A quattro settimane esatte dall’inizio, la mostra “La forma dell’infinito”, ospitata a Casa Cavazzini a Udine fino al 27 marzo 2022, continua ad attirare visitatori nel capoluogo friulano attraverso una nuova vivacità culturale ed una ritrovata creatività.
L’esposizione presenta opere del XIX e XX secolo create da artisti che sono stati in grado di dipingere attraverso nuovi linguaggi l’aspirazione dell’uomo verso l’immensità.
Infatti la mostra conduce lo spettatore a riflettere sul tema dell’esistenza dell’uomo, sulla finitezza della vita e sull’infinito.
Pablo Picasso, I Piccioni, 1957, Barcellona-Museo di Picasso
Tra i nomi più conosciuti leggiamo Claude Monet, Paul Gauguin, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Paul Cezanne, Emilio Vedova, Alfred Sisley, Henri Matisse e molti altri meno conosciuti come Mikalojus Čiurlionis, Nicholaj Roerich o Odilon Redon; opere di artisti divisi in otto sezioni quali paesaggi mistici, percezione della Trascendenza, dramma della finitezza, l’uomo è una domanda, sogno della vita invisibile, risvegliare lo sguardo spirituale, la sfida al niente, l’altitudine della coscienza.
Henri Matisse, Jazz, 1947, Nizza
Le quasi 50 opere provengono dai musei di tutta Europa quali il Belvedere di Vienna, la collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Fondazione Salomon R. Guggenheim di New York, il Musée D’Orsay di Parigi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto, la galleria Tretyakov di Mosca e il Museu Picasso di Barcellona, oltre alla presenza di opere provenienti da collezioni private, sino ad ora inedite.
Una delle caratteristiche che l’esposizione vuole comunicare è il carattere di meditazione dell’arte: essa punta ad essere un’introduzione al perché la pittura dell’Europa si è incamminata su sentieri molto diversi tra loro che spesse volte hanno lasciato l’Impressionismo e l’Espressionismo e hanno tentato di mostrare all’umanità un mondo che va oltre la mera visione di quello che realmente è, per salvarci dalla miseria spirituale, dall’ebrezza materialistica e dall’incomunicabilità.
Come si è compreso, si tratta di una storia spirituale dell’arte, che sempre più raramente è possibile leggere tutta d’un fiato, in particolare davanti a testimonianze rilevanti come quelle degli ultimi due secoli.
L’infinito nella percezione della trascendenza, l’infinito nei paesaggi di Sisley e Monet, spesse volte dipinti en plain air da quest’ultimo per catturare le radiazioni dell’infinito.
I tesori del mare, Plinio Nomellini, 1901, Roma
L’infinito di Kandinskij che annota i mille colori che si uniscono in un coro con il mormorio delle case, delle chiese, del prato e degli alberi. L’infinito può essere anche il legame di amicizia che dura oltre la morte, come il rapporto tra Gauguin e Van Gogh, nel quale il primo, a 10 anni dalla scomparsa dell’amico, gli rende omaggio riproducendo i suoi amati girasoli in un quadro inedito intitolato l’Espérance.
Piazza Rossa, Vasilij Kandinskij, 1916 Mosca-Galleria Tret’jakov
Paul Gauguin, L’Espérance, 1901, Collezione Privata
La mostra è a cura di Don Alessio Geretti in collaborazione con il Comune di Udine. Sarà aperta fino al 27 febbraio 2022 alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Udine chiamata Casa Cavazzini, nella quale sarà possibile ammirare anche la sua collezione permanente nelle nuove sale restaurate da pochissimo e riaperte per ospitare la nuova mostra temporanea.
L’esposizione è avvolgente, appassionante e grazie alle coinvolgenti guide qualificate, lo spettatore è ancora più attirato da quel mondo così lontano, ma facente parte di ognuno di noi: il mondo esteriore, nel quale tutti possono trovare il bello tramite la voglia di esplorazione e conoscenza, ma soprattutto quello interiore dell’essere.