Se dovessi scegliere un sentimento politico in grado di ben rappresentare questa epoca di passioni tristi, credo che il sentimento che vedo prevalente nel nostro paese, soprattutto nel campo di quello che una volta si definiva come centrosinistra, risieda in un sorta di capacità di illudersi, di percepire elementi materiali di natura sociale e politica rielaborandoli in maniera distorta e stravolta, che porta a scambiare evidenti dati di realtà, per costruzioni immaginarie esistenti solo nelle proprie narrazioni consolatorie;
2) E quindi gli italiani continuare a scambiare, con il concorso della peggiore stampa e televisione d’Europa, il terminale politico dei desiderata confindustriali, il partito democratico, per “sinistra”, grazia anche al ventennale stigma berlusconiano che, dalla destra, con l’etichetta “i comunisti”, ha contribuito a perpetrare questo equivoco lessicale, prospettico e politico;
3) Questa attitudine ad equivocare evidenti dati della realtà, con una sorta di prolungamento temporale che legge il paese del secondo millennio con le categorie degli anni settanta, fenomeno dovuto in parte ad un elettorato sempre più invecchiato e imbolsito, espressione di una società che ha espunto da tempo dal proprio orizzonte la parola futuro, è palese nella percezione della complessa costellazione simbolica e ideologica che chiamiamo “Europa”;
4) Non bisogna essere degli acuti analisti geopolitici per afferrare il cuore del funzionamento dell’Ue, che, lungi dall’essere quella entità metafisica che ha sempre ragione e che come una divinità classica distribuisce le ragioni e i torti a riluttanti popolazioni sottomesse, secondo la narrazione giornalistica e politica italica in voga, è in realtà uno spazio competitivo dominato dai Paesi del Nord, che intendono spietatamente perpetuare ad ogni costo un ecosistema economico a loro favorevole;
5) “Ambiente” economico noi sfavorevole e ostile, ma non lo si può dire pubblicamente, pena la scomunica con lo stigma di “sovranismo” e il crollo del sistema di certezze percettive e ideologiche di cui si nutre questo elettorato, che è il principale fattore di blocco di ogni possibilità di superamento di questo pessimo sistema economico, e di rimessa in campo di una proposta trasformatrice del reale veramente socialista e progressista.
6) Tutto ciò è più che evidente nel clima di ricatto parlamentare e intimidazione politica che circonda la discussione in queste ore sulla cosiddetta “riforma” del Mes, che in realtà non è che la riverniciatura peggiorativa del mito fondativo di questa Unione Europea in formato liberista: il Sacro Vincolo Esterno. Di questo si tratta, non solo di codicilli e articoli scritti nell’involuto, come ha detto il Prof. Ortona, inglese dei Trattati: il nuovo latinorum dell’Impero dei Mercati. Si tratta di offrire in sacrificio il nostro paese sull’altare del vincolo esterno, per condizionare la democrazia italiana per gli anni a venire. Il M5S ha una responsabilità storica nelle proprie mani.