Se negli scorsi articoli ci siamo occupati di Mercurio e, con maggiore attenzione, di Venere viste le recenti scoperte, oggi è arrivato il momento di puntare i nostri riflettori su Marte, il “pianeta rosso”. Facilmente osservabile grazie alla sua tipica colorazione, esso è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole e l’ultimo prima dei grandi giganti gassosi, prende il nome dal dio della guerra della mitologia romana e il suo colore caratteristico lo deve alla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre.
Marte è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare: le sue dimensioni sono intermedie tra quelle del nostro pianeta e quelle della Luna, ed ha l’inclinazione dell’asse di rotazione simile a quella terrestre. Anche sul pianeta rosso si succedono quattro stagioni, e questo lo si deve all’angolo di inclinazione del suo asse rispetto al Sole, molto simile al nostro (25 gradi contro 23.5 gradi terrestri). Tuttavia, poiché l’anno di Marte è circa il doppio del nostro, anche le stagioni sono più lunghe e tra loro non hanno la medesima durata per la traiettoria principalmente ellittica. Inoltre, le stagioni hanno una durata differente a seconda del luogo: nell’emisfero nord l’estate e la primavera durano di più, mentre in quello sud sono più lunghi l’autunno e l’inverno. Il giorno del pianeta rosso dura 24h 39m 35.244s, una piccola ma significativa differenza, sufficiente a renderne impossibile la misurazione attraverso i normali orologi e calendari terrestri. Così, mentre sulla Terra per la misurazione delle ore durante una missione si usa il giorno solare terrestre (86400s), per la durata delle missioni marziane si usa il Sol (88775,244s). Le temperature medie superficiali sono piuttosto basse (tra −120 e −14 °C)
La sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari, deserti sabbiosi e formazioni geologiche che suggeriscono la presenza dell’idrosfera in un lontanissimo passato. La superficie del pianeta appare tremendamente butterata ed a causa della bassissima densità dell’atmosfera non è in grado di “consumare” buona parte delle meteore, che pertanto raggiungono il suolo con maggior frequenza rispetto a quanto accade sulla Terra. Su Marte possiamo trovare tre formazioni geologiche fra le più notevoli e magnifiche del sistema Sol: l’Olympus Mons, o monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare alto 27 km (3 volte il nostro monte Everest), le Valles Marineris, un lungo canyon notevolmente più esteso di quelli terrestri, ed un enorme cratere sull’emisfero boreale, ampio circa il 40% dell’intera superficie marziana.
Intorno al pianeta rosso orbitano i due satelliti naturali Fobos e Deimos, di piccole dimensioni e dalla forma irregolare, probabilmente due asteroidi catturati dal campo gravitazionale del pianeta, che compiono orbite quasi circolari, assai prossime al piano equatoriale di Marte. Fobos, il più interno, completa la sua orbita in poco più di un terzo del periodo di rotazione del pianeta, caso unico nel sistema solare, e dista solo 9 mila chilometri dal pianeta. Per questo è soggetto a significative maree indotte da Marte che determinano una costante riduzione dell’orbita e che ne causeranno infine la disgregazione.
Marte possiede quattro asteroidi troiani, ovvero satelliti che condividono con lui l’orbita, ma che non collidono con il corpo celeste principale a causa della loro posizione “strategica” di equilibrio. Il primo di questi, 5261 Eureka, fu scoperto nel 1990, e fu chiamato così in onore della famosa espressione attribuita ad Archimede.
Nel prossimo articolo approfondiremo l’importanza di Marte nel processo di esplorazione spaziale portato avanti dagli ormai celebri rover marziani, dei pericoli associati allo sbarco umano sul pianeta rosso e di alcune nuove scoperte che il pianeta sta rivelando.