Pare che le prossime elezioni in Friuli Venezia Giulia, le dodicesime nella storia della regione, e la quarta con l’elezione diretta del Presidente della Giunta, si potrebbero svolgere domenica 2 e lunedì 3 aprile 2023. Oggi il presidente Massimiliano Fedriga lo ha comunicato per bocca del suo Assessore Pierpaolo Roberti. In arrivo tempi magri per le forze politiche di opposizione non rappresentate a Trieste: portatrici di un programma e una visione alternativa a quella di una classe politica oggi dominante, vorrebbero poter rappresentare un dissenso radicale in discontinuità con le alternanze fittizie che hanno prodotto solo disfunzioni e carenze in molti ambiti pubblici. Questa legge elettorale produce infatti un’ enorme disparità fra forze politiche non presenti nel Consiglio Regionale, che devono raccogliere almeno 4750 firme, e forze oggi rappresentate, che non ne devono raccogliere nemmeno una.
Facciamo un breve excursus storico e cerchiamo di capire come è maturata questa situazione. Mentre per le prime otto legislature il Consiglio fu eletto a giugno con un sistema proporzionale in base ai principi dello statuto originario del 1963, dalla X legislatura in poi le norme e la prassi non sono state più le stesse; sono state modificate sensibilmente, ovviamente in peggio, a discapito di quelle forze politiche non rappresentati tra i banchi regionali. Due sono gli elementi che caratterizzano questo cambio di registro. Il primo è il nuovo sistema elettorale introdotto dal centro sinistra a guida Illy con Legge regionale del 1º marzo 2007 nr. 17, attuativa della riforma dello statuto regionale del 2001 voluta da Forza Italia con un governo di centrodestra: un sistema maggioritario con premio di maggioranza che obbliga chi non è presente in consiglio regionale a raccogliere quasi 5000 firme per presentarsi alla competizione e pone sbarramenti di ogni sorta, più o meno occulti, al conseguimento del quorum che le forze minori devono raggiungere con il voto per poter fare opposizione ad una maggioranza (relativa) che si è presa più del 50 percento dei seggi. Il secondo è la definizione della data delle elezioni che da troppi anni ormai non si svolgono a giugno: è successo così il 13 e 14 aprile del 2008, il 21 e 22 aprile del 2013 e il 29 aprile del 2018. Se la data per l’elezione della XIII Legislatura dovesse essere confermata per il 2 e 3 aprile nel 2023, saremmo di fatto ad un ulteriore arretramento del perimetro democratico.
Costringere quindi in pieno inverno, in condizioni metereologiche sicuramente avverse, solo chi oggi non è stato eletto a raccogliere le firme, e porre numerosi ed effettivi ostacoli ai candidati che vogliono esprimere il loro dissenso, è inaccettabile. Se consideriamo la salute dei nostri processi democratici un bene comune e pubblico al pari della salute dei nostri corpi per i quali è vitale un servizio sanitario nazionale pubblico, gratuito e universalistico allora le istituzioni hanno l’obbligo di tutelare e difendere un’opposizione sempre più relegata ad essere maggioranza non rappresentata del paese. Se l’attuale orientamento della Giunta guidata da Massimiliano Fedriga arriverà immutato alla delibera che sarà adottata entro l’1 febbraio 2023, non dovremo più chiederci come mai si registrano sempre maggiore disaffezione e un crescente allontanamento dei cittadini dagli organi vitali delle istituzioni. Sarebbe un’ inutile domanda retorica.