In Italia c’è una lunga tradizione di politici, e forze politiche, proni ai voleri dei detentori del capitale, con gli ascari del giornalismo al seguito, come del resto nelle altre società dell’Occidente capitalistico, d’altronde, se si eccettua per alcuni momenti storici particolari, il “biennio rosso”, il trentennio glorioso, dalla fine del secondo conflitto mondiale agli anni settanta, e poco altro, il modello economico capitalistico non è mai stato veramente in discussione. Sia come possibilità di mutare il paradigma dominante, sia come capacità socialdemocratica di “tosare la pecora”.
Pertanto, è comprensibile che anche la politica si sia accucciata sotto le confortevoli ali dei padroni della rendita; il punto politico di fondo è che raramente si è visto un uomo politico più spregiudicato e incapace di provare vergogna, più allineato senza remore nell’eseguire i comandi e i desiderata confindustriali: lui non prova nemmeno ad imbellettare le sue azioni, non cerca giustificazioni di stampo morale o ideologico, Renzi mostra direttamente il volto del capitale che si fa immediatamente politica.
Basta vedere come nei lunghi mesi della pandemia, e relativo lockdown, ha fatto da contrappunto alla narrazione confindustriale, “si vanno gli bene aiuti momentanei ma poi basta”, il “sussidistan”, che sta solo nella testa di Bonomi, e altre piacevolezze, e, soprattutto, il suo comportamento nelle settimane decisive del “Conticidio”, come lo chiama Travaglio, che ha portato alla defenestrazione del governo Conte 2 e all’ascesa del Sommo Draghi, la quintessenza della visione finanziaria e politica dominante.
Per non parlare degli ultimi giorni, nei quali il suo riposizionamento a destra è chiaro ed evidente, sostanziato dalla proposta “finedimondo”, da Stranamore della politica, di raccogliere le firme per un referendum abrogativo del reddito di cittadinanza, un attacco di inaudita cattiveria ideologica e sociale, fatto per assecondare gli istinti predatori di una classe imprenditoriale vogliosa di plebi affamate che lavorino per quattro spiccioli, senza diritti né tutele, uno smisurato esercito di riserva politicamente disattivato.
In questo quadro di piena restaurazione il reddito di cittadinanza è l’ultimo ostacolo che deve essere abbattuto, pena il rifiuto della schiavitù lavorativa da parte di porzioni significative del mondo giovanile che si affaccia al lavoro, e di 40-50enni espulsi da un mercato del lavoro sempre più competitivo al ribasso e spietato.
Il riposizionamento sulla Legge Zan è solo un corollario del suo tentativo di spostamento a destra, la vera posta in gioco è il ritorno agli assetti precedenti alla pandemia, anzi, ad una loro radicalizzazione in senso classista e iperaziendalista.
Questo è il punto, e in questa direzione ideologica Renzi si è mostrato la punta di diamante del disegno strategico delle classi dominanti: il politico toscano fa da apripista, gli altri seguono cercando lievi differenze ma la sostanza politica e ideologica di subordinazione al padronato è immutata.