Nonostante sia pensiero comune che sia stato Antoni Gaudì ad avere l’idea della costruzione della Sagrada Familia di Barcellona, in realtà fu Josep Marìa Bocabella che, dopo la sua visita in Italia nel 1872, volle costruire una chiesa ispirata alla basilica di Loreto.
Dopo aver incaricato l’architetto Francisco de Paula del Villar di progettare la chiesa in stile neogotico, nel 1882 venne iniziata la cripta absidale. Gaudì subentrò solamente l’anno successivo cambiando l’intero progetto della chiesa. Ma dopo 43 anni, il 10 giugno 1926, l’architetto morì in seguito ad un incidente, durante il quale venne travolto dal primo tram circolante a Barcellona; fino ad allora era riuscito a realizzare solamente la facciata della Natività e una delle torri. Alla sua morte la responsabilità passò al suo assistente Doménec Sugrañes i Gras, che portò a compimento le tre torri incomplete della facciata della Natività.
I successivi lavori alla basilica andarono incontro a diverse modifiche sotto la guida di numerosissimi architetti quali Francesc Quintana, Isidre Puig i Boada, Lluís Bonet i Garí, Francesc Cardoner e l’attuale Jordi Faulí i Oller.
Nel 2005, la facciata della Natività e la cripta sono state dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e nel 2010 la chiesa è stata consacrata da Papa Benedetto XVI. In questa occasione venne dichiarata la chiesta come Basilica Minore e venne aperta al culto.
Nonostante i lavori si siano fermati per quattro mesi a causa della pandemia, il 29 novembre 2021 venne installata in cima alla torre delle Vergine Maria una stella di cristallo a dodici punte, illuminata e alta sette metri.
Ad oggi, dopo 140 dall’inizio dei lavori, la costruzione è ancora in corso, e secondo le stime potrebbe essere completata definitivamente tra il 2026 e il 2032.
La pianta della chiesa è a croce latina con cinque navate. Come è possibile notare, Gaudì fa largo uso di elementi di ispirazione naturale, mentre sono assenti linee rette e angoli, poiché rari in natura.
L’interno infatti, presenta 36 colonne a forma di tronchi d’albero, che cioè si ramificano in obliquo alla propria sommità; esse sono state progettate in questo modo sia per dare la sensazione al fedele e al visitatore di trovarsi all’interno di una foresta, sia per poter sostenere il peso delle volte senza aver bisogno della costruzione di contrafforti esterni. Ulteriori elementi ispirati al mondo naturale sono la scala a chiocciola, le guglie esterne, le porte a nido d’ape. Operando in questo modo l’architetto ha trasformato gli interni della Sagrada Familia in un riflesso della natura.
Questo trionfo di elementi naturali è illuminato dalla luce delle enormi vetrate colorate, che sono la principale fonte di luce della basilica e che creano un ambiente accogliente e magnifico. Anche in questo caso per Gaudì è stato molto importante il simbolismo, infatti i colori di ciascuna finestra sono accompagnati da rappresentazioni sacre.
L’architettura della Sagrada Familia presenta influenze dello stile gotico europeo spagnolo, del modernismo catalano e chiaramente dell’art Nouveau. Esternamente la basilica presenta 18 guglie (che non sono state ancora tutte completate) che rappresentano i 12 apostoli, i quattro Evangelisti, la Vergine Maria e Gesù Cristo. Gaudì progetta anche tre grandiose facciate: quella della Natività a est, quella Passione a ovest e quella della Gloria a sud.
La prima facciata è la più antica e l’unica che l’architetto vide realizzarsi. È dedicata alla prima parte della vita di Gesù, simboleggia la nascita, la vita e la luce ed è dedicato a Giuseppe, Maria e Gesù; presenta motivi floreali, vegetali, animali e un enorme albero della vita.
La facciata della Passione è un chiaro riferimento alla passione, morte e resurrezione di Cristo. Secondo Gaudì doveva essere “dura, spoglia e come se fosse fatta di ossa”, infatti presenta un aspetto quasi scheletrico che rievoca l’ultima settimana di vita di Gesù.
La facciata della Gloria è la più recente e, una volta completata, darà accesso alla navata centrale della basilica. Essa rappresenta la gloria eterna di Cristo e presenta scene della sua ascesa al cielo. Questa facciata sarà la più alta, presenterà i sette doni capitali e le sette virtù celesti, avrà cinque porti corrispondenti alle cinque navate, sulle porte centrali saranno incise le parole “dacci il nostro pane quotidiano” in 50 lingue e sulle maniglie saranno raffigurate le lettere “A” e “G” di Antoni Gaudì.
L’architetto, comprendendo che i lavori sarebbero andati avanti per decenni, decise di non esaurire le risorse impostando subito il gigantesco perimetro, ma preferì completare alcune sezioni dell’edificio in altezza come per lasciare ai suoi successori una testimonianza ben precisa della sua idea di struttura e decorazioni. Anche grazie a questa sua decisione che è da anni possibile visitare anche internamente la maestosa chiesa. Decise di completare la facciata della Natività perché poteva essere quella più attraente per il pubblico, incoraggiando la continuazione dell’opera dopo la sua morte; disse infatti: “Se invece di fare questa facciata decorata, ornata, turgida, avessi cominciato con quella della Passione, dura, nuda, come se fatta di ossa, la gente si sarebbe ritirata”.