Tutti hanno più o meno presente la sala del Louvre nella quale è esposta la famosissima Gioconda di Leonardo. La cosa più sorprendente in quella sala, a parer mio, non è la modesta Monna Lisa, ma il telero (grande composizione pittorica su tela che costituì la decorazione murale più diffusa a Venezia nel XVI e XVII secolo) esposto nella parete di fronte: Le nozze di Cana di Veronese. Con il suo formato monumentale (10m x 7m), la composizione pittorica veneziana era inizialmente la decorazione pittorica della parete del refettorio benedettino del complesso architettonico progettato da Andrea Palladio sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.
Chiesa di San Giorgio Maggiore, Venezia
Grazie alle sue dimensioni enormi e all’attenzione alle architetture disegnate, quest’opera ti ingloba al suo interno, tanto da confondere lo spettatore tra realtà e finzione.
Paolo Veronese, Nozze di Cana, 1562-1563, Louvre
Molto interessante è il retro del disegno preparatorio, fatto dallo stesso Veronese e conservato al Louvre, nel quale troviamo due schizzi architettonici di una pianta e un prospetto di un edificio a pianta centrale che potrebbe corrispondere all’edificio cupolato che si trova sullo sfondo del disegno preparatorio. Gli studiosi ritengono che lo schizzo di questo edificio derivi da uno scambio di idee con l’architetto Palladio che era nell’intenzione di progettare un edificio a pianta centrale, molto simile a quello disegnato da Veronese. Infatti, nella seconda metà del Cinquecento, l’architetto iniziò prima la progettazione del refettorio, poi della chiesa di San Giorgio Maggiore, edificio che presenta una grande cupola all’incrocio dei quattro bracci, cupola molto simile allo schizzo del pittore.
Paolo Veronese, Schizzi architettonici-disegno preparatorio, Louvre
Paolo Veronese, Studio d’insieme per le Nozze di Cana, 1562, Louvre
Ma queste due opere non sono legate solamente per somiglianza o per l’amicizia tra i due artisti: come già accennato infatti, l’opera di Veronese era stata concepita per essere apposta sulla parete del refettorio che fa parte del complesso architettonico. Di rilievo è il fatto che la sopra citata parete ha alle sue spalle la chiesa, e si trova proprio in corrispondenza della cupola reale. Quindi, se Veronese avesse deciso di rappresentare la cupola presente sullo schizzo, l’avrebbe disegnata con corrispondenza della cupola realmente costruita. Ma un problema di datazione ci fa riflettere: il telero è stato ultimato nel 1563, mentre la cupola, ultimata nel 1576, venne presumibilmente concepita e progettata nei primi anni ’60. Quindi è facile immaginare che il Veronese, prima di abbozzare il disegno, avesse visto solamente i progetti della cupola e non la sua opera finita.
Chiesa di San Giorgio Maggiore con refettorio, visione dall’alto
Nel 2007 è stata creata una riproduzione digitale che è stata posta nello spazio a cui era destinato il telero.
Interno del refettorio del monastero di San Giorgio Maggiore con riproduzione digitale delle Nozze di Cana
Ma per quale motivo ad oggi l’opera originale si trova a Parigi? Essa rimase nel suo luogo originale per 235 anni per poi essere smontata per pagare i risarcimenti delle spese di guerra imposte da Napoleone e trasferita all’allora Musée Napoleon.
E dunque, perché con i trattati seguenti al Congresso di Vienna, che imponevano la restituzione dei beni saccheggiati dalle truppe napoleoniche, questa non tornò a casa? Della questione se ne occupò lo scultore Antonio Canova, che negoziò la restituzione con il curatore Vivant Denon, il quale affermò subdolamente che il telero era troppo fragile per affrontare un viaggio fino a Venezia. Il telero però era così “fragile” che ne uscì totalmente integro da ben due spostamenti successivi.
Quindi, piuttosto che accanirsi sulla Gioconda, considerata un furto solamente da chi ignora la vera storia, sarebbe più coerente lottare per un’opera straordinaria, avvolgente e ricca come questa.