Nel corso della storia contemporanea l’arte ha avuto un ruolo chiave per aiutare e permettere a molte figure di mostrarsi per quello che in realtà erano, hanno voluto apparire, o per quello che veramente desideravano.
Musa per eccellenza nel mondo della moda e sotto un certo punto di vista anche in quello dell’arte, è stata Coco Chanel, una giovane donna e stilista che ha disegnato in una forma nuova i vestiti e gli stili femminili. Con essi ostentava la sua identità e la sua eleganza attraverso i canonici caratteri maschili quali capelli corti, sguardo di sfida, pantaloni e sigaretta alla mano. Oltre alle favolose opere sartoriali, è stata capace di rivoluzionare il concetto di femminilità tramite una negazione di tali codici e l’affermazione di una nuova identità endogena.
Man Ray, Coco Chanel, 1935
Con questa rivoluzionaria, la concezione della donna va lentamente a cambiare: la figura femminile di madre, moglie, massaia rinchiusa nella sfera domestica si scontra con questa donna nuova che può addirittura bere alcolici da sola in un bar.
Lucy Renée Mathilde Schwob, conosciuta con il nome d’arte di Claude Cahun è stata una fotografa e artista francese esponente del surrealismo degli anni Venti. La circostanza rivoluzionaria del suo lavoro e operato è stata la modalità in cui ha voluto interpretare la sua omosessualità grazie alla fotografia. Decise infatti di giocare con essa con l’uso di ambiguità e sdoppiamento. Una delle sue opere più significative, Que me veux tu? (Che cosa vuole da me?), esprime esplicitamente l’elemento del doppio inteso come una lotta interna, come un conflitto di una donna che ha sempre avuto difficoltà ad esprimere sé stessa e la sua vera natura, una donna non ancora accettata e riconosciuta dalla società retrograda nella quale viveva.
Claude Cahun, Que me veux tu?, 1929
Inoltre, nelle sue opere ha sempre voluto rappresentare sé stessa priva di segni distintivi femminili o maschili per proporre al suo pubblico diversi tipi di identità e parlare con essi di asessuazione.
«Maschile? Femminile? Ma dipende dai casi. Neutro è il solo genere che mi si addice sempre.», affermava.
Claude Cahun
Nel 1919 Marcel Douchamp posa nei panni di Rrose Sélavy, donna degli anni Venti e suo alter ego femminile.
In queste foto realizzate da Man Ray, sfuma i confini di genere sovvertendo i modi e i sessi in modo evidente: si serve di questa differenza sessuale per comporre un’immagine sfuggente e molteplice di sé stesso, attraverso uno specchio in grado di riflettere la sua arte e la sua visione della realtà. Con questo travestimento vuole sia convertire sé stesso in una sorta di ready made, utilizzando il suo corpo e la sua identità come base costitutiva di un assemblaggio, sia mostrare una vera e propria svalutazione dell’autorità dell’artista come uomo possente.
Man Ray, Rrose Sélavy, 1920
Icona del femminismo e paladina del suo tempo, Rrose assume il ruolo di creatrice, infatti Douchamp utilizzerà questo nome femminile per firmare alcuni dei suoi lavori.
In tutte le sue opere e idee, Douchamp è stato sempre in grado di precedere un processo evolutivo dell’arte verso la sua industrializzazione e spettacolarizzazione.
Man Ray, Rrose Sélavy, 1921
I primi del Novecento sono gli anni in cui le vere e profonde identità e personalità dei singoli individui iniziano a venire in superficie, anni nei quali la società non è certamente pronta per un passo così grande. Ma oggi invece, possiamo veramente dire che lo sia?