Le elezioni furono fissate per il 5 marzo del 1933. Hitler e i suoi accoliti speravano in una sollevazione da parte dei socialdemocratici e dai comunisti per giustificare un colpo di mano. Nonostante tutte le provocazioni naziste, il blocco dei giornali della sinistra e il divieto per i comizi non ci furono rivolte da parte dei “rossi”. Non fu comunque una passeggiata, ci furono cinquantuno antinazisti uccisi.
Göring, che aveva assunto la posizione chiave di ministro degli interni in Prussia, destituì centinaia di funzionari repubblicani sostituendoli con dei nazisti. La polizia doveva reprimere chi era contro lo stato ma non doveva ingaggiare scontri con le SA, le SS e i membri dello Stahlhelm. Affiancò alle forze dell’ordine un corpo di polizia ausiliario composto proprio da queste ultime formazioni. Di fatto i nazisti stavano occupando lo stato. I principali esponenti del partito comunista si diedero alla macchia, molti trovarono rifugio in Unione Sovietica. Ma l’ipotizzata sollevazione della sinistra non ci fu.
La sera del 27 febbraio avvenne l’evento chiave che i nazisti stavano aspettando, l’incendio del Reichstag. La colpa fu immediatamente data ai comunisti. Rimane ancora oggi un mistero se fu dato alle fiamme per ordine della dirigenza nazista oppure, e gli storici in generale sembrano propendere per questa ipotesi, se l’autore individuato dalla polizia Marinus van del Lubbe fu l’unico e il solo. Il rogo del parlamento tedesco fu utilizzato come pretesto per un giro di vite. Il giorno dopo fu emanato un decreto “per la protezione del popolo e dello Stato”, in esso si leggeva che “le restrizione della libertà personale, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà di stampa, del diritto di riunione e di associazione; violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private; mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni della proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore”.
Oltre a questo vennero dati pieni poteri al governo centrale per imporsi sugli Stati federali e venne istituita la pena di morte per un certo numero di delitti. Moltissimi affiliati alla sinistra e ai partiti liberali furono arrestati tra cui anche alcuni membri del Reichstag nonostante godessero dell’immunità parlamentare. Ormai la censura e il blocco dell’attività politica dei partiti erano diventati pienamente legittimi.
Il 5 marzo ci furono le elezioni, i nazisti, che speravano di ottenere la maggioranza assoluta presero il 44%, mancarono l’obiettivo, un terzo aveva votato malgrado tutto per i partiti di sinistra e il resto per gli alleati di Hitler e il Zentrum. Il destino della democrazia tedesca era segnato, il presidente Hindenburg non fiatò sulle palesi violazioni della costituzione ed anzi avallò lo stato delle cose con la sua firma. I tedeschi sarebbero tornati a votare per delle libere elezioni solo a guerra finita nel 1949.