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Il crollo della Repubblica di Weimar (terza parte)

Posted on 17 Novembre 202017 Novembre 2020 By Riccardo Pittino

Le politiche economiche del governo Brüning invece di risolvere i problemi sociali li esacerbarono, e questo spinse le persone più colpite a votare per il partito comunista tedesco facendo venir meno il tradizionale sostegno all’SPD, che continuava ad appoggiare, anche se criticamente, i provvedimenti del governo. Dall’altra parte, l’elettorato conservatore, sempre più deluso dalla situazione politica e preoccupato dall’avanzamento dei comunisti, optò per il sostegno a Hitler voltando le spalle ai partiti tradizionali.

Il 1931 fu un anno cruciale per quanto riguarda la crisi, non ci fu il rimbalzo sperato e l’indirizzo economico perseguito tagliò le gambe a qualsiasi speranza di ripresa. L’austerità e la deflazione avevano assunto contorni sempre più duri, fu aumentata più volte l’imposta sul reddito, così come l’Iva e altre accise e furono introdotti nuovi tipi di imposta. Allo stesso tempo, una rigida politica di controllo delle spese nel settore pubblico mise i comuni nell’impossibilità di acquistare beni e servizi. Dall’ottobre del 1931 non fu consentita la costruzione di edifici pubblici e furono tagliati i fondi per l’ordinaria gestione delle infrastrutture. Con questi provvedimenti, si raggiunse una bilancia commerciale attiva per la prima volta dal 1914, allo stesso tempo, tuttavia, l’economia fu massacrata.

Nel quadro drammatico che si stava delineando il governo tedesco ottenne solo la sospensione dei pagamenti delle riparazioni di guerra (moratoria Hoover) e non, come era nei suoi intendimenti, la loro totale cancellazione. Quest’ultima ipotesi fu fortemente avversata dalla Francia.

La politica si stava polarizzando, ma a trarne maggior vantaggio fu proprio il partito nazista, dapprima grazie alla crisi agricola della fine degli anni Venti, quindi con il crollo della borsa del ’29, per poi consolidarsi grazie alle scellerate politiche economiche che aumentarono a dismisura la disoccupazione.

Il partito nazista, nato alla fine della prima guerra mondiale, aveva vivacchiato sfruttando il malcontento dovuto alla sconfitta e traendo un beneficio relativo dal caos che ne seguì. A metà del decennio sembrava in ogni caso scomparso dai radar della politica. Fu solo l’abilità comunicativa di Hitler e la sua capacità di circondarsi di uomini fidati e anche dotati di una certa capacità come Gregorg Strasser, Hermann Göring e Joseph Goebbels o abietti come Heinrich Himmler che fecero superare al partito le secche di una stantia esistenza.

Essendo nato in un contesto turbolento, il partito nazista aveva istituito un “servizio d’ordine”, ma non dobbiamo pensare che solo i nazisti fossero adusi alla violenza e dotati di un apparato paramilitare come le SA (Sturmabteilungen o “camicie brune”), anche gli altri partiti come quello comunista e quello socialdemocratico avevano le loro strutture più o meno legali. Al culmine della crisi, queste strutture si equivalevano per numero di militanti, 400.000 per i nazisti, mentre a sinistra c’erano circa 250.000 per le Reichsbanner socialdemocratiche e 150.000 per i comunisti.

Hans Litten

Gli scontri ripresero veementi durante la crisi e furono senza esclusione di colpi. Fu proprio per una di queste vicende che Hitler dovette presentarsi in tribunale nel maggio del 1931 chiamato dall’avvocato Hans Litten a render conto di quello che facevano le SA. Il partito nazista, infatti, doveva difendersi dall’accusa di usare i propri reparti paramilitari per il sovvertimento dell’ordine democratico. In questo caso particolare si giudicava l’omicidio di Tanzpalast Eden da parte di quattro camicie brune. Il tutto si risolse comunque a vantaggio di Hitler, non ultimo per l’accondiscendenza degli apparati giudiziari e per la sua capacità di trarre un vantaggio propagandistico dal processo. Hans Litten, che era figlio di un noto avvocato ebreo, più avanti, quando i nazisti prenderanno il potere, sarà uno dei primi internati nei campi di concentramento e verrà indotto al suicidio nel 1938 dal trattamento disumano di cui fu oggetto. Proprio il suo martirio diventò un affare internazionale, con la madre riparata nel Regno Unito che ne chiedeva il suo rilascio e che mostrò al mondo il vero carattere del regime nazista.

Ernst Röhm

Le SA furono organizzate in quegli anni da Ernst Röhm, un ex militare che vedeva nell’appoggio a Hitler, suo vecchio amico, la possibilità scalzare dal potere la vecchia classe dirigente. Il partito nazista non aveva una chiara identità ideologica, viveva di retorica, quella retorica che Hitler, volta per volta, rimodulava a seconda delle necessità del momento. Possiamo però dire che i nazisti e lo stesso Hitler, il Führer del partito e poi della Germania, vedevano in lui l’unica persona capace di eliminare il bolscevismo sovietico, affrancare il mondo tedesco dalle altre potenze, risolvere definitivamente la questione ebraica e fondare un nuovo Reich che avrebbe dovuto dominare l’Europa e il mondo.

La linea politica tenuta dal partito sia a livello interno che internazionale suscitava inquietudine. Bisogna anche qui puntualizzare che non furono poche le voci all’estero di sostegno ai nazisti nelle prime vittorie elettorali nel 1930. Voci che comunque si smorzarono ben presto visti i propositi di Hitler. All’interno del mondo della destra i nazisti rimanevano un’anomalia mal vista dalla vecchia classe dirigente conservatrice e l’imprenditoria, anche se Hitler fu finanziato direttamente da industriali come Thyssen, non lo sostenne sin da subito ma solo anni più tardi.

Cultura Tags:Göring, Himmler, Hindenburg, nazisti, Röhm, Strasser, Thyssen, Weimar

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