”
Con questa frase, pronunciata a quanto ho capito dall’attrice francese Juliette Binoche, si è aperta stamattina la trasmissione radiofonica Pagina tre.
Tagliarsi una ciocca di capelli davanti a una telecamera non basta a cambiare in meglio le cose, su questo concordo – ma più che le possibili soluzioni ad attrarre la mia attenzione è stata la domanda in sé, che cela un sottinteso. L’interrogativo si fonda infatti su un presupposto, che è però un postulato: quello della superiorità morale dell’Occidente e del conseguente diritto a ingerirsi nelle vicende interne degli Stati che, non facendone parte, sono per definizione “non democratici”, cioè barbarici (intendiamoci: di barbarie ne ritroviamo ovunque sulla terra, ma il mio sguardo è rivolto al “pulpito”).
Questa narrazione è stata ormai interiorizzata dalle masse consumatrici grazie a un sapiente e durevole lavorio propagandistico attuato negli scorsi decenni dalla c.d. “libera informazione”, che a ben vedere non è libera (perché controllata dal potere politico e/o da quello economico) e non è neppure informazione, consistendo nella diffusione di messaggi spot che veicolano una visione partigiana.
Già il concetto di “Occidente” è contraddittorio, fumoso (poiché risulta allargabile e restringibile a piacere a seconda delle circostanze), ma quella di far coincidere questo spicchio di mondo con il “regime democratico” è una pretesa impudente e soprattutto gratuita: ai cittadini viene chiesto/imposto di credere che da noi i diritti vengano rispettati, i governi perseguano fini generali, le elezioni si svolgano limpidamente e senza brogli ecc. mentre altrove, almeno di norma, avverrebbe il contrario. L’atto di fede è smentito dall’esperienza quotidiana, ma molti non se ne avvedono perché sin da piccoli veniamo ammaestrati ad addebitare storture, ingiustizie e contraddizioni a comportamenti devianti di singoli attori, non al sistema in quanto tale.
Viviamo nel “migliore dei mondi possibili”: ciò implica che abbiamo la facoltà di giudicare e condannare coloro che, estranei a esso, ne rigettano le regole auree. Invero noi (= il popolo) giudichiamo a parole, chi ci governa all’occorrenza condanna… e non solo moralmente, ma con effetti punitivi concreti.
A essere ipocrita è piuttosto il racconto favolistico a noi diretto che l’atteggiamento delle élite del fantomatico Occidente, che coincide in realtà con paesi e territori dominati scopertamente dalle grandi compagnie transnazionali: questa classe apolide, ben distinta dalle altre (anche dal resto di quelle che percepiamo come “elevate”), è davvero persuasa che il suo destino manifesto sia il dominio dell’orbe – e un domani magari del cosmo – e considera qualsiasi opposizione alle sue mire alla stregua di un affronto intollerabile, e perciò meritevole di essere sanzionato in maniera esemplare.
Sia le masse domestiche (anche nel senso di addomesticate!) che i barbari recalcitranti sono risorse liberamente spendibili: al tradizionale classismo si mescola un razzismo di nuovo conio, esibito oggi senza ritegno nei confronti dei russi (ma pure degli ucraini, mandati al macello pur di mettere l’avversario con le spalle al muro), ieri e ieri l’altro verso arabi, asiatici ecc.
L’esportazione della (presunta) democrazia non è quindi un accidente storico, l’iniziativa improvvida e scriteriata di questa o quella amministrazione USA, bensì la veste mediatica di una strategia che non conosce alternative e viene/verrà portata avanti costi quel che costi in termini di distruzioni e vite umane. Ancor più che dell’atomica tattica di Putin dobbiamo avere paura di chi oggidì sembra bramare che egli la lanci sugli ucraini (o che essa venga comunque lanciata…), cioè degli stessi che, rifiutando sprezzantemente qualsiasi trattativa e “profetizzando” l’attuale guerra, l’hanno di fatto resa ineluttabile.
Il quesito da porsi è il seguente: fin dove oseranno spingersi i reggitori del sedicente mondo libero? Ignoro la risposta: so soltanto che nel prendere le loro decisioni baderanno esclusivamente alla propria convenienza “di classe”. Se riterranno di poter sopportare le conseguenze si giocheranno probabilmente il tutto per tutto, addossando mediaticamente ogni responsabilità a un nemico talmente “feroce” e “pazzo” da sabotarsi da sé. Comunicazione e realtà procedono oramai su binari separati.
Cosa può fare l’Occidente per aiutare l’umanità? Rinnegare la sua natura, ma di farlo non mostra purtroppo alcuna intenzione…