A Davos una grande vetrina mondiale dei ricchi, dei potenti, di coloro che condizionano l’economia mondiale; versano lacrime di coccodrillo per i cambiamenti climatici e lo sfruttamento del pianeta, ci parlano delle nuove sfide globali dimenticando che le loro posizioni sono proprio quelle di un capitalismo senza regole che ci ha portato verso il baratro. Oxfam, invece, ci ha ricordato in un suo rapporto inquietante, pubblicato nei giorni antecedenti l’apertura del Grande meeting di Davos, la gravità della situazione. Le parole finali dei potenti del mondo non ci hanno rassicurato, anzi ci inducono a temere il peggio. I poteri forti restano arroccati sulle loro posizioni di dominio e sfruttamento e Greta, insieme alle/agli attiviste/i a difesa del pianeta, riescono solo in parte a sollecitare scelte decise.
Qual è il profilo di Oxfam?
Oxfam è leader mondiale nei progetti di ambito rurale, nel portare acqua e servizi igienici sanitari nelle emergenze. Presente in 90 paesi del mondo, si impegna a supporto delle persone vulnerabili per poter migliorare le loro condizioni di vita, un’organizzazione completamente affidabile nelle sue denunce, per questa sua diffusa presenza e per la capacità di realizzare interventi di tutela. In occasione dell’apertura dei lavori del 53esimo World Economic Forum di Davos in Svizzera, Oxfam ha diffuso in inquietante rapporto, «La disuguaglianza non conosce crisi».
Qual è stato il ritratto senza speranze di Oxfam sui temi di Davos?
Sistemi fiscali.
LA MAGGIOR PARTE dei sistemi fiscali del mondo sono obsoleti e regressivi e non sono in grado di fornire le entrate necessarie per sostenere la tanto evocata transizione energetica. In pratica le leggi fiscali si dimostrano inadeguate a scoprire le modalità con cui le società e i capitalisti evadono le tasse, spostando i profitti e le attività in giurisdizioni a bassa tassazione. I governi si affidano alla tassazione indiretta, come l’imposta sul valore aggiunto (Iva), che ricade in modo sproporzionato sui poveri; conseguenza inevitabile una massiccia diminuzione della ricchezza pubblica ed enormi concentrazioni di ricchezza privata.
L’Iva indiana, come segnalato da VVVV… su il manifesto, è chiamata tassa sui «Goods and services»; solo il 3% del suo totale è pagato dai mega-ricconi: semplicemente scandaloso. Questa inaccettabile evidenza ha spinto 30 membri della Commissione per l’Economia della Trasformazione del Club di Roma a firmare una lettera aperta che invita i partecipanti a Davos a unirsi per chiedere il minimo sindacale, che oggi sembra un miraggio, ossia l’aumento delle tasse per i super-ricchi. Sarà fatto?
I miliardari.
Con riferimento alle posizioni al vertice della piramide distributiva, dal 2020 ad oggi, un miliardario ha aumentato, in media, il proprio patrimonio di circa 1,7 milioni di dollari per ogni dollaro di incremento patrimoniale di una persona collocata nel 90% meno abbiente. Nonostante il tracollo dei mercati azionari nel 2022, le fortune dei miliardari sono comunque aumentate al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’ultimo triennio, dopo un decennio che ha visto raddoppiare il numero dei paperoni e i loro patrimoni.
Dati sugli azionisti di cibo ed energia
Nel ’22, 95 multinazionali di cibo e energia hanno raddoppiato i profitti, ma l’84% è andato agli azionisti, 95 aziende tra questi big hanno più che raddoppiato i propri profitti rispetto alla media del quadriennio 2018-2021, versando 257 miliardi di dollari (l’84% degli extraprofitti realizzati) a ricchi azionisti. È il caso della dinastia Walton, proprietaria di metà della Walmart, che ha ricevuto dividendi per 8,5 miliardi di dollari nell’ultimo anno; o del miliardario indiano Gautam Adani, azionista di riferimento in molte grandi compagnie energetiche, che in soli sette mesi ha visto la propria ricchezza aumentare di 42 miliardi di dollari (+46%).
Aumento inflazione sui salari.
Gli esorbitanti profitti societari hanno avuto un ruolo predominante nella crescita dell’inflazione in Australia, Stati Uniti e Regno Unito. Mentre per 1,7 miliardi di lavoratori l’inflazione supera l’aumento dei salari
In altre parole almeno 1,7 miliardi di lavoratori vivono in Paesi in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari e oltre 820 milioni di persone – circa 1 persona su 10 sulla Terra – soffrono la fame. Secondo la Banca Mondiale, non certo una fonte inattendibile, stiamo probabilmente assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra. Interi Paesi rischiano la bancarotta e 148 Paesi stanno inoltre programmando tagli alla spesa pubblica – anche per la sanità e l’istruzione – per 7.800 miliardi di dollari.
A Davos, il clima al centro della scena.
Sul clima, da una parte Christine Lagarde ribadisce che l’Eurotower di Francoforte non mollerà i cordoni dei tassi finché l’inflazione non tornerà al 2%; il premier ucraino Volodymyr Zelensky insiste perché l’«unico obiettivo» dei potenti sia la riconquista totale di tutte le regioni ucraine perdute, a partire dalla Crimea, il primo ministro olandese, Mark Rutte, fa sapere a Italia e Francia che, per contrastare l’“Inflation Reduction Act”, scelta che mette fuori mercato il made in Europe appena varato dall’amministrazione Biden, basta e avanza «il saccheggio di soldi degli attuali finanziamenti Ue».
Esiste consapevolezza e decisione sulle misure da intraprendere?
Greta Thunberg è protagonista della scena e pronuncia parole di fuoco contro la «gente che dovremmo smettere di ascoltare», accompagnata dalle ambientaliste Vanessa Nakate, Helena Gualinga e Luisa Neubauer, leader tedesca del Fridays For Future. Anzi picchia duro contro il direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’Energia, Fatih Birol: «La gente che dovremmo ascoltare non si trova qui. A Davos c’è la gente che alimenta la distruzione del pianeta, quella che sta al cuore del problema della crisi climatica, che continua a investire sulle fonti fossili, e che in qualche modo riesce ancora ad apparire come la gente su cui contare per risolvere il problema». E anche l’attivista ecuadoregna Helena Gualinga, portavoce dei diritti degli indios dell’Amazzonia, si rivolge contro Birol accusandolo di false proposte. “L’Agenzia Internazionale dell’Energia”, l’Ipcc (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico)) e il segretario generale Onu hanno caldeggiato i decision-maker del mondo a dire No ai combustibili fossili. Bene, è esattamente ciò che abbiamo chiesto inutilmente in tutti questi anni. Adesso, forse, possiamo smetterla con i permessi all’esplorazione delle fonti energetiche devastanti?” dice Gualinga, decisa e forte delle 921.000 firme raccolte da un appello contro il fossile. E le quattro attiviste non tacciono accusando i rappresentanti del fossile di mettere in atto scelte contrarie alla tutela del clima e alla salute degli abitanti, parole semplici e dure, accompagnate da un testo molto poco diplomatico consegnato al Wef (Word Economic Forum) di Davos dalle quattro leader del movimento ambientalista
Promesse, promesse.
Da citare l’intervento di Robert Habeck, ministro dell’Economia del governo Scholz e leader dei Verdi, secondo cui “l’Europa ha pagato il prezzo della dipendenza della Germania dal gas russo”. Ma ricordiamo che proprio Scholz era vice della Merkel e che il Nordstream 2 era politicamente “targato” Spd; dobbiamo credere all’attuale cancelliere quando promette che la Repubblica federale sarà climaticamente neutra entro il 2045?
Conclusioni.
Facciamo nostre le parole di Antonio Gutierres, il numero uno dell’Onu che ha denunciato pubblicamente la truffa mondiale dei petrolieri, certificata dall’ultimo studio sulla compagnia Exxon-Mobil: «Hanno spacciato per anni la grande menzogna sul riscaldamento globale nonostante fin negli anni ’70 fossero del tutto consapevoli che il loro prodotto avrebbe bruciato il pianeta. Come per l’industria del tabacco hanno ignorato la scienza, e per questo devono essere perseguiti».
Stiamo giocando con il disastro climatico e le conseguenze saranno devastanti in diverse parti del pianeta, che diventeranno inabitabili, il business, messo sotto osservazione da più soggetti, deve darsi una ragione e fare un passo indietro.
stopttipud@gmail.com
FONTI
- LA DISUGUAGLIANZA NON CONOSCE CRISI da www.oxfamitalia.org, 16 Gennaio 2023 “Oxfam: la diseguaglianza cresce favorita dal fisco”, Paolo Andruccioli, da Sbilanciamoci Sezione: Apertura, Società, 16 Gennaio 2023
- “Inflazione e disuguaglianza, Oxfam: Così gli extraprofitti dei gruppi energetici e agro-alimentari hanno contribuito a far volare i prezzi”, Chiara Brusini, da ilfattoquotidiano, 16 gennaio 2023
- “A Davos la guerra di Putin si prende la scena. L’accusa di Greta”, Sebastiano Carretta, da ilmanifesto, 19/1/2023
- “A Davos il clima si prende la scena”, Sebastiano Carretta, da ilmanifesto, 20/1/2023