Mentre il 1931 fu un anno interlocutorio, nel 1932 si assistette alla definitiva svolta politica verso il nazismo del mondo conservatore e all’insanabile frattura tra socialdemocratici e comunisti. Fu un anno denso di elezioni: una per le presidenziali e ben due per il Reichstag. In aprile, il cancelliere Brüning aveva sostenuto attivamente la campagna per la rielezioni di Hindenburg diretto avversario di Hitler, ma ciò non gli valse la fiducia del vecchio generale e cinque settimane dopo le elezioni si dimise. Il nuovo gabinetto fu presieduto da Franz von Papen, che dovette lasciare il partito di cui faceva parte, il Zentrum cattolico, per mantenere una parvenza di equidistanza nell’agone politico.
Il governo Papen perseguì una politica favorevole alle classi industriali ed ai proprietari terrieri secondo le linee di Hindenburg. Nominò ministro della Reichswehr Kurt von Schleicher e tutti i membri del nuovo governo si rivelarono allineati all’opinione politica del presidente. Poiché la maggior parte delle forze politiche si oppose alla nuova amministrazione, Papen sciolse il Reichstag e indisse per il 31 luglio nuove elezioni. Dalle urne uscirono rafforzati i comunisti che raggiunsero il 14,32% e i nazisti, che ottennero il 37,3% dei voti. Questi ultimi soppiantarono come partito di maggioranza relativa i socialdemocratici, che scesero al 21,58%.
In questa fase, il tema centrale era il ruolo che avrebbe dovuto avere l’ormai consolidato partito nazista nel governo del paese. I milioni di sostenitori radicali in un primo momento fecero oscillare la linea politica di Hitler a favore delle classi popolari: volevano una Germania rinnovata e una nuova organizzazione della società tedesca. La frangia meno conservatrice del partito nazista inizialmente avversò qualsiasi deriva che andasse a favore del grande capitale e della grande proprietà terriera. Pertanto, Hitler rifiutò di entrare nel governo Papen e chiese il cancellierato per se stesso, ma Hindenburg respinse la richiesta. Alla fine di agosto non c’era ancora una maggioranza politica in grado di sostenere un esecutivo, di conseguenza il parlamento fu sciolto nuovamente.
Le elezioni furono indette per il 6 novembre, e i nazisti scesero al 33% perdendo due milioni di voti rispetto alla precedente tornata elettorale. Franz von Papen si dimise e il 3 dicembre gli succedette come Cancelliere il generale Kurt von Schleicher. Quest’ultimo, un ufficiale dell’esercito in pensione, era un personaggio che aveva lavorato nell’ombra durante tutto il periodo repubblicano, principalmente rappresentando la fazione militare. Era stato per anni nel campo occupato dai sostenitori della controrivoluzione conservatrice.
Il piano del governo Schleicher era quello di costruire una maggioranza politica che comprendesse le ali estreme dei diversi partiti, incluso quella dei nazisti guidata da Gregor Strasser con l’appoggio dei sindacati. Nonostante i buoni propositi e delle concessioni fatte al mondo del lavoro, attraverso programmi di investimenti pubblici ed assunzioni per milioni di disoccupati, il progetto non trovò il sostegno necessario. Infatti, se da una parte i piani promossi non piacquero alla galassia conservatrice, dall’altra la classe operaia non riponeva fiducia nei confronti degli alleati che si sarebbe ritrovata in un simile governo.
Tutti gli avvenimenti che abbiamo descritto sopra avvennero in un clima da guerra civile, con centinaia di migliaia di militanti organizzati in formazioni paramilitari. L’assassinio politico era diventata la norma come nei primi anni di vita della Repubblica di Weimar. Nel periodo che precedette le elezioni del 31 luglio si contarono circa 300 morti e più di 1.100 feriti.