Trieste rimane ancora oggi una città essenzialmente pratica e funzionale senza perdere però una vena vagamente romantica.
Nel XVIII secolo, con lo sviluppo dei commerci e della città, vengono attirati a Trieste greci, ebrei, armeni e altre genti molto attive dal punto di vista commerciale. Grazie a questi gruppi etnico-religiosi la popolazione cresce, la lingua si evolve, vengono eretti templi e aperte scuole.
Il Neoclassico era sicuramente lo stile dell’epoca, ma i triestini diedero al Neoclassicismo una versione congeniale che avrebbe rappresentato il loro modo di essere e di vita. Infatti, a Trieste si puntò sulla sostanza: il decoro era principalmente di facciata, l’arte lasciò il posto all’edilizia, alla funzionalità e alla praticità.
Le architetture di questa città sono sempre state caratterizzate da forme geometriche semplici ed essenziali. Gli edifici sono accomunati dallo stesso linguaggio architettonico, siano essi abitazioni dei ceti medi, edifici destinati ai servizi, chiese o palazzi governativi. Ovviamente negli edifici maggiori il linguaggio diventa più aulico, l’altezza maggiore, i materiali più pregiati e le decorazioni più costose.
Le abitazioni svolgono nello stesso edificio funzione commerciale al piano terra per esigenze di luminosità e quella abitativa al primo, schema destinato ad evolversi per conferire all’edificio maggiore dignità architettonica, poiché i piani superiori diventano due e si arricchiscono di paraste.
Tipica architettura triestina (Palazzo Tergesteo)
Il primo edificio neoclassico di Trieste venne costruito nel 1798 per merito di Demetrio Carciotti, un commerciante greco che voleva erigere un grandioso palazzo fiancheggiante il Canal Grande; per fare ciò chiamò l’architetto svizzero Matteo Pertsch.
L’edificio presenta una struttura molto imponente (100 metri di lunghezza e 40 di larghezza) poiché doveva svolgere anche funzione di magazzino. Oltre a questa finalità, il palazzo comprendeva l’abitazione del proprietario al piano nobile verso il mare, sedici abitazioni nei piani superiori, al piano terra stalle, rimesse e diciotto magazzini.
Facciata Anteriore
Nella parte centrale della facciata principale si trova uno zoccolo a bugnato aderente al corpo architettonico su cui poggiano sei colonne ioniche scanalate d’ordine gigante che raccordano armoniosamente i due piani superiori, coronati da una scenografica balaustra adorna di statue di Portenus (il guardiano del porto romano), Thyche (protettrice dei negozianti e naviganti), Atena (protettrice della tessitura), Fama (dispensatrice di notizie buone e cattive), Apollo (dio dell’armonia e dell’ordine), Abundantia (con allusione al lusso del commerciante). L’edificio è completato alla sommità da una cupola che poggia su un tamburo, ha calotta emisferica in rame ed è sormontata dall’aquila napoleonica. Le facciate laterali sono più semplici, hanno una fascia di bugnato liscio al piano terra, ritmate solo dalle finestre e dall’architrave nella fascia superiore.
La facciata posteriore differisce dalla principale nelle statue che rappresentano Ercole e Minerva affiancati da due anfore di pietra e dalla scritta bronzea sulla trabeazione (“Demetrio Carciotti MDCCC”, cioè l’anno della fine dei lavori di quella facciata).
Facciata Posteriore
Al piano nobile, all’interno, si apre una sala rotonda (corrispondente alla cupola esterna) con 16 colonne nel perimetro e bassorilievi raffiguranti temi omerici. In cima alla scala si trovano le tre statue di Pittura, Scultura, Architettura, in esse coesistono tradizione classica e leggiadria rococò.
Decorazioni ad affresco nella sala Rotonda
Mentre la struttura è opera di Pertsch, le sculture sono frutto dello scultore Antonio Bosa.
Statue di Pittura, Scultura e Architettura
Matteo Pertsch è l’architetto che maggiormente ha influenzato i modi del costruire a Trieste e la Rotonda Pancera è la sua opera più eloquente.
Nella progettazione di questo edificio ha a disposizione un tessuto urbano frammentario e irregolare, infatti è costretto a costruire in un lotto a cuneo.
Pertsch colloca sull’angolo acuto del lotto un tempio semicircolare con ordine gigante e capitelli ionici. Esso sostiene una cornice molto spessa. Le colonne sono addossate al muro nel quale sono ritagliate tre porte finestre con balaustre e nella parte superiore, degli altorilievi a rappresentare scene di ispirazione greco-romana, con intenti didascalici (Coriolano, Lucrezia, Sacrificio di Ifigenia).
Veduta Principale
Le colonne esterne non vengono addossate alla facciata laterale, ma tenute staccate; l’architetto colloca nello spazio tra colonna e muratura una statua posta su di un basamento per chiudere il ritmo delle tre balaustre che collegano i basamenti delle colonne.