Le biennali d’arte allestite a Venezia vengono ormai organizzate da 126 anni e sono effettivamente da considerare come lo specchio della società. Parlando del periodo rivoluzionario degli anni Sessanta/Settanta, è necessario nominare quella del 1968.
La 34° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, chiamata “biennale poliziotta”, ebbe luogo dal 22 giugno al 20 ottobre 1968 e fu caratterizzata da forti contestazioni già prima della sua inaugurazione.
Il 18 giugno, quando avvenne la visita d’anteprima per i critici, ci si rese già conto che quell’edizione sarebbe stata diversa: presentava infatti molti padiglioni vuoti o chiusi, e le poche opere esposte erano state voltate o gettate a terra dagli stessi artisti.
Gli espositori volevano fondamentalmente contestare lo Statuto fascista della Biennale, cioè un retaggio del passato, inadeguato e limitante rispetto alle richieste e alle nuove idee degli artisti.
I partecipanti chiedevano l’abolizione dei Gran Premi e dell’ufficio vendite, simbolo della mercificazione dell’arte; desideravano inoltre che la mostra venisse trasformata in un laboratorio permanente di ricerca, di incontro e di sperimentazione degli artisti.
La serata inaugurale della biennale venne bloccata dalla prosecuzione della contestazione, inoltre prima della giornata d’apertura, 18 italiani su 22 ritirarono le loro opere d’arte; nonostante ciò, l’esposizione inaugurò finalmente al pubblico il 22 giugno, anche se ormai la mostra era visibilmente ridotta all’osso.
Ad ogni modo la commissione della biennale decise di non tenere conto delle volontà degli artisti, assegnando comunque i Gran Premi per gli stranieri e per gli italiani.
Le due biennali successive ebbero luogo nonostante la crisi istituzionale e d’identità maturata negli anni precedenti. I risultati si fecero vedere dal 1970, anno nel quale furono aboliti i Gran Premi (e ripristinati nel 1986 con i Leoni d’oro), fu eliminato l’ufficio vendite e per un periodo si rinunciò anche alle mostre monografiche e celebrative, proponendo invece rassegne tematiche.
Solo con il 1974 iniziò il tentativo di programmazione mirata alla decentralizzazione e all’interdisciplinarietà. Inoltre, alla classica sede espositiva dei giardini ne si affiancarono di nuove, insieme ad ulteriori luoghi dove si tennero e si tengono tutt’ora spettacoli e dibattiti.