Renzenda o Calerenzi, il Duo comico più frizzante dell’agone politico italico è giunto al capolinea, si è rotto l’incantesimo officiato dai sacerdoti del riformismo centrista.
Nonostante cospicui finanziamenti del gotha dell’imprenditoria italiana, generose aperture di credito della grande stampa e della televisione impegnata nella manutenzione del senso comune, la Coppia non ha risposto alle trepidanti attese di chi sperava in una riesumazione del Centro politico in grado di rompere il rinascente bipolarismo dopo la sbornia a cinquestelle.
Sembrerà puerile nostalgia, ma il capitalismo nostrano, più addentellati giornalistico-politici, sperava di rinverdire i fasti dell’Italia d’antan, nella quale si discettava di “moderati”, di “mercati che si spaventano”, di “abbassare i toni”, insomma, tutto il classico intruglio dell’eterno carattere nazionale democristiano. E invece, Calenda e Renzi hanno rovinato tutto, si sono rivelati, con diverse responsabilità e gradi di cialtroneria, complessivamente inadeguati alla bisogna, i capitalisti proprietari dei giornali e finanziatori della politica dovranno cercarsi altre teste di legno alle quali intestare il progetto neomoderato.
D’altronde i due hanno un’indole poco incline alla collaborazione fuori dalle luci della ribalta, al lavoro politico senza sbandamenti narcisistici, anzi, tutt’altro, sono sempre stati dotati di un Ego abnorme, di un narcisismo fuori squadra, di una volontà di apparire sempre e comunque che mal si coniuga con i progetti comuni. Diciamo la verità: sono durati pure troppo.
Certo, era difficilmente immaginabile il lancio di stracci infangati tra i due che ha travalicato ogni limite di buon gusto e decenza: Renzi, alla fine, come la storia della rana e dello scorpione, non poteva non mostrare la propria vera natura e ha pugnalato con un metaforico “Carlo stai sereno” Calenda alle spalle, non avendo nessuna intenzione di sciogliere Italia Viva, e di silenziare le sue ambizioni; Calenda, da par suo, ha risposto per le rime dandogli dell’amico dei tagliatori di teste sauditi, del faccendiere, in sostanza, che incontra gente dei servizi e si fa finanziare da ambienti equivoci.
Renzi, di rimando, gli sciorina il suo curriculum politico-istituzionale invero impressionante, per ridicolizzare Calenda, il quale abbozza uno sdegnato rinserrare la fila dei suoi. Ovviamente, a questo punto dello spettacolo circense, la domanda viene spontanea, direbbe Lubrano: ma se Renzi era così sgradevole, se il ritratto politico dipinto da Calenda è più vicino alla Banda della Magliana che ad un componente del parlamento repubblicano, come mai Carletto nazionale voleva spacciare addirittura un partito unico col soggetto in questione? Non sapeva anche prima degli istinti predatorio-affaristici dell’ex segretario piddino? Quesiti irrisolti, lasciati a mezz’aria senza risposta in questa commedia degli equivoci di questa strana primavera.
Ma siamo sicuri che il Duo, per quanto adesso fatto di separati in casa, non si fermerà qui, ci regalerà nel futuro prossimo altre gradite sorprese per allietare la scena politica dell’ex Belpaese, la terra della comunicazione e dello spettacolo politico h24 scevra da preoccupazioni sociali ed economiche, tanto è lo show che conta, e quindi must go on!