Raddoppiano le bollette. E ci dicono che non c’è niente da fare: è il mercato, sorry. Dalla recinzione di terre comuni del 700 all’applicazione privata delle scoperte scientifiche dell’800, la predazione dei beni comuni è continuata con acqua, energia, infrastrutture, biotecnologie, merci sul mercato. Le persone sono espropriate delle loro libertà d’uso, oggi come allora, per permettere a una minoranza di banditi la rendita e l’accumulazione del capitale. Già in passato, in conflitto con le istanze della democrazia, la soluzione fu distruggere la democrazia stessa con il fascismo, smantellare ovunque lo stato sociale, non pago della caduta dell’alternativa di sistema del 1989. Vero che siamo liberi, ma senza emancipazione sociale e liberazione dalla necessità, libertà significa solo privilegio, ovvero alla fine la libertà della proprietà, “la roba”.
Però la gigantesca avventura umana per cambiare il mondo continua. Misconosciuta e derisa, una parte della generazione cresciuta in un capitalismo considerato forma di vita naturale ha riscoperto le tradizioni rivoluzionarie del passato, costruisce un nuovo immaginario sovversivo e si organizza in una pluralità di soggetti ed alleanze. Ritrova con Trockij che “l’internazionalismo è il riflesso politico e teorico del carattere internazionale dell’economia”, mentre con Benjamin, ad esempio sul clima, che “forse le rivoluzioni sono il ricorso al freno di emergenza da parte del genere umano in viaggio su questo treno” (il macchinario-la tecnologia). Intellettuali, accumunati dai valori di umanità, amicizia e solidarietà (ma anche dalla mancanza di proprietà e dalla marginalità sociale) che si schieravano dalla parte dei deboli, di coloro che non avevano alcuna rappresentanza. Oggi i cosiddetti studiosi sono comodamente rifluiti nelle università, da privilegiati svolgono raramente un ruolo pubblico, men che mai critico (sono anzi i guardiani ideologici dell’autorità). E chi dà voce a sei milioni di poveri in Italia? Forse anche per questo la Comune di Parigi (1871) è stata recentemente riscoperta come esperienza straordinaria di autogoverno comunitario, che aveva sostituito “il governo delle persone con il governo delle cose”: il tessuto sociale eterogeneo e precario dei suoi protagonisti ricorda quello della gioventù dei giorni nostri. Come quei tre milioni di giovani che non studiano e non lavorano, uno spreco di energie e intelligenze, la maggior percentuale nell’occidente sviluppato e il 70% in più della media europea.
Oggi non ho trovato la quotazione del materialismo storico sul Sole-24ore. Comunque c’era scritto che il patrimonio dei 40 miliardari italiani è cresciuto del 56% in due anni, arrivando a 185 miliardi di €, equivalente alla ricchezza netta dei 18 milioni di italiani meno abbienti.