A Radio Popolare è stata trasmessa un’intervista chiara, efficace, ma soprattutto etica con la dottoressa Maria Elena Bottazzi, microbiologo, co-direttrice del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children’s Hospital, scienziata honduregna di origine italiana intervistata da Vittorio Agnoletto, medico e coordinatore della Campagna Europea Right2cure No Profit on Pandemic riconosciuto dalla rivista Sanità Informazione tra le 10 personalità del mondo scientifico che hanno influito nella lotta alla pandemia del 2021, nello specifico con la Campagna Europea per la sospensione dei brevetti dei vaccini. Al centro dell’intervista il Corbevax, il primo vaccino senza brevetto che purtroppo non suscita l’interesse dovuto.
Chi è la dottoressa Bottazzi e dove lavora?
Maria Elena Bottazzi è co-direttrice del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children’s Hospital e Baylor College of Medicine, istituzioni private e senza scopo di lucro e ha sviluppato la ricerca per il Corbevax insieme al collega Peter Hotez. La scienziata, nata a Genova ma da tempo cittadina honduregna, è stata infatti ospite di “37e2”, la storica trasmissione di Radio popolare sulla salute, condotta da Vittorio Agnoletto.
Ricordiamo qual è la situazione per quanto riguarda i vaccini.
Qual è la scelta fondamentale della dott. Bottazzi?
La scelta della dottoressa si rivela coraggiosa e determinata, in un momento in cui Big Pharma e tutte le multinazionali del vaccino incassano enormi profitti; esprime con chiarezza la volontà di rinunciare ai lauti guadagni del brevetto, offrendo il Corbevax, un nuovo vaccino, non solo al mondo industrializzato ma soprattutto ai Paesi svantaggiati e a basso reddito, dove, come sappiamo, le vaccinazioni arrivano al 3/4% per l’impossibilità di quei popoli di accedere ai costosi vaccini prodotti da Big Pharma. A questo proposito la Bottazzi parla di vaccini decolonizzati che, una volta compiute le procedure necessarie alla loro circolazione, possono essere dati soprattutto ai Paesi poveri del Sud del mondo e possono essere prodotti anche da Aziende locali, spezzando il cerchio del ricatto da parte delle Multinazionali del farmaco. E ci ricorda a questo proposito che anche i vaccini antipolio sono stati lanciati e diffusi senza guadagnare sui brevetti.
Cosa ne pensa la dottoressa degli Stati Uniti e degli stessi Paesi europei che non accettano una moratoria sui brevetti?
Innanzitutto ricordiamo che nella sede dell’OMC, Organizzazione Mondiale del Commercio, consesso dominato da Stati Uniti, Unione europea e Giappone, lo scorso anno i Paesi industrializzati respinsero le richieste dei Paesi del Sud del mondo sostenendo gli interessi delle lobby del farmaco e rifiutando qualsiasi tesi che mettesse in discussione la proprietà intellettuale di Big Pharma. Bottazzi con determinazione sostiene che in momenti di urgenza bisogna lasciare da parte il business, “… le Multinazionali aiutano, ma in questa situazione si devono aiutare i Paesi poveri perché tutti viviamo nello stesso mondo”
Che cos’è il Corbevax? Quali costi?
Dice la dottoressa: “Il vaccino in questione è un vaccino convenzionale, segue il meccanismo classico dei vaccini; l’ideale sarebbe proporlo e riuscire a farlo accettare negli Stati Uniti e in Unione europea, ma non siamo sicuri che gli Enti regolatori americani ed europei acconsentano”. Registra anche mancanza di curiosità e interesse per il lavoro della sua équipe, probabilmente perché gli Stati ricchi hanno già appaltato gli interessi di mercato a grandi aziende già presenti sul campo. Il vaccino in questione è simile al vaccino usato contro l’epatite, la tecnologia usata offre sicurezza e sono in corso studi per accertare se neutralizza la variante OMICRON. L’India lo sta già utilizzando e così pure Bangladesh e Indonesia; Sudafrica e Botswana hanno dato i diritti a una società per produrlo. Il costo? Il prodotto è poco costoso, circa 2 dollari a dose, ma si prevede di accordarsi sul prezzo con il produttore, sempre a cifre accessibili.
La scelta di Maria Elena Bottazzi è la dimostrazione concreta e tangibile che “si può fare”, che le aziende produttrici di vaccini e kit anticovid possono rinunciare, almeno temporaneamente, ai brevetti per abbassarne il costo e produrne nelle quantità necessarie al fabbisogno mondiale. Una scelta a cui si è opposta finora una impenetrabile difesa da parte della UE, con Gran Bretagna e Svizzera, rimaste sole nel mondo a difendere gli interessi economici delle aziende produttrici dei vaccini, che hanno realizzato nel 2021 profitti da capogiro, mentre la pandemia continua a dilagare e nascono nuove varianti.
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