Rinascita. È la parola che, insieme al titolo ottimista di quest’anno è in grado di dare una nuova speranza alla mostra che non avrebbe dovuto entrare in scena.
Nonostante il covid abbia spazzato via i progetti di mesi, gli organizzatori non si sono rassegnati e hanno dato un volto nuovo alla mostra che ci accompagna da circa 10 anni in un percorso sempre più affascinante.
Ma che significato assume la parola “perdita” in questo contesto artistico? La parola è usata in riferimento a opere perdute e poi riportate alla vita, una riflessione sulla motivazione della perdita e sulla spinta per richiamare esse al mondo. D’altro canto, gli stessi significati che possiamo ora cogliere nel contesto nazionale attuale.
A tal proposito, quest’anno c’è stata la collaborazione con Factum arte, un’organizzazione spagnola che si dedica alla valorizzazione dell’arte tramite esperti in grado di donare una seconda possibilità ad opere distrutte o perdute. Grazie alla loro collaborazione con Sky arte e alla squadra di storici, restauratori e tecnici, sette delle opere visibili in mostra comprese di dettagli inizialmente scomparsi, sono state portate alla luce sia grazie all’aiuto delle nuove frontiere tecnologiche, sia mediante ritocchi perfetti fatti direttamente a mano.
Le opere tornate in vita sono ora capaci di restituire magnificamente molti dettagli degli originali scomparsi. Tra le sette opere risorte possiamo ammirare una delle enormi tele raffiguranti le Ninfee di Monet, anticamente carbonizzato nell’incendio del 1958 al MoMa di New York, e che ha caratterizzato il periodo triste attraversato dall’artista nei suoi ultimi anni di vita, fino a spegnersi nel 1926.
Altri nomi importanti che si ritrovano in mostra sono Van Gogh con il suo Vaso con cinque girasoli e Caravaggio con diverse opere come La buona ventura (l’attribuzione di tale opera a Caravaggio è tuttavia ancora dibattuta), che creano un fil rouge con la scorsa mostra.
Sempre in riferimento alla mostra del 2019 dal titolo “Maestri”, troviamo il rifacimento della vetrata policroma, copia parziale della cattedrale di Chartres, che lo scorso anno poteva essere ammirata al primo piano dell’edificio, quest’anno rifatta e riprodotta dal mastro vetraio Sandro Tomanin di Rovigo.
Un ultimo consiglio logistico prima della visita? Ricordatevi della prenotazione sul sito della mostra!