È stata prorogata fino al 15 maggio 2022 la mostra “Punto, linea e superficie. Kandinskij e le avanguardie” ospitata dalla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone.
Il titolo “Punto, linea, superficie” è tratto da un celebre saggio scritto da Vasilij Kandinskij nel 1926, considerato una vera e propria grammatica dei fondamenti figurativi.
Immagine sulla copertina di “Punto, linea, superficie”, 1926
L’esposizione propone 40 opere di grandi artisti, provenienti dalle Collezioni di Ca’ Pesaro, ed è divisa in quattro sezioni; dopo la prima parte dedicata alla nascita dell’astrazione, vengono presentate le avanguardie astratte e surrealiste. Sono presentate opere non solo di Kandinskij, ma anche di Paul Klee, Joan Mirò, Max Ernst, oltre alle opere scultoree di Jean Arp e Alexander Calder. La terza sezione analizza la persistenza dell’astrazione nel secondo dopoguerra; infatti negli anni quaranta le idee di Kandinskij si diffondono in Gran Bretagna e in Italia con Emilio Vedova, Tancredi e molti altri. Nella seconda metà del Novecento le forme dell’astrazione si collocano tra l’informale, la suggestione lirica e il gestuale. La mostra si conclude con una selezione di sculture sulla corrente del minimalismo di Mirko Basaldella, Luciano Minguzzi e Bruno De Toffoli, che testimoniano la persistenza del dialogo tra astrazione e bioformismo.
Spazio espositivo, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone.
Vasilij Vasil’evič Kandinskij nasce a Mosca nel 1866; la sua nazionalità influenzò molto il suo operato e la sua formazione, poiché quest’ultima deriva proprio dallo studio del simbolismo e dell’arte popolare russa. I temi principali delle sue opere, soprattutto agli inizi della sua carriera, erano relativi alla cultura russa e alla tradizione cromatica dell’arte popolare russa.
Primo acquarello, 1910, Musée National d’Art Moderne, Centro Georges Pompidou, Parigi.
Le sue opere però non hanno mai voluto descrivere la natura, ma hanno sempre avuto bisogno di descrivere una realtà interiore dell’artista senza il riflesso della realtà esterna.
Composizione IV, 1910, Tate Modern, Londra
Ma perché e come si inizia a pensare all’astrazione? La cultura simbolista mostrò la possibilità dell’esistenza di un tipo di arte che andasse oltre al classico naturalismo, quindi un’arte nella quale l’immagine è la vocazione di qualcosa che va oltre al puro dato naturale; è soprattutto trasporto, sensazione, per diventare espressione di emotività. Ma l’astrazione diventò davvero possibile solo quando gli storici dell’arte moderni smisero di intendere la perfezione artistica come il rapporto di analogia tra realtà e la corrispondente rappresentazione artistica.
Impressione III(concerto), 1911, Lenbachhaus, Monaco di Baviera
Lyrical, 1911, Museum Boijmans van beuningen, Rotterdam
In questo periodo diventa sempre più importante la volontà dell’espressione, che costituisce il momento iniziale della creazione artistica: l’evoluzione, in questo caso, si basa sul voler fare e non unicamente sul saper fare. “L’impulso artistico originale non ha nulla a che fare con la riproduzione della natura.”
Improvvisazione 28 (seconda versione), 1912
Per molto tempo Kandinskij rimase fedele ad una pittura “ibrida” tra astrazione e figurazione. I titoli che dava alle sue opere sono impressione, improvvisazione e composizione, dove la prima nasce dalla realtà, e le altre sono termini derivati dalla musica.
Mosca I (Piazza rossa), 1916, Galleria Tret’jakov, Mosca
Composizione VIII, 1923, Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Tensione delicata, 1923, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (Eseguito durante il periodo di insegnamento al Bauhaus)
L’artista cercò di elaborare una propria grammatica delle linee e delle forme che risultò essere in contrasto con quella pensata da Mondrian. Mentre quest’ultimo lavorava sulla griglia ortogonale che genera forme in equilibrio assieme ai colori puri, Kandinskij usava gli stessi elementi in maniera non geometrica.
Nel 1912 pubblicò il suo primo saggio, Lo spirituale nell’arte, prima di giungere alla fine di un percorso che lo porterà al raggiungimento dell’astrazione.
Accento in rosa, 1926, Museo nazionale d’Arte moderna del Centre Pompidou di Parigi (Opera di copertina dello “Spirituale nell’arte”)
Secondo il genio, l’artista deve maturare la propria svolta spirituale, quindi l’opera d’arte deve corrispondere ad una tensione interiore dove l’esterno (cioè la natura) è un mezzo per far emergere le emozioni interne. Infatti, per lui era molto importante la valenza emotiva, che attribuì alle forme e ai colori, cioè il materiale che l’artista poteva utilizzare e che andavano a costruire l’opera esattamente come in musica viene costruita una sinfonia.
Verso l’alto, 1929, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Con il secondo dopoguerra, l’artista presentò nelle sue opere un carattere più geometrico che si avvicinava alle forme dell’amico Piet Mondrian. Ma mentre per quest’ultimo la costruzione dell’opera è molto più attenta, e la forma e l’equilibrio sono fondamentali, Kandinskij, considerava il colore come una cantata libera che non doveva essere costretta entro certi limiti.
Tre triangoli, 1938, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia (opera presente all’esposizione di Monfalcone)
Immagine in copertina: Giallo, rosso, blu, 1925, Musée National d’art Moderne, Centro Georges Pompidou, Parigi.