La disfatta della Germania imperiale nella prima guerra mondiale e la conseguente abdicazione di Guglielmo II come imperatore e re di Prussia facevano presagire un epilogo rivoluzionario alla crisi istituzionale del paese. Questo non avvenne perché, sciolto il precedente governo, il potere passò in mano ai Consigli dei Lavoratori e dei Soldati della Grande Berlino, che con i suoi commissari esecutivi (tra cui Paul Hirsch, Otto Braun e Adolph Hoffmann) cercarono di evitare strappi e di mantenere in essere l’amministrazione precedente in maniere tale che fosse garantito il disbrigo degli affari correnti.
Le cariche più importanti del nuovo governo passarono in mano ai socialdemocratici e il 23 dicembre furono indette le elezioni per un parlamento costituente che avrebbe dovuto redigere il nuovo statuto del Land prussiano. Tutto questo avvenne in un clima molto teso in cui i socialdemocratici stipularono un patto segreto con l’esercito per ottenere l’adesione dei militari alla nuova repubblica. I Freikorps furono lo strumento principale di questo accordo: intervennero per liquidare la rivolta spartachista scoppiata il 4 gennaio dopo che il presidente della polizia di Berlino Emil Eichhorn venne licenziato, decisione che venne interpretata come un affronto fatto alla parte rivoluzionaria della sinistra. In breve tempo e con l’uccisione di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg l’esercito ebbe la meglio sui rivoltosi.
Il 26 gennaio 1919 si tennero le elezioni per l’Assemblea di Stato prussiana. L’SPD divenne il partito più forte con il 36,4%, seguita dal 22,4 % del Zentrum (cattolici), dal 16,2% del DDP (Liberali di sinistra), dall’11,2% dell’DNVP (conservatori), dal 7,4% USPD (socialdemocratici indipendenti) e dal DVP (nazional liberali) con il 5,7%. L’Assemblea si riunì per la prima volta il 13 marzo 1919, il nuovo governo prussiano fu sostenuto dalla “Coalizione di Weimar” che rispecchiava anche la maggioranza a livello federale. Esso fu composto da socialdemocratici, dal Zentrum e dai liberali di sinistra che occupavano 298 seggi dei 401 dell’assemblea costituente. I primi provvedimenti furono la liquidazione delle vecchie istituzioni monarchiche, mantenendo al contempo leggi e provvedimenti compatibili con il nuovo corso.
Sempre in marzo ci furono vasti scioperi da parte dei minatori della Ruhr, sostenuti dai comunisti e dai socialdemocratici indipendenti, che reclamavano la socializzazione delle miniere e migliori condizioni di lavoro. Ma fu proprio un sindacalista, nonché membro dell’SPD e del governo prussiano, Otto Braun, che riuscì a fermare lo sciopero che stava pesantemente impattando sugli approvvigionamenti energetici del paese. In Alta Slesia nel mese di agosto una parte della popolazione polacca si rivoltò, ma il movimento fu soppresso militarmente. In Pomerania ci furono scontri tra i braccianti agricoli e i grandi proprietari terrieri, che ricevettero il sostegno delle unità dell’esercito regionale e dei Freikorps. Intervenne anche in questo caso Otto Braun che impose un’ordinanza di emergenza per far rispettare le regole della contrattazione collettiva per i lavoratori agricoli.
Fu proprio in questi primi periodi che l’azione politica della sinistra tedesca si sviluppò in due direttrici: quella dell’SPD, che possiamo definire costituzionale, e quello rivoluzionaria costituita dai socialdemocratici indipendenti e dai comunisti. Da una parte. Otto Braun cercò di far rientrare gli scioperi che si estendevano dalla Ruhr ai territori ad Est dell’Elba, anche a costo di dividere l’azione dei lavoratori, mentre, sul lato opposto, la sinistra radicale cercava di portare avanti una politica rivoluzionaria per non tradire gli ideali da cui aveva tratto origine.