Nell’ultimo periodo le notizie di cronaca tornano a parlare del quartiere di Udine chiamato San Domenico. A quasi cent’anni dalla costruzione dei primi alloggi popolari (Ater e ex IACP) nella periferia ovest della città, dove vennero ad abitare molte famiglie povere rimaste senza casa a seguito dello scoppio di una polveriera collocata nel parco dell’Ospedale psichiatrico di S. Osvaldo, qualcosa di analogo sta per ripetersi. Sembra uno di quegli incubi ricorrenti che ti svegliano la notte. Invece accade veramente. Già nel 1985 questi luoghi furono stravolti, molte case vennero abbattute e gli abitanti allontanati. I figli e gli amici di quelle persone coinvolte se lo ricordano ancora. Ora quegli stessi eventi si ripeteranno in versione moderna. La notizia è arrivata come una bomba nel cuore della comunità che durante la scorsa estate ne era stata limitatamente informata e coinvolta. A breve il Comune realizzerà un progetto di riqualificazione urbana finanziato da bando pubblico del Ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili per il rinnovo del quartiere. A causa di questi lavori molte famiglie dovranno abbandonare temporaneamente le loro abitazioni. Chi si prenderà in carico la sofferenza e il dolore che questo strappo porterà nella comunità? Inoltre lo spavento è tanto perché nessuno sa di preciso quello che domani accadrà. Sebbene il Comune abbia istituito uno sportello dove approfondire le necessità delle singole famiglie e individuare un alloggio temporaneo il più possibile aderente alle necessità di ogni nucleo, l’incertezza resta e il disagio degli abitanti rimane fortissimo.
Allo scopo di collaborare in maniera informata e proattiva con l’Amministrazione ed avere la possibilità di una partecipazione attiva e collettiva dei residenti al destino del quartiere si è costituito un tavolo permanente che vuole raccogliere idee ed impressioni di chi lì vive. Consapevoli del fatto che l’unione fa la forza, sarà quindi importante per il tavolo conoscere i dettagli del progetto architettonico, il cronoprogramma degli interventi, le regole generali di assegnazione abitativa temporanea e riassegnazione dei nuovi edifici o ruoli e compiti di Comune e Ater. Solo così le comunità e le associazioni che tengono vivo il tessuto sociale del quartiere con le loro attività per bambini, giovani e anziani, come tutti gli abitanti del Villaggio che non sono coinvolti nelle opere di demolizione e ricostruzione, potranno comprendere ed accogliere le istanze dell’Amministrazione e migliorarle nel comune intento di una partecipata e attiva realizzazione sociale collettiva.