La fabbrica di automobili Lancia fu fondata nel 1906 a Torino da Vincenzo Lancia e sin da subito si specializzò nella fabbricazione di veicoli di lusso. Fu una società autonoma per azioni fino al 1958, anno in cui fu acquistata da Carlo Pesenti, proprietario di Italcementi, il quale nel 1969 per respingere un tentativo di scalata del suo gruppo industriale da parte di Michele Sindona cedette l’azienda alla FIAT, che, successivamente, nel 1986, dopo l’acquisizione dell’Alfa Romeo dall’ente pubblico IRI, inglobò i due marchi nella controllata Alfa-Lancia Industriale, in seguito nuovamente scorporati e divenuti separatamente parte del Gruppo Fiat. Nel 2007 la Lancia divenne Lancia Automobiles che, dopo la formazione della nuova capogruppo Fiat Chrysler Automobiles è diventata una sussidiaria di FCA Italy, fino al definitivo processo di inglobamento del gruppo italo-americano in Stellantis.
Sin dagli esordi le autovetture Lancia portano con se un fascino a dir poco unico: una Lancia è fondamentalmente un auto elegante e sofisticata, utilizzata per andare a teatro, uscire la sera o affrontare un viaggio in tutta comodità. Queste vetture hanno contenuti tecnici tali che, basta qualche messa a punto, qualche alleggerimento,qualche taratura e diventano “le auto da battere” nelle competizioni automobilistiche. Il trascorso sportivo delle Lancia è noto a tutti: dalla partecipazione alla formula 1 nel 1953 e nel 1954, ai successi nelle gare di sport prototipi ed infine al trionfo mondiale nelle corse Rally.
Eppure, nonostante gli apprezzamenti da parte del mercato mondiale, dal 1994 in poi le vendite della casa torinese iniziarono a diminuire sensibilmente, dopo il fortunato successo in termini di fatturato degli anni 80. A determinare questa crisi concorsero diversi aspetti; in primis la concorrenza straniera sempre più agguerrita, ma anche l’uscita della Lancia dal mondo delle corse provocò delusione e un certo dispiacere tra i fedeli del marchio. In più, sempre in quel periodo, venne chiuso e venduto alla carrozzeria Maggiora lo stabilimento Lancia di Chivasso, arrecando così un ulteriore danno d’immagine per quella che per tutti ormai era divenuta “la casa di Chivasso”. Ad oggi, dopo alcuni modelli di scarso successo, sul mercato mondiale è presente solo un autovettura di fabbricazione Lancia, venduta esclusivamente in Italia: la Ypsilon,prodotta dal 2011 e che dal 2017 è stata ritirata dalla vendita in tutto il mondo. Il gruppo FCA (proprietario del marchio) non prevede nel piano industriale FCA 2018-2022 alcun investimento per Lancia, tanto che da alcune dichiarazioni dei vertici della società si evince che anche la Ypsilon, unico modello della casa rimasto in produzione, non sarebbe stato più rinnovato. La casa di Chivasso è ormai incamminata sul viale del tramonto.
Un’opzione che avrebbe potuto rilanciare il brand era spuntata proprio alla fine del 2017. L’idea era quella di seguire il percorso che ha portato al successo l’americana Tesla, trasformare Lancia in un marchio di auto sportive con motore elettrico, partendo dalla riedizione di un auto classica Lancia, La Fulvia, la stessa che Flavio Manzoni, ora capo dello stile di Ferrari, aveva disegnato nel 2004. A proporre ad Fca un articolato progetto che vedeva in quella Fulvia, da realizzare anche nella versione spider, il primo di una serie di modelli 100% elettrici, fu uno dei maggiori esperti di e-mobility: Gianfranco Pizzuto, ambasciatore dell’auto elettrica di Jaguar Land Rover Italia.
Nel dicembre 2017, Pizzuto ha presentato a FCA un progetto chiavi in mano che, a suo parere, avrebbe fatto di Lancia, nel rispetto della sua lunga e gloriosa storia, la Tesla italiana. In pratica, attraverso la società New Company, costituita dallo stesso imprenditore e sostenuta da fondi d’investimento tedeschi e olandesi, sarebbe partita la produzione in una piccola serie della nuova Fulvia. Per iniziare era pronto un capitale di 50 milioni, spiega Pizzuto in varie interviste. Per Fulvia coupé e spider erano pronte anche le linee delle vecchie officine Maggiora, a Ivrea. La produzione iniziale sarebbe stata di 2.000/2.500 unità l’anno, uno store brandizzato a Milano, mentre per la struttura del veicolo si sarebbe fatto ricorso alla tecnologia space frame in alluminio, tecnica appresa dagli Usa, e a materiali tutti ecocompatibili. La batteria di 60 kW avrebbe assicurato tra i 350 e 400 chilometri di autonomia. Il prezzo? Meno di 50.000 euro. Da Torino, però, la risposta è stata picche. Il piano Lancia, denominato «Revamping a Brand» («Rinnovare un marchio»), prevedeva il prodotto Fulvia elettrica, nelle declinazioni coupé e spider, con avvio nel 2020. Pizzuto era addirittura pronto a condividere anche la tecnologia delle batterie con Fca, ma la risposta è stata che il modello di business proposto presenta rischi troppo elevati, oltre a non essere in linea con le scelte per Lancia. Ovviamente per scelte di business intendiamo sempre il viale del tramonto di un marchio d’eccellenza storico italiano.
Il 16 gennaio 2021, giorno della nascita di Stellantis, attraverso la fusione di Fiat Chrysler Automobiles con il Groupe PSA, durante la prima riunione con i sindacati l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha annunciato l’intenzione di riposizionare Lancia come un marchio premium insieme ad Alfa Romeo e DS, scongiurandone il rischio di chiusura. Tavares dice “sono innamorato di tutti i marchi di Stellantis e starò ben attento a dare a tutti quelli che ne hanno bisogno le risorse per un rilancio. Ma le squadre che lavorano a quei marchi dovranno dimostrare che sono in grado di costruire il loro futuro”. Le parole del nuovo AD danno un minimo di speranza al marchio di Vincenzo Lancia, ma dobbiamo essere franchi, Lancia oggi non è altro che una “griffe”, con tanti appassionati ed una gloriosa storia di 115 anni, ma oltre questo non esistono centri produttivi, rete di vendita all’estero, centri stile e ricerca che possano di fatto rappresentare quei luoghi per cui si possa dire quel marchio è ancora vivo. Di vivo restano le migliaia di appassionati del marchio ed il loro sentimento, quel sentimento che spinge ogni giorno a leggere tra le righe di vari articoli, cercando un segno di speranza per un marchio storico della tecnologia automobilistica italiana.
Uno di questi appassionati sono io, lo ammetto. Ogni volta che apro il garage della mia abitazione e trovo la mia auto che di italiano non ha nulla. Ecco, in quel momento mi piacerebbe trovare una Lancia con i suoi 115 anni di storia tutta italiana.