Forse a molte persone è noto il braccio di ferro tra la Commissione con il Parlamento Europeo da una parte e il governo polacco dall’altra. Una contrapposizione dovuta ad una ingerenza sempre più massiccia all’interno del sistema giudiziario polacco da parte dell’attuale maggioranza che governa il paese. Uno dei punti cardine sia dello stato di diritto che della posizione europea è l’indipendenza del sistema giudiziario rispetto al potere politico.
La Polonia ha sfidato questo assunto e ha varato delle leggi che permettono alla politica un intervento pesante nella nomina dei giudici, a partire dalla corte costituzionale. Questi provvedimenti hanno quindi innescato il duello che stiamo vedendo tra i due attori, la UE da una parte e la Polonia dall’altra. Oltre a questo, sul piatto dello scontro, ci sono anche i vincoli che la UE pretende che siano rispettati per l’accesso ai fondi del Next Generation EU e che come una spada di Damocle pesano sui governanti polacchi.
Oltre a questo conflitto, un altro attrito si è venuto a creare tra la Corte Costituzionale polacca e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGEU). In questo caso la corte polacca ha ritenuto che alcuni provvedimenti giuridici europei travalicassero le competenze della UE e andassero anche contro la costituzione polacca. Visto che la Commissione e le istituzioni europee ritengono che debba essere la stessa CGEU a mettere l’ultima parola su questo genere di questioni, lo scontro è diventato inevitabile.
In questo quadro però è venuto ad inserirsi un altro elemento, la Corte Costituzionale tedesca ha ritenuto di intervenire su una questione spinosa, la politica monetaria portata avanti dalla BCE. Anche in questo caso la corte tedesca in un primo approccio ha ritenuto che ci fosse un conflitto tra la costituzione tedesca e le politiche della BCE, ma alla fine ha riconosciuto che quest’ultima ha agito entro i suoi limiti e non ha dato seguito ad altri approfondimenti, accentando che sia la CGEU a gestire situazioni simili.
Però questo non è bastato e la Commissione UE, su spinta dei parlamentari Verdi tedeschi, ha aperto un’infrazione contro la Germania visto che si metteva in discussione il primato giuridico della CGEU sulle altre corti costituzionali europee.
A dicembre però la procedura di infrazione è stata rimessa nel cassetto perché è sopraggiunto un accordo tra la UE e il governo tedesco nel quale la Germania, secondo il comunicato della Commissione, ha formalmente riconosciuto “l’autonomia, la supremazia, l’efficacia e l’applicabilità uniforme del diritto dell’Unione” nonché “i valori su cui si fondano i trattati, in particolare lo Stato di diritto”. La Germania aveva anche “riconosciuto l’autorità della Corte di giustizia dell’Unione europea” e il principio che “la legalità delle azioni degli organi dell’Unione … può essere riesaminato solo dalla Corte di giustizia dell’Unione europea”. Il governo tedesco “si è impegnato a utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione per evitare … una denuncia dell’eccessiva portata dell’applicabilità del diritto europeo”.
Praticamente il governo tedesco ha messo nero su bianco che interverrà presso la Corte Costituzionale tedesca, in base a cosa e come non è dato sapere, per bloccare situazioni come quella sopra descritta. Ma questo non è un intervento politico su una corte che dovrebbe essere indipendente dallo stesso potere politico? Non si imputano le stesse problematiche alla Polonia?
Lo scandalo polacco ha avuto ampia eco sui giornali, è stato un argomento ampiamente usato dagli europeisti più intransigenti, ma la pesante intromissione nei lavori di un organo giuridico di primaria importanza come la Corte Costituzionale tedesca va bene perché comunque rientra nel grande disegno ideologico di “questa” Europa unita?
Pare però che solo una cosa rimanga in piedi, l’arbitrio di certe posizioni vanno bene se comoda a qualcuno e non vanno più bene se ad utilizzarlo sono i “nemici” di una certa visione d’Europa. Questo non ci esime comunque dal biasimare l’atteggiamento e le pratiche di governo polacche, ma al contempo non possiamo non vedere questo enorme conflitto di interessi nato all’interno della UE.