Alla fine la lunga battaglia campale che il padronato italiano, uno dei capitalismi peggiori d’Europa, che non ricerca e non investe e preferisce affidarsi all’evasione fiscale e al continuo pompaggio di risorse pubbliche sottratte alla collettività, sotto forma di bonus, detrazioni, sgravi, fondi nazionali ed europei, ha condotto contro il reddito di cittadinanza dal 2019, anno dell’implementazione della misura, è stata coronata dal pieno successo: questa sorta di sussidio di sostegno per le fasce impoverite della società italiana dal 2024 non esisterà più.
Certo, è vero che l’iniziale volontà di “punire” gli occupabili, fermando la dazione del rdc ad agosto, non è stata messa in pratica, dato che i famigerati occupabili continueranno a prendere il sostegno fino a dicembre, ma nella sostanza la misura è arrivata al capolinea, e sarà sostituita, stando alle indiscrezioni sul decreto che il governo sta preparando, dal Supporto per la Formazione e il Lavoro, la versione punitiva e “alleggerita” del rdc, che prevede un massimo di 350 euro mensili per 12 mesi, a partire dal primo settembre, sempre se si partecipa ai corsi di formazione; e dall’Assegno di inclusione, la vera e propria misura di contrasto alla povertà, che consta di un massimo di 500 euro mensili ma solo per i nuclei all’interno dei quali ci sia almeno un disabile, un minore o un over-60 per un massimo di diciotto mesi riottenibile dopo lo stop di un mese per altri dodici. Il tutto grazie al terminale politico della destra postmissina meloniana di governo, che si è sentita con le spalle sufficientemente coperte, grazie anche ad una stampa e ad una televisione compiacenti, il peggiore giornalismo dell’Occidente avanzato, per affondare il colpo definitivo, che già, per la verità, era stato preparato dal governo Draghi.
Praticamente sul punto, e non solo, il banchiere di governo e la sedicente opposizione dei fratelli d’Italia, diventati partito di governo e d’ordine del blocco reazionario-liberista del paese, sono stati pienamente concordi. Non solo: questa controriforma del reddito di cittadinanza in realtà, con la divisione artificiosa tra occupabili e poveri propriamente detti, sempre se rispettano le condizioni sopra elencate, nasconde il reale nucleo ideologico dell’offensiva contro l’odiato sussidio fatto da Conte e dai pentastellati: ovvero la guerra ai poveri, ritenuti i reali responsabili della propria condizione e di quella del paese, nel senso delle difficoltà economiche nelle quali ci dibattiamo.
Alleggerire le misure, e renderle più complicate da raggiungere, alla fine non farà altro che negare il diritto alla sopravvivenza per molti che versano in difficoltà, cosa che aveva assicurato il rdc, soprattutto nella fase durissima della pandemia. Di più: la “generosità” del reddito di cittadinanza aveva permesso a tanti di rifiutare condizioni lavorative e reddituali indecenti e lesive della dignità personale, adesso, invece, la gente sarà spinta ad accettare qualsiasi proposta pur di mettere insieme il pranzo con la cena, e questo è l’altro obiettivo esplicito della “riforma” meloniana, rendere tutti ricattabili ed esposti al potere del capitalismo straccione nostrano.
Proprio nel momento storico peggiore, che vede l’esplodere delle povertà e delle diseguaglianze, e che richiederebbe un rdc almeno sul modello tedesco, in quanto ad estensione e consistenza, e comunque “universale”, senza limiti e condizionalità vessatorie. Ma, ovviamente, questa vittoria di Pirro della destra non sarebbe stata ottenuta senza la più martellante campagna propagandistica messa in campo dai giornali dei capitalisti, e dalle televisioni del capitalista di Arcore, dai tempi della Seconda Repubblica, fatta di “scoop” pressoché quotidiani su truffe e raggiri dei cosiddetti “furbetti” del reddito, con una costanza degna delle campagne anticomuniste della Dc, mentre sulle ruberie dei sacri imprenditori è calato il silenzio, per non parlare di quelle dei politici, sulle quali agisce il discredito della magistratura che osa indagare.
Infine, bisogna pur dire che il contrasto a questa iniziativa governativa non è stato dei migliori da parte delle opposizioni, solo Conte ha fiatato sull’argomento, e per la verità ha indetto una manifestazione nazionale di protesta per giugno, mentre dal Pd, sindacati compresi, si è levata qualche flebile voce di condanna d’ufficio, diciamo così, ma senza grande convinzione e con scarsa grinta. E questo ha pesato nella definizione di un clima politico del paese complessivamente rassegnato e pervaso da un montante pessimismo.