Prima di tutto un po’ di numeri, il parlamento francese è composto da 577 parlamentari. Il partito di Macron si è intestato 245 seggi, 44 in meno della maggioranza necessaria per tenere al sicuro il governo, NUPES l’alleanza di sinistra promossa e guidata dal Mélenchon disporrà di 131 rappresentanti, la Le Pen con il suo Rassemblement National porta a casa 89 deputati (è la prima volta che la destra francese riesce ad avere un numero di deputati pari alla sua forza elettorale, questo era ed è dovuto al sistema elettorale maggioritario a due turni), la destra “istituzionale” dei Les Républicains avrà 61 seggi e gli altri partiti ottengono 48 rappresentanti.
Se le legislative del 2017 videro un pesante ridimensionamento del partito socialista e della sinistra nel suo insieme, questa volta abbiamo visto il tracollo del centrodestra. Si preannuncia quindi un parlamento senza una maggioranza ben definita. Tutto starà nelle capacità di Macron di creare un’alleanza che possa garantire al governo i numeri necessari per poter operare e far passare la legislazione contenuta nei programmi elettorali.
Ovviamente la situazione frastagliata non preannuncia una soluzione immediata. Se quindi bisogna aspettare le mosse di Macron per capire come tentare di sciogliere l’impasse, ci sono alcune considerazioni da fare sia sulla destra che sulla sinistra.
La Le Pen ha raggiunto un buon risultato, avere un importante numero di parlamentari e di conseguenza la possibilità, nel tempo, di cominciare a costruire una classe dirigente e diventare quindi un polo d’attrazione sul lungo periodo per tutte quelle forze politiche che si trovano al centro o, se sopravviverà, la nuova formazione di destra nata con Zemmour. Sarà questo lo spirito guida del suo agire? Lo sapremo solo più avanti, ma visto che vuole accedere alle stanze del potere e non solo fare opposizione, una forma di alleanza dovrà trovarla. Che ci riesca o meno questo è un altro paio di maniche. Molto dipenderà dalla reazione degli elettori nelle varie tornate elettorali che nei prossimi anni ci saranno.
Il partito storico della destra istituzionale, quella di Sarkozy e di Chirac per intenderci, si trova a dover affrontare la speculare situazione che i socialisti francesi dovettero gestire dopo la debacle del 2017. Ma mentre questi ultimi hanno trovato in Mélenchon una via d’uscita, non senza grossi problemi di compatibilità, per la destra le possibilità sono due: Macron e Le Pen. Ma mentre Macron non è riuscito a costruire un partito forte che gli sopravviva politicamente, la Le Pen ha una storia di continuità politica stabile e in ascesa, da piccolo partito a grande soggetto con interessi ramificati, ma anche con grosse pecche essendo un partito a conduzione familiare e con grossi problemi di presentabilità (relazione con la repubblica di Vichy e il padre Jean Marie Le Pen con uscite pubbliche molto infelici su nazismo e sulla Shoah).
Ma quello che più ci interessa è il futuro della coalizione della sinistra guidata da Mélenchon. L’uomo ha saputo ingoiare molti rospi dalla sua uscita dal partito socialista nel 2008. Con un’azione ferma e decisa ha tenuto la barra diritta su questioni fondamentali che riguardavano gli interessi delle persone comuni e dei perdenti dell’attuale assetto politico, non ultimo grazie al supporto di un’analisi chiara della situazione sia economica che sociale è riuscito a costruire un partito che alla fine ha fatto da calamita rispetto agli altri soggetti di sinistra ed è stato premiato dall’elettorato. Certo, non ha raggiuto i numeri necessari per formare un governo, ma riuscire a riportare la sinistra ad avere un ruolo importante in parlamento con numeri che comunque ne garantiscono la sopravvivenza non è cosa da poco. Soprattutto dopo la disfatta del 2017.
Da questo momento però cominciano i problemi seri, gestire l’alleanza e i rapporti interni tra i vari soggetti che la compongono e la risposta politica alle azioni che metterà in campo Macron. L’economista Emiliano Brancaccio in un’intervista rilasciata a Micromega chiarisce molto bene i prossimi passi da compiere:”…farebbero bene a sfruttare la forte presenza nelle aule parlamentari per avviare un lungo lavoro collettivo, di radicamento nella società e di chiarimento teorico.” e “… la nuova sinistra dovrà sciogliere i nodi del suo programma in modo da renderlo concretamente attuabile, oppure farà bene a tenersi alla larga dalle ambizioni di governo per inaugurare piuttosto una lunga stagione di radicamento e di lotte, nelle istituzioni e nella società. Questa biforcazione è inesorabile: vale per la Francia, come per tutti i paesi in cui la sinistra tornerà a mostrare la sua forza.”
Un lavoro di lunga lena ma importante se si vuole costruire una seria alternativa allo stato attuale delle cose.