Gli esempi che abbiamo avuto sotto gli occhi nelle ultime settimane sono stati durante le presidenziali Statunitensi, nelle quali la propaganda fatta da Donald Trump è stata abbondantemente criticata. Il suo slogan “Make America great again” è stato commercializzato e posto non solo sui classici striscioni ma anche su poster, cappellini, magliette, tazze e addirittura mascherine. Nel 2020 Trump, come molti politici italiani, usa Twitter e i social media per comunicare con gli elettori e nel caso del predecessore di Biden, anche per diffondere notizie false: è di aprile 2017 un interessante articolo di Vanity Fair che sostiene quest’ultima tesi e ipotizza un parallelismo tra la propaganda di Trump e il sofisticato modello sviluppato da Putin (https://www.vanityfair.com/news/2017/03/is-trumps-chaos-a-move-from-the-kremlins-playbook) introdotta da questa inquietante immagine:
Fotomontaggio che poco si discosta da immagini come queste:
La propaganda come forma d’arte compare agli inizi del Novecento per poi continuare ad espandersi negli anni successivi in tutto il mondo.
In risposta al movimento Costruttivista russo (movimento a favore di un’arte rivolta ai soli scopi sociali) si sviluppa una nuova concezione dell’arte che avrebbe condotto un gruppo di artisti costruttivisti fino alla teoria del Produttivismo, per il quale il ruolo autonomo dell’arte non esiste più, poiché questa è subordinata alla dimensione della funzionalità sociale. In poche parole, il Produttivismo restringe l’attività artistica alla creazione di modelli per la produzione industriale. Mentre alcuni non si riconobbero in questa evoluzione e l’asciarono l’URSS (Vasilij Kandinskij, Naum Gabo), molti autori di questo movimento si impegnarono nella propaganda rivoluzionaria (El Lissitzkij, Vladimir Tatlin).
El Lissitzkij, Battiamo i bianchi con il cuneo rosso, 1920 – Manifesto e messaggio politico indirizzato alle sole persone colte. L’esercito sovietico è rappresentato dal cuneo rosso che infrange il cerchio bianco, cioè il potere dell’antico regime, gli zaristi. V. Tatlin, Monumento alla Terza Internazionale, 1920 – Oggetto produttivista interamente funzionante, simboleggia il dinamismo della rivoluzione. Considerato non come una mera costruzione ma come una composizione d’autore.
Sempre in Russia, negli anni ’20-’30 nasce il realismo socialista sovietico come “arte dell’onestà”. Il commissario del popolo per la cultura Zdanov, sosteneva infatti che gli artisti dovessero dipingere la realtà nel suo sviluppo rivoluzionario e contemporaneamente educare nello spirito del comunismo. Come? Con soggetti chiari di propaganda. Da qui la considerazione che il realismo socialista fosse arte e cultura di stato ma contemporaneamente controllato dal partito.
Il movimento del muralismo messicano degli anni ’20-’30 è stata una corrente che si è imposta fermamente contro l’arte borghese e a favore di un’arte di propaganda per fare in modo che il proletariato possa produrne di propria: un’arte quindi di lotta ma allo stesso tempo educativa. Ne sono derivati notevoli cicli pittorici di murales con temi popolari posti sul piano pedagogico con la funzione principale di propaganda.
Diego Rivera, Storia del Messico: dalla conquista al futuro, 1929-35, Palacio Nacional, Città del Messico
Spostandosi in Italia non si può fare a meno di incontrare il fascismo, con la sua arte improntata ad indirizzare il gusto del pubblico e di conseguenza diventare veicolo di propaganda. Infatti già dalla fine degli anni 20 il regime governa eventi espositivi ed esposizioni, fino a culminare dalla metà degli anni 30 con l’esaurimento della politica culturale nella propaganda.
Come non nominare la Germania nazista?! Abbiamo già parlato di Goebbels, il designato per la propaganda del terzo reich, carica che ci fa già comprendere l’importanza della propaganda per la nazione. Evento importante che sia Hitler che Goebbels vollero sottolineare sono le Olimpiadi di Berlino del 1936, considerate fin da subito come ottimo soggetto per due film sull’argomento e ottimo tema di propaganda del terzo reich grazie ad un’attualizzazione dello spartano in concordanza con il corpo perfetto dell’atleta tedesco.
Tecnica molto importante nel mondo della propaganda è stato il fotomontaggio, nato nell’Ottocento e molto studiato e applicato nella Germania del secolo successivo.
Alcuni nomi di rilievo in questo panorama sono i tedeschi George Grosz e John Heartfield che inizialmente studiano il fotomontaggio e il collage a derisione del cubismo, e solo poi comprendono il ruolo di questa tipologia di arte; essa infatti poteva essere piegata per avere un effetto persuasivo sullo spettatore tramite i mezzi di comunicazione di massa.
J. Heartfield, Adolf il superuomo ingoia oro e vomita sciocchezze, 1932
J. Heartfield, Il significato del saluto di Hitler, 1932
Lo scopo quindi, soprattutto per Heartfield che abbraccia un carattere più comunicativo, diventa l’informazione e la politicizzazione tramite la propaganda. I coniugi Hannah Hoch e Raoul Hausmann presero molto a cuore la tecnica e la fecero propria con alcune differenze: mentre la Hoch pone al centro l’immagine fotografica rendendo il fotomontaggio più omogeneo, il marito vuole dare un’enfasi più testuale tramite parole frammentate.
H. Hoch, Tagliato con il coltello da cucina […]
R. Hausmann, ABCD
Il russo Gustav Klutsis e Heartfield furono i primi membri dell’avanguardia a invocare la propaganda come vero e proprio modello artistico. L’idea non fu ben accettata poiché quest’utima indicava manipolazione, politicizzazione e una strumentalità che annuncia la distruzione. Anche per queste motivazioni i due vennero considerati troppo avanguardisti poiché la loro posizione antiartistica era vista come opposizione alla sfera pubblica borghese. Purtroppo queste immagini non ebbero l’effetto desiderato dal momento che il popolo tedesco votò l’ascesa di Hitler al potere e di conseguenza Heartfield fu ricercato dalla Gestapo.