Veramente singolare la vicenda a metà tra il grottesco e il surreale che sta scuotendo il piccolo mondo antico dell’estremismo liberal-liberista all’italiana, ovvero la pochade scodellata dalla premiata Ditta Emma Bonino\Benedetto Della Vedova, nomen omen, che ha servito al morente giornalismo italico una succulenta storiella a base di tradimenti e fughe, di vendette e rotture plateali, che hanno interessato il micropartito Più Europa, una piccola banda del liberismo d’assalto, un’accolita di nostalgici friedmaniani che spera sempre in una felice riedizione del Cile in salsa italiana.
L’aspetto più ridicolo della vicenda degna di una seduta di autoanalisi, è che questi fautori del merito e della trasparenza, fieri oppositori di ogni asimmetria informativa e del piccolo cabotaggio politico, non dicono una parola sui motivi del contendere, anzi, nemmeno su chi sarebbero gli oppositori interni che hanno spinto l’Emma nazionale alle dimissioni, parlano genericamente di “documento anonimo” e, udite udite, di “cupidigia inaudita”, la Bonino fa capire su quest’ultimo punto che mirerebbero al suo seggio al senato…Insomma, che ambientino!
Il merito, la trasparenza, l’apparente disinteresse per il potere, la democrazia e la partecipazione, le litania sulla “politica politicante”, ma alla fine, stringi stringi, se metti in discussione il piccolo potere di questi satrapi in sedicesimo, li perdi dalle mani, il succo della storia è: o ci sono io, oppure nisba. E parliamo di un partitino stimato al due per cento, con poche centinaia di iscritti, figuriamoci se questi brutti ceffi dovessero governare realtà più grandi o processi decisionali più articolati e importanti.
Ma questa piccola vicenda getta una luce su un aspetto della nostra storia politica che vale la pena sottolineare, e cioè: il liberismo da noi non si è mai identificato pienamente in un partito o in un leader, non c’è mai stata una forza politica di massa che ha fatto del paradigma neoliberale una bandiera, certo Forza Italia, per esempio, contiene i germi della teoria dell’uomo che si deve fare da sé, l’antistatalismo di maniera dei ceti dominanti italiani, alcuni slogan di marca imprenditorialista, ma il tutto all’interno di una rassicurante ideologia paternalistica incarnata dal Caro Leader Berlusconi, senza le asprezze del liberismo ideologico d’oltreoceano.
Diciamocelo: da noi il liberismo direttamente politico non ha mai avuto successo, piuttosto il liberismo è diffuso come stato mentale che ha saturato l’ambiente sociale e politico facendo del nostro paese un laboratorio mondiale dell’aziendalismo. La teologia liberale non ha mai avuto bisogno da noi di un partito liberista di massa, essendo la struttura economica e ideologica del paese già pregna di liberismo, ecco perché il liberismo grottesco di personaggi come Bonino e Della Vedova può allignare solo in piccole sette del due per cento.