Avete presente la Famiglia Addams, i protagonisti delle vignette create da Charles Addams alla fine degli anni 30 e diventati icone del piccolo schermo? Nati come una sorta di Circo degli Orrori familiari, buono per mettere alla berlina il perbenismo bianco americano degli anni Sessanta, sono tuttora attuali per la loro critica alla normalità sociale di questo momento storico: il padre che fa saltare trenini elettrici, la moglie che taglia le rose e lascia le spine, il maggiordomo Frankenstein, il cugino peloso, la mano amputata, lo zio che accende lampadine con la bocca, la bimba psicopatica che cerca di uccidere il fratello, la sala di torture come ambiente di relax, il cibo mefitico e immangiabile, il cimitero … che spasso la famiglia al contrario, fuori dagli schemi, inclusiva, accogliente e non giudicante!
Per il consigliere friulano della Lega Enrico Andreucci Florio invece, la famiglia è una sola: è per principio “naturale”, quella del “partorirai con dolore”, consacrata dalle nozze tra un uomo e una donna in presenza di un ministro di culto. Paradossalmente la giustificazione a sostegno di tale tesi l’ha trovata in quel testo laico chiamato Costituzione, dove all’articolo 29 si riconosce la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio” la cui difesa e promozione viene garantita dagli “strumenti idonei ad agevolarne la tutela giuridica e sociale”. Quindi ad Udine, al di fuori del matrimonio, un’ unione diversa non è immaginabile e non può essere riconosciuta dallo Statuto di Palazzo D’Aronco. Da qui nasce la volontà dell’amministrazione comunale di riscriverne l’articolo 9, quello relativo appunto alla “Tutela della famiglia”. La modifica al testo passerà al vaglio del consiglio comunale nella mattinata di oggi.
In realtà noi sappiamo benissimo che il problema è un altro: il potere e la violenza che permette agli uomini di opprimere le donne attraverso una divisione di ruoli che destina i primi allo spazio pubblico e prescrive alla donna lo spazio privato. Due giorni fa un chiarissimo striscione alla manifestazione di Non una di meno a Roma così recitava: la violenza è strutturale, la radice è culturale, il problema è patriarcale. Noi crediamo che diversi progetti di vita con alla base un’idea di rapporti sociali e visione del mondo diversi, potranno convivere e avere riconoscimento all’ interno delle istituzioni solo se si uscirà al di fuori dell’attuale cornice patriarcale di sfruttamento.
Per fortuna le famiglie sono diverse rispetto a trenta o cinquanta anni fa. Di lotte ne sono state fatte tante. Molte conquiste ci sono state. Un lungo percorso collettivo ed emotivo è stato compiuto ma le forze contrarie al progresso sociale non sono rimaste a guardare. Alcuni dati statistici sviluppano una fotografia molto nitida. Seguendo l’evoluzione della società, l’Istat (Eumetra MR 2019) ci mostra che i single sono sensibilmente aumentati (8,4 milioni, +110%), che i matrimoni sono crollati del -40,5% (191mila) a favore della convivenza e che i divorzi sono cresciuti significativamente (+230%). L’economia stagnante e l’attacco destrutturante e spietato al mondo del lavoro negli ultimi tre decenni hanno contribuito a creare un clima di crescente insicurezze e di maggiore debolezza del sistema. Nelle famiglie dove i lavoratori e le lavoratrici fanno parte dei decili più poveri della popolazione, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata sino al 13,2%: quasi una famiglia su dieci nel 2019, una su sette nel 2021.
Insomma, riflettendo bene su tutto ciò che la famiglia è stata e può ancora essere, la mole di cambiamenti sociali, economici, politici e anche di riflessioni filosofiche e morali che questi hanno portato, ci auguriamo sinceramente che il provvedimento non riesca a passare. Sarebbe un atto di civiltà.