Trieste, guardare il suggestivo Carso con le sue pareti a piombo sul mare, pini, larici, ornielli, roveri, roverelle che diffondono profumi, godere dell’acqua pura che appare e scompare nelle cavità carsiche, uno spettacolo di per sé eccezionale nella sua asprezza e nei suoi colori. Ecco invece proposta un’orribile ovovia, una struttura senza senso su un territorio da scoprire nel suo verticismo.
Dietro l’ovovia non certo ignobili interessi di multinazionali ma il Comune di Trieste, che sembra voler catturare il turismo mordi e fuggi trasformando luoghi di grande bellezza in un luogo di “baracconi”, cioè di giostre, scivoli, montagne russe.
Per fortuna, immediate e articolate le proteste degli ambientalisti e di quelle associazioni che vogliono tutelare e non offendere un territorio, pronti a farlo conoscere e a farlo apprezzare, anche soffrendo la fatica. Argomentata in modo puntuale la loro opposizione.
Che cosa prevede il progetto dell’ovovia?
Il Comune di Trieste ha elaborato un progetto di fattibilità per la realizzazione di una cabinovia metropolitana che colleghi la zona del Porto Vecchio in prossimità del centro città, vicino alla Stazione, con l’altopiano del Carso in zona Opicina.
Il progetto prevede di attraversare con un tratto orizzontale la zona monumentale e di archeologia industriale del Porto Vecchio fino al Park Bovedo, a Barcola, per risalire in linea retta per superare il dislivello di circa 350 m e arrivare ad Opicina in prossimità del parcheggio esistente sulla strada ex provinciale 35 attraversando il bosco protetto di Bovedo.
Quali sono le posizioni degli Enti interessati, in particolare Comune e Regione?
Secondo il Comune l’impianto, pur attraversando in parte una Zona di protezione speciale (Zps), non rientra nei progetti vietati dal decreto del Ministero dell’Ambiente 184 dell’ottobre 2017, ci assicurano che la cabinovia garantirebbe una riduzione del traffico e una diminuzione rilevante delle emissioni di anidride carbonica pari a quella che si potrebbe ottenere con molte decine di ettari di bosco, con una riduzione dell’inquinamento acustico, minori incidenti stradali, con riferimento alle strade che beneficerebbero della presenza della cabinovia (viale Miramare, Strada del Friuli, via Commerciale), insomma effetti positivi anche per quanto riguarda «salute dell’uomo» e «sicurezza pubblica». Bisognerebbe concludere tutti i procedimenti relativi alle fasi di progettazione definitiva ed esecutiva entro il 31 dicembre 2023 pena la revoca del finanziamento, quindi il Comune intende procedere a tutto gas.
Vista, però, la coralità di interventi critici in questi ultimi giorni, il Servizio valutazioni ambientali della Regione ha sospeso la procedura di Vinca (Valutazione di incidenza ambientale sulla cabinovia) e ha deciso di effettuare un accertamento autonomo e separato per stabilire se il progetto abbia i requisiti per rientrare nelle deroghe previste dalla legge e se l’autorizzazione sia concedibile.
Quali requisiti vuole accertare la Regione?
In base alla normativa regionale, occorre dimostrare che il nuovo impianto determini «conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente» e garantisca benefici per quanto riguarda «salute dell’uomo» e «sicurezza pubblica». Da precisare che la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) rientra all’interno del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) necessaria per i progetti che possono avere un impatto significativo sull’ambiente.
La Regione ha deciso di effettuare un accertamento autonomo e separato per stabilire sia se il progetto abbia i requisiti per rientrare nelle deroghe previste dalla legge sia se l’autorizzazione sia concedibile. Quella regionale è una posizione più distaccata e attenta, una frattura politica tutta interna al centro-destra che governa sia Comune che Regione Fvg. La Regione, ultime notizie, «ritiene di dover effettuare un’autonoma e separata valutazione» scrive al Comune il direttore Cella nella lettera con la quale viene comunicata la sospensione del procedimento, e aggiunge: «Solo ove sia comprovata la sussistenza delle ragioni connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente si potrà procedere alla Vas”. Si sono così espressi i funzionari regionali, mentre il Presidente della Regione FVG Fedriga e l’assessore Scoccimarro sono molto cauti nell’assumere una posizione. Tutto sospeso, quindi, in vista della verifica sulla sussistenza di quelle «ragioni connesse» che – secondo i funzionari della Regione – «rendono autorizzabile la progettanda Cabinovia».
Come si sono espressi ambientalisti e cittadini delle diverse associazioni? Quali gravi conseguenze per il territorio?
Secondo gli ambientalisti e i docenti universitari coinvolti nell’esame della fattibilità tecnico ed economica, il progetto, approvato dal Comune nel dicembre 2022 e messo a gara, presenta vistose lacune sotto diversi profili: ambientale, geologico, trasportistico, finanziario, urbanistico.
Ricca fonte di documentazione il Dossier No Ovovia, piuttosto sostanzioso; il testo cerca di mettere in luce alcune delle enormi criticità del progetto: l’insostenibilità economica dell’opera che, se realizzata, andrà a gravare per decenni sulle casse del Comune e sulle tasche dei cittadini; l’inutilità ai fini di un trasporto pubblico efficiente, funzionale e di qualità; il danno ambientale causato dall’abbattimento di oltre 5 ettari di bosco in una zona protetta; l’inaffidabilità del servizio per pendolari e turisti a causa delle numerose giornate di chiusura previste per vento e manutenzione; l’impatto visivo sul panorama, con il Faro della Vittoria e il Porto Vecchio deturpati da cavi, cabine e piloni.
L’infrastruttura proposta è pesantemente impattante sul paesaggio del versante compreso tra Barcola e Opicina/Campo Romano, territorio caratterizzato da una vasta vegetazione boschiva e da zone urbanizzate di modeste dimensioni, tipiche della periferia urbana occidentale della città di Trieste.
Le infrastrutture dell’impianto dell’ovovia provocherebbero danni permanenti
nelle zone del tracciato, in primis per l’impatto paesaggistico e acustico, con numerose conseguenze controproducenti, tra cui
- deturpamento permanente di aree,
- deturpamento paesaggistico permanente sul patrimonio archeologico industriale sottoposto a vincoli diretti e indiretti, quale il tessuto storico monumentale del Porto Vecchio di Trieste,
- deturpamento paesaggistico su siti ed aree storico-monumentali, quali Il Faro della Vittoria e il suo complesso (l’ex forte Kressich), e le ex batterie di Barcola,
- inquinamento acustico, paesaggistico e violazione della privacy, che potrebbero svalutare il valore del mercato immobiliare lungo tutto il tracciato,
- impatto visivo per il passaggio, a poca distanza delle finestre, di cabine con superficie laterale di 4,5 mq. e quindi di dimensioni ben più grandi di una normale finestra che transitano a una velocità di 22 Km/h e con frequenza di passaggio di circa 20 secondi l’una dall’altra, considerando i due sensi di marcia.
Il dossier degli ambientalisti e degli esperti critica anche il calcolo della CO2, calcolo denunciato come errato, innanzitutto da un punto di vista metodologico perché considera soltanto le emissioni evitate togliendo dalla circolazione 450 veh/ora e non prende in considerazione alcuna le emissioni dovute alla generazione di energia elettrica necessaria a far funzionare la cabinovia (oltre a quelle per il mancato assorbimento delle piante che saranno abbattute e per i materiali necessari a costruire e poi smantellare la cabinovia).
Un calcolo corretto dimostra che la realizzazione della cabinovia non ridurrà in modo significativo le emissioni ed anzi, in determinate circostanze, potrà aumentarle, facendo venir meno il motivo dell’inserimento del progetto tra quelli finanziabili con il PNRR.
Conclusioni
Le opere “spettacolari “non sono sempre congruenti con il territorio, il Comune dovrebbe rivedere con attenzione questo progetto dai costi sostanziosi e la maggioranza politica che governa la Regione dovrebbe esprimersi con chiarezza.
Le valutazioni scientifiche di docenti universitari e ambientalisti devono essere considerate senza farsi abbagliare dall’idea di promuovere ancor di più la città con un turismo che risulterebbe mordi e fuggi; ben altre sono le ricchezze da esibire, quelle artistiche, storiche, museali. Piuttosto si potenzino i collegamenti tra gli insediamenti sul Carso e il mare e tra Cattinara e la stazione, visto che gli ospedali triestini risultano frequentati da cittadini di tutta la regione. Per di più la città necessita di una mobilità moderna a beneficio soprattutto delle periferie, spesso lontane e poco servite in direzione del centro città. Se leggete attentamente il Dossier, una parte esauriente e completa dei dati tocca l’aumento della Co2 con l’ovovia; non si evitano, come affermano i fautori dell’opera, le emissioni togliendo solo 450 veicoli all’ora, pensando che l’ovovia venga sfruttata dai pendolari ma si arriverà ad un aumento della Co2 dovuto alla generazione di energia elettrica necessaria all’ovovia, senza soffermarsi poi sulla disastrosa distruzione, non descritta ma invitabile, di aree naturalistiche di pregio, un bosco naturale con alberi e arbusti che si integrano col terreno e l’aria salmastra, veri gioielli, un argine all’inquinamento dell’atmosfera.
Si vuole forse un disastro ambientale per catturare incassi che non riusciranno a risarcire le ferite aperte di un intero territorio? Bene, noi diciamo NO!
Fonti
Le ragioni del no all’ovovia Documento prodotto dal comitato scientifico di supporto al Comitato Promotore del Referendum “No Ovovia” quarta versione, marzo 2023
https://noovovia.it/perche-no/
“Il servizio valutazioni ambientali della Regione ha sospeso la Vinca, valutazione di incidenza ambientale sulla cabinovia” Piero Tallandini, il Piccolo
“Non si placano le polemiche intorno alla cabinovia di Trieste”, Paolo Locatelli, Trieste news, 8 maggio 2023 https://triesteallnews.it/203/05/non-si-placano-le-polemiche-intorno-alla-cabinovia-di-trieste/
Si ringrazia Andrea Wehrenfennig, ambientalista
stopttipud@gmail.com