Durante gli ultimi giorni di aprile si è svolto a Palermo il XVI° Congresso Nazionale dell’Unione Sindacale Italiana. Stiamo parlando della centenaria confederazione sindacale nata a Modena nel 1912 a seguito della scissione definitiva dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGdL). Grazie alla spinta di esponenti quali Masotti, Corridoni e Alceste De Ambris, in quegli anni maturò la decisione di fondare un nuovo sindacato che si dichiarava seguace dell’eredità della Prima Internazionale. Sebbene la storiografia abbia commentato in maniera piuttosto severa l’incerta prospettiva politica e sindacale di tale scelta, almeno due elementi che ne stavano alla base avevano solide fondamenta: il trauma della guerra di Libia e l’aggressività di un mondo industriale decisamente orientato nel suo asse ideologico verso una destra dalle tinte sempre più fosche. Messa all’angolo da una crisi profonda, la piccola borghesia italiana reagiva alle difficoltà della fase congiunturale attraverso l’inasprimento delle relazioni sindacali, l’aumento dei ritmi produttivi e l’introduzione di metodi cosiddetti scientifici di organizzazione del lavoro (Taylor). La comparsa quindi di un sindacalismo rivoluzionario che teorizzava l’uso della violenza, il ruolo fondamentale del sindacato nel movimento socialista e la teoria dello sciopero generale non deve stupire. Già dopo il settembre del 1904 aveva cominciato ad essere riconoscibile come corrente interna del movimento socialista, quando lo sciopero generale, idea alla base dell’opposizione di Arturo Labriola al riformismo, si concretizzò per la prima volta nel nostro paese.
Basato sull’indipendenza e sull’esplicito rifiuto dei contatti con qualsiasi partito politico, questa Confederazione oggi più di ieri continua a scommettere sull’azione diretta e sull’identificazione con un sindacalismo di segno libertario, non concertativo, attento ad accoglie e difendere la volontà dei lavoratori; per questo motivo, oggi una prassi del genere non può che essere rivoluzionaria. In quest’ottica è maturata la scelta di svolgere il XVI° Congresso nella città di Palermo: il luogo di una lotta importante e il simbolo della tenacia dei 1300 lavoratori della società Meridi srl, titolare del gruppo Fortè, che negli ultimi due anni hanno combattuto una battaglia per il loro posto di lavoro senza mai lasciarsi intimidire o sottomettere. Un lungo braccio di ferro con chi propugnava un futuro di ineluttabile degrado li ha portati a manifestare sia sotto il palazzo della Regione che al Mise di Roma chiedendo con testardaggine e determinazione di accedere al fondo salva aziende del Ministero. Difronte a tutta la Sicilia questi lavoratori hanno portato a casa la conquista di diritti e dignità, oltre al riconoscimento ufficiale del proprio fondamentale peso sociale, lavorativo ed economico.
Al Congresso Confederale si sono accreditate diverse Federazioni territoriali USI, quelle di Milano, Udine, Palermo, Siracusa, Roma e Cuneo oltre che una delegazione del sindacato spagnolo CGT, accompagnato per l’occasione da un compagno mazateco della Comunità Ricardo Flores Magón di Oaxaca in Messico. Si è parlato del lavoro sindacale in società controllate nel comune di Roma, delle iniziative territoriali nella provincia di Siracusa, Cuneo e Udine, come pure dell’elezione dei rappresentanti unitari del Comune di Milano.
Non sono mancate relazioni di più ampio respiro che hanno toccato i temi del sindacalismo alternativo in Italia e in Europa, del prossimo sciopero generale del 20 maggio e della tragedia delle morti bianche che in Italia continuano a ripetersi con frequenza impressionante. Secondo l’Osservatorio Nazionale di Bologna sui morti sul lavoro, dall’inizio dell’anno hanno perso la vita più di 455 lavoratori, ad un ritmo anche di dieci al giorno.
È stata inoltre presentata una mozione contro il militarismo e la guerra in Ucraina, votata e approvata all’unanimità. Quello che segue è il testo ufficiale:
“Al momento sono in corso circa 60 conflitti nei diversi Paesi del Mondo. Quello, però, su cui si sono concentrate le attenzioni (e la stampa mondiale!) è il conflitto avviato dalla Russia verso l’Ucraina. Questo perché il conflitto è in Europa e perché si paventa il rischio di un’evoluzione in un Guerra mondiale. Il XVI Congresso USI, svoltosi a Palermo nei giorni 29 e 30 aprile 2022, condanna ogni forma di propaganda militarista e guerrafondaia del governo Draghi e dei partiti che hanno votato la risoluzione dell’armamento del Governo dell’Ucraina.
La Guerra va condannata sempre, non vi sono conflitti buoni o cattivi!
Per questo, oltre a condannare l’invasione russa dell’Ucraina, condanniamo e ci opponiamo al ruolo che USA, NATO e UE hanno giocato nel creare le condizioni che hanno portato all’azione bellica della Russia. Non vogliamo dimenticare, inoltre, le migliaia di morti del Conflitto nel Donbass per cui il Governo Zelensky (ed il suo predecessore Poroshenko) hanno le responsabilità. Prendiamo le distanze dal Governo Zelensky e dalle sue politiche reazionarie che hanno prodotto scelte che stanno sacrificando il popolo ucraino sull’altare del Nazionalismo più sfrenato! Il prezzo più alto di questa follia dettata dal Potere e del profitto sta ricadendo pesantemente e in modo irreversibile sulla pelle dei lavoratori di tutto il mondo. Ci opponiamo al capitalismo globale e alla competizione tra potenze per l’accaparramento delle risorse e dei profitti mascherati dal nazionalismo causa come sempre della guerra che impoverisce i salari, il loro potere d’acquisto e la stessa libertà dei popoli. La crisi economica globale non escluderà nessuno dalle difficoltà economiche che ogni proletario sarà costretto a subire. Esultano, invece, i produttori e venditori di armi, per i profitti che la guerra si appresta a regalargli. Mentre l’unico regalo che ci lasciano le guerre, oltre alle morti, è la devastazione ambientale e la distruzione della salute dei popoli coinvolti, come ci hanno insegnato gli esiti dei 78 giorni consecutivi di bombardamenti nella ex Jugoslavia, guerra che ha fatto della Serbia una Nazione ad altissimo tasso tumorale.
Lottiamo contro la guerra; Lottiamo contro i confini; Lottiamo per un salario dignitoso per tutte/i i proletari del mondo; Lottiamo contro il militarismo. Sosteniamo la solidarietà e la cooperazione internazionale”.
Infine al termine dei lavori tutti abbiamo partecipato alla manifestazione del I° maggio nel comune di Piana de Albanesi per rendendo omaggio agli scioperanti di Portella della Ginestra, mitragliati dal bandito Salvatore Giuliano mentre celebravano assieme a donne e bambini il primo maggio del 1947. Intorno a questi avvenimenti molti sono ancora i dubbi. Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine neofasciste? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista. Oggi comunque questo momento rimane un simbolo di come il movimento operaio non deve farsi intimidire ne dai padroni ne dalle mafie, e di come le organizzazioni sindacali e operaie debbano continuare a lottare per opporsi ad un capitalismo che sfrutta e uccide.