È da poco uscito il Censimento dell’Istat sugli enti gestori dei servizi idrici operativi nel 2018 per le acque ad uso civile: il quadro molto dettagliato che viene restituito, ci parla di una filiera pubblica delle risorse idriche, dal prelievo di acqua per uso potabile alla depurazione delle acque reflue urbane, molto complessa e variegata ma lontana da un bilancio idrogeologico sostenibile ed equilibrato. Noi parleremo quindi di cosa succede alla fonte e durante il trasporto tralasciando momentaneamente cosa accade alla fine.
Due le evidenze, una apparentemente positiva mentre l’altra sicuramente negativa. La prima è che per la prima volta negli ultimi vent’anni i prelievi di acqua per uso potabile sono lievemente in calo: -2,7% rispetto al 2015; la seconda invece ci dice che il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi in ingresso e i volumi erogati, rimane sempre troppo elevato: pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42% dell’acqua immessa in rete. Sebbene complessivamente in 13 regioni su 21 e in 6 distretti idrografici su 7 aumentino le perdite idriche totali in distribuzione, il Friuli Venezia Giulia è in controtendenza e la variazione rispetto il 2015 ha un segno negativo. I livelli di perdite, ancora molto alti e superiori al valore medio nazionale, si attestano al 45,7%. Le regioni che fanno meglio sono al 35%.
Dai pozzi sono prelevati 4,5 miliardi di metri cubi di acqua (48,9% del volume complessivo dei prelievi). Poco più di un quarto (26,4%) è sottoposto a un trattamento di potabilizzazione. Secondo alcuni dati del dott. Alessio Mereu dell’Università degli Studi di Trieste, che ha analizzato sei banche dati diverse, le sorgenti in regione sarebbero 1.186, 160 le risorgive, 2.277 i sondaggi meccanici e 7.788 i pozzi da concessione per un totale complessivo di 47.849 pozzi registrati. Infine quasi tutti i comuni hanno un servizio di distribuzione dell’acqua potabile attivo (7.937 su 7.954, 99,8%) a copertura completa o parziale del territorio. In regione sono quattro le località che ricorrono esclusivamente a forme di autoapprovvigionamento attraverso pozzi privati.
Alla luce di questi dati, deve rimanere sempre molto alta l’attenzione sulla tutela del sistema delle acque che non può prescindere dalla conservazione delle falde freatiche e artesiane, che ne sono origine e serbatoio. Qualsiasi ragionamento economico, culturale o sociale volto al progresso in questo campo, deve avere come premessa indiscutibile il rispetto del sistema idrogeologico. Solamente con i corretti afflussi e deflussi, che significa senza sprechi ed eccessi, sarà possibile minimizzare l’ impatto sull’ecosistema che in questo momento è inutilmente danneggiato. I prelievi per i diversi utilizzi devono essere migliorati ed efficientati, oltre che vincolati a severi controlli per il mantenimento della qualità delle risorse idriche.