I pesci non esistano, parola di Lulu Miller. Ce lo racconta in un romanzo che narra la storia dell’ossessione di una giornalista alle prime armi per la vita di David Starr Jordan, un pioniere dell’ittiologia ottocentesca: un uomo che al di fuori degli Stati Uniti d’America o della ristretta cerchia degli addetti ai lavori rimane ancora sconosciuto.
L’opera nasce come reazione a una conversazione avuta dalla scrittrice con il padre scienziato. Ragionando sulla vita e sugli esseri che popolano la terra, la giovane Lulu si è sentita dire: “Tu non conti nulla”. Come analisi di un sogno ricorrente, il libro diventa quindi indagine intima e collettiva di una nazione fatta di luci e ombre: un viaggio materiale e mentale, per ritrovare un impensabile ordine nascosto dietro l’inquietante disordine delle cose.
La lettura si presenta agile e veloce. Per tutte le quasi duecento pagine del libro l’entropia narrativa, a dispetto di un incipit che evoca il Caos attraverso la seconda legge della termodinamica, si mantiene in uno stato di apparente equilibrio. Si ha l’impressione di navigare su un grande fiume americano, lento tra le anse della saggistica, più impetuoso quando compaiono le rapide dell’autobiografia e del noir. Lulu Miller è una donna in crisi esistenziale, alla ricerca del suo paradiso perduto, quello stesso che sul piano ontologico il suo David tentò di realizzare seguendo il proprio delirio razzista fino a quando il controllo gli risultò impossibile e le energie lo abbandonarono.
L’autrice ricostruisce la storia di Jordan dall’infanzia in una chiusa e severa società puritana, fino alla morte, avvenuta in tarda età nel settembre del 1931: una vita segnata da un’ostinata costruzione di gerarchie del reale, simulacri di un insegnamento morale mai abbandonato. Gli episodi narrati tratteggiano sia la poliedrica passione giovanile per la scienza e la formazione, che gli aspetti più oscuri e misteriosi, come quelli legati alle trame di un omicidio avvenuto negli anni del suo rettorato all’Università di Stanford. I capitoli centrali del libro, che ne raccontano la maturità, ruotano intorno alle teorie eugenetiche e le lotte compiute per il mantenimento di quell’ordine naturale e premoderno della società che a suo dire avrebbe dovuto preservare la collettività dal declino morale e fisico.
Il legame molto stretto avuto con scienziati antievoluzionisti quali Louis Agazziz e Francis Galton plasmò la vita dello scienziato Jordan e diede impulso ad un pensiero di lombrosiana memoria che alimentò quelle mortifere idee di progresso e successo che continuano a produrre le loro logiche conseguenze ai margini della società americana. Lì dove ancora oggi troviamo un’umanità che non ce l’ha fatta, un mondo da cui è giusto proteggersi o che bisogna abbandonare a sé stesso.
La gabbia giuridica dell’orientamento di pensiero che David Star Jordan contribuì a costruire in maniera determinante, ha continuato ad operare fino ai giorni nostri. “In California, per esempio, tra il 2006 e il 2010 furono sterilizzate illegalmente, senza il loro consenso e talvolta a loro insaputa, quasi 150 donne, e nell’estate del 2017 si scoprì che San Benningfield, un giudice del Tennessee, offriva ai piccoli criminali uno sconto di pena in cambio della sterilizzazione”. Nel 2007 Alexandra Minna Stern, una storica dell’ Università del Michigan scoprì i documenti di un registro governativo eugenetico grazie al quale vennero documentate quasi ventimila sterilizzazioni avvenute in California tra il 1919 e il 1952.
“Avevo la sensazione raggelante che questa collina desolata e lontana fosse il punto zero dello sterminio eugenetico. La visione del mondo contro cui abbiamo combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, che agli alunni delle nostre scuole raccontiamo essere cominciata con i nazisti, i cattivi, gli altri… fummo in assoluto noi i primi che la adottammo come politica nazionale”.
“I pesci non esistono”, Lulu Miller, 2020-ADD editore, traduzione di Luca Fusari, 214 pp.