Le cause che portarono all’aumento esponenziale dell’inflazione in Germania nel 1923 furono essenzialmente politiche. Il sostegno economico agli scioperanti della Ruhr ebbe l’effetto però di esacerbare i problemi del debito pubblico cresciuto durante e dopo la guerra. Oltre a questo c’era l’importante partita dei risarcimenti di guerra.
Il grafico qui sopra riporta quanti marchi di carta ci volevano per acquistare un marco d’oro. Questa curva esprime la cifra abnorme a cui era arrivata nel 1923 l’inflazione.
Per stabilizzare la situazione furono presentati vari provvedimenti: da un lato si propose una stretta creditizia e fiscale per drenare la massa di denaro oltre ad una forma di indicizzazione del valore della fattura all’atto del pagamento che aiutasse il ripristino della fiducia presso gli investitori stranieri e favorisse così l’afflusso di capitali dall’estero; un’altra proposta era il ritorno al Gold Standard, principalmente sponsorizzata dall’industria perché si pensava, così facendo, di aumentare le opportunità di esportazione grazie al cambio fisso; infine fu ipotizzato di usare il patrimonio immobiliare della nazione per coprire con beni reali il valore del nuovo marco.
Quest’ultimo suggerimento ci ricorda quello che qualche anno fa avanzò l’economista Savona per garantire una parte del debito pubblico italiano in cambio di una maggiore flessibilità fiscale. Come si vede passano gli anni e i decenni, ma essendo i problemi essenzialmente sempre gli stessi, le soluzioni non possono che essere simili.