Secondo me c’è una oggettiva difficoltà di fondo, se dobbiamo dire la verità, nella variegata e frastagliata area, politica e culturale, che pone al centro della sua azione e del suo pensiero la critica all’unione europea, intesa come piattaforma giuridica, politica e ideologica del liberismo realizzato, fondata sull’assolutismo di mercato e sul dogma della competizione permanente, che ha sostituito le guerre sanguinose che hanno investito per secoli il continente europeo. E la difficoltà è di natura politica, ma al contempo ideale e simbolica: morte tutte le ideologie, tramontate le grandi narrazioni, il socialismo, il comunismo, il capitalismo regolato, il keynesismo, il cattolicesimo democratico, è rimasto un unico grande vettore ideologico, all’apparenza logoro ma in realtà potentissimo: l’europeismo, inteso come tensione continua verso l’integrazione progressiva di stati, nazioni, popoli, differenti per storia, cultura, economie, sensibilità.
Se riflettiamo, oggi, sul desertificato terreno politico, il dogma europeista è l’unica merce che la politica, i media, gli intellettuali, offrono al popolo affamato di protezione e futuro. Non c’è altro, e questo almeno, in maniera pervasiva, dagli anni ’90, anche se le radici sono ancora più profonde nella vicenda storica del continente. Ecco perché, essendo l’unica motivazione politica, agitata, anzi, direi martellata, ad ogni ora del giorno e della notte da decenni, le persone, non avendo ricevuto altro, dalla caduta del Muro in poi, non ritengono di avere altro orizzonte dinanzi, nessun altro mondo politico possibile.
Oggi, a livello di masse, chi si dice ancora socialista, comunista? Nessuno. Pertanto la critica, anche radicale, feroce, alla configurazione attuale dell’Ue, non trova un consenso di massa, ed è la spiegazione delle difficoltà immani che gli antagonisti di questo sistema si trovano a fronteggiare. Se non si scioglie questo groviglio ideologico, la gente non avrà mai come istanza politica fondamentale la rottura dell’ordine europeo. Chi, in questi anni, ha cercato, da “sinistra”, di costruire una piattaforma di interpretazione ideologica e progettualità politica volta alla rottura/distruzione di questo ordine simbolico e politico, riuscirà a diffondere nella masse questa consapevolezza, tanto da farne materia viva di costruzione di una nuova visione? Difficile dirlo.
Le esperienze, raccoltesi in questi ultimi anni, intorno al grumo di interessi e passioni politiche che potremmo definire come “sovranismo costituzionale”, per il momento hanno avuto scarsa eco e ben gracili articolazioni nella società, anche per lo scarso coraggio di alcuni terminali politici che avrebbero potuto svolgere un ruolo più incisivo, anche perché i media hanno un ruolo fondamentale nella crescita di una consapevolezza politica, e conseguentemente di una forza politica e sociale. E senza di loro è difficile aprirsi un varco nelle moderne società digitali, ma è una via che vale la pena di essere percorsa, gettare un seme è essenziale, domani potrà nascere una pianta forte e vitale.