Per me che sono un appassionato da sempre dei misteri d’Italia, dal caso Moro alla strategia della tensione, da Bologna a Ustica, una onesta militanza dietrologica più che trentennale, è paradossale prendere gli insulti dei complottisti a vario titolo, colti e incliti, aggressivi e titubanti, per un articolo dove li prendevo in giro con un po’ di ironia. Perché se scrivi che il Covid è una bufala, o che Trump è l’ultima risorsa della democrazia nel mondo, schiere di tifosi adoranti e manganellanti si precipitano a darti ragione, ma se ti viene da ridere, no, giammai, è vietato!
Che dire, io penso che i complotti, gli intrighi, esistano da sempre e gli interessi coperti e organizzati da sempre cerchino di plasmare la realtà politica e sociale. Non lo nego. Quello che contesto è assumere la lettura, forzata e maniacale, che solo attraverso la lente deformata del complotto si possa interpretare il reale, sempre e comunque. Questo porta a svalutare la dimensione processuale dei fatti umani, politici e sociali, il dato che ci sono dinamiche complesse alla base del funzionamento delle società, motivazioni politiche e culturali, agenti ideologici e simbolici potenti, contesti economici, pertanto non tutto si può ridurre sempre al complotto di poteri nascosti, che agiscono poi, se notiamo, come se fossero immutabili, almeno nella lettura semplificata e infantile dei sostenitori di queste teorie.
Ad esempio, negli anni ’70 la reazione si servì di servizi deviati e manovalanze assortite, ma è anche vero che nuove soggettività sociali emersero prepotentemente, l’Italia molecolare dei distretti e della produttività diffusa, nuove tecnologie, bisogni inediti, che comunque avrebbero trovato sbocco e rappresentanza, non c’era complotto che poteva fermare questa realtà; oppure, sui Cinquestelle, è vero che possono dare l’impressione di una sorta di creazione in vitro per assorbire il dissenso, ma la verità è che il fallimento del sistema politico della seconda repubblica comunque avrebbe prodotto fenomeni di rigetto nella pubblica opinione, anche se non fossero nati i 5S avremmo avuto altri soggetti politici, ma il bisogno politico di contestazione c’era nella società. Questo voglio dire, c’è una realtà “reale”, vera, che produce i fenomeni, e non solo élites che fanno e disfano.
Il consiglio che mi sento di dare è sempre la lettura del bellissimo testo di Carlo Ginzburg, un monumento della storiografia italiana, “Storia notturna”, edito da Einaudi nel 1989 e recentemente rieditato da Adelphi, nel quale il più grande storico italiano compie uno strepitoso esercizio di virtuosismo storiografico, scandagliando forme culturali e contesti sociopolitici lontanissimi nel tempo e nello spazio, per arrivare a svelare il mistero del sabba stregonesco: parte da un complotto, reale, “provato”, quello che affibbiò ai lebbrosi, nel 1300, la responsabilità della diffusione del morbo, ma lo inserisce in un quadro analitico ricco e articolato, pieno di appigli nella storia politica, religiosa e culturale del tempo, anzi, dei tempi analizzati, offrendo un modello di quello che vuol dire “fare storia”. Un atto culturale ma anche politico, in grado di leggere e interpretare la realtà costruendo strumenti complessi. Tutto il contrario del complottismo, che tanti danni politici ha prodotto.