Uno dei tesori più nascosti di Roma è il Tempietto di San Pietro in Montorio, commissionato a Donato Bramante agli inizi del XVI secolo e situato nell’ambito del convento con il medesimo nome, nel sito indicato come quello del martiro di Pietro, sul colle del Gianicolo.
Lo scopo del Tempietto non è funzionale ma di celebrazione e commemorazione di San Pietro, infatti il vero “tema” dell’edificio è l’esterno, progettato appunto per essere ammirato.
L’edificio è stato studiato per ottenere diversi effetti prospettici come quello formato dal colonnato incorniciato dal chiostro, con l’altare con la rappresentazione del martirio visto come un dipinto nel dipinto.
“Giusta visione” del Tempietto
Il Tempietto è un edificio circolare periptero (circondato cioè da un portico colonnato), formato da 16 colonne doriche impostate su un basamento continuo e una gradinata concentrica.
In alzato è costituito da una cripta sotterranea leggermente più grande dell’edificio, da un cilindro e da una cupola semisferica impostata su un alto tamburo.
Sezione attuale
Bramante, nella progettazione, immagina una successione di quattro zone concentriche: la cella cilindrica, il colonnato, lo spazio scoperto e un porticato anulare; cioè un impianto di anelli concentrici che evoca il modello della città ideale descritta dagli architetti dell’Umanesimo.
Localizzazione
Tempietto nella sua collocazione attuale
Nella cultura umanistica e religiosa del tempo la forma più adatta per il ricordo di Pietro doveva essere circolare poiché esso rappresenta il mondo e la perfezione divina. Secondo Palladio l’edificio circolare è “figura del mondo” che evoca la realtà divina del cosmo e si pone come espressione del sacro. Pietro è il centro della terra, pietra sulla quale la Chiesa poggia, la cui azione si irradia verso i punti cardinali. Roma viene così vista come la nuova Gerusalemme, la città di Dio dove il vicario di Cristo ha dato inizio alla Chiesa; celebrando Pietro si afferma l’autonomia e la potenza della Chiesa romana in espansione. L’immagine del tempio rotondo non si configura solo come la concretizzazione dell’idea di Dio e del cosmo ma rappresenta anche il tema religioso e politico.
Bramante vuole sfidare gli avi costruendo un edificio moderno che appaia progettato alla maniera degli antichi in modo tale che il tempietto abbia il prestigio dei monumenti romani. Il riferimento all’antichità sarà quindi affidato alla suggestione di alcuni elementi come la porta, le nicchie conchigliate e l’ordine dorico. Per fare ciò, l’architetto si rifà a templi rotondi peripteri come il tempio di Vesta a Tivoli e il tempio di Ercole vincitore a Roma.
Tempio di Vesta a Tivoli
Tempio di Ercole Vincitore a Roma
Il solido geometrico elementare, formato da cilindro e semisfera, si pone come incarnazione dell’ideale rinascimentale che si vede spezzato in due: in questo modo l’immagine esprime la contrapposizione tra la sfera terrena e la sfera celeste e si presta ad una lettura polivalente.
Visione esterna del Tempietto
È ritenuto sia da Palladio sia da Serlio come esempio della buona e bella architettura, e fin dal Cinquecento viene celebrato come exemplum di “vera architettura moderna”.