La vicenda del rave party ovviamente trascende il fatto specifico e illumina l’ideologia piccoloborghese tutta legge e ordine tipica della pancia bottegaia e reazionaria di questo paese, che ha innervato la vittoria elettorale della destra meloniana come anche altre esperienze nefaste della nostra storia.
Solo che dopo l’esperimento autoritario fascista il corpaccione molle e onnicomprensivo della Balena Bianca aveva occultato, come la polvere sotto il tappeto, questa Italia di destra e parafascista, ospitandola e contenendone le sue pulsioni peggiori nel suo grande ventre; dopo la caduta della Dc questa eterna maggioranza silenziosa del paese è venuta allo scoperto senza più remore, grazie a B. che, però, all’interno della sua maggioranza svolgeva un po’ il ruolo calmieratore e federatore dei vecchi democristiani.
Venuto meno pure il Caimano, la destra è uscita fuori in purezza, sostenuta dal consenso di quell’Italia che non muore mai, ma che appoggia sempre tutte le svolte reazionarie e regressive della nostra vicenda pubblica. Oggi, al di là dell’episodio specifico, fratelli e sorelle d’Italia, con l’ausilio del babbeo del Papeete che voleva i “pieni poteri” e del padrone di Mediaset, braccio armato televisivo della destra, mandano il messaggio securitario che la “pacchia è finita”, anche se non si capisce di quale pacchia si tratti, date le condizioni difficili in cui versa l’Italia.
Andando indietro nel tempo con la memoria riaffiora quella Italia dai modi spicci e dalla gran voglia di imitare gli sceriffi americani che si palesò con Fini nella sala operativa della Questura di Genova nel luglio del 2001, con le forze dell’ordine che si sentirono con le spalle coperte e legittimate all’uso di una violenza fuori dal controllo democratico. Nell’episodio specifico è finito tutto in maniera edificante, ma il messaggio per il futuro è chiaro.