Nel settore del digital health la nostra regione è considerata un modello di eccellenza, un esempio virtuoso di investimenti pubblici e privati.

Ma di cosa stiamo parlando?

La digital health è il punto dove la sanità incontra la tecnologia e la genomica con lo scopo di migliorare le cure sanitarie e renderle più efficaci. La digital health si occupa della digitalizzazione in ambito diagnostico, terapeutico, assistenziale e di ricerca traslazionale allo scopo di aiutare gli operatori sanitari nel loro lavoro quotidiano e i pazienti a gestire le malattie e i rischi per la salute.

Per l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) quando si parla di Digital health ci si riferisce all’e-health ma anche ad ulteriori “scienze informatiche avanzate”. Possiamo però dire che ormai la Digital health e l’E-health siano diventate dei sinonimi ed esse racchiudono tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione necessarie a far funzionare il sistema sanitario. Attraverso la tecnologia si punta a generare importanti benefici in termini di nuove soluzioni salvavita, oppure ausili personalizzati per migliorare significativamente la qualità della vita delle persone.

Nato poco prima del 1999, il termine e-health si è sviluppato nell’ambito delle aziende tecnologiche con l’idea di dare un nome distintivo all’idea della convergenza del sistema sanitario con Internet. Questo termine è figlio della rivoluzione tecnologica avvenuta in seguito all’esplosione di internet e all’enorme diffusione dei dispositivi di nuova generazione ad essa connessi.

L’importanza dei dispositivi IoT nella digital health ha portato alla creazione di un nuovo termine, la m-Health, come sottoinsieme dell’e-health. Essa comprende l’unione del mobile computing alla sensoristica medica e tecnologie per l’assistenza sanitaria. Le applicazioni dell’m-health tipicamente includono l’uso di dispositivi mobili nella raccolta di dati sanitari e clinici, la fornitura di informazioni sanitarie a professionisti, ricercatori e pazienti, il monitoraggio in tempo reale dei segni vitali dei pazienti o la fornitura diretta di assistenza.

In regione tutto l’ambito è rappresentato da oltre 150 aziende che possono essere raggruppate in tre settori Bio strettamente connessi tra loro: il Biomedicale (BioMed), il Biotecnologico (BioTech) e il Bioinformatico (BiolCT). Il numero di addetti è pari al 5.3% del totale manifatturiero e, tra artigianato e industria, si caratterizza per un numero relativamente ridotto di realtà produttive, 285 aziende nel 2011.

Nel 2014 il comparto ha fatto registrare un fatturato complessivo attorno ai 900 Mln di euro impiegando oltre 5.000 addetti. I numeri hanno mostrato inoltre un incremento del 15% rispetto al 2012 su entrambi i parametri.

Mai come ora, in epoca di Coronavirus, le aziende sono state messe alla prova. Quelle che avevano investito maggiormente in ricerca e innovazione sono quelle che sono risultate le più preparate a reagire meglio. L’integrazione tra Start up e imprese sotto la guida di università ed enti di ricerca regionali sarà la sfida per il futuro: la strada obbligata per uno sviluppo economico più giusto e per una sanità pubblica più forte e più efficiente.