Nell’ultimo mese, come Comitato Stop TTIP di Udine abbiamo aderito, insieme ad altri 600 soggetti, singoli ma soprattutto movimenti e gruppi, ad un Manifesto che ha espresso un’idea forte: la nostra società all’epoca della pandemia ha bisogno di CURA: con la serie di gravi ripercussioni a livello sanitario, lavorativo, sociale la Società non può essere curata se non si denuncia l’insostenibilità di un sistema fondato sul profitto.
Una prima tappa: un’Assemblea on line lo scorso 24 ottobre, con 142 interventi nella giornata ha visto uniti tutti i movimenti che avevano aderito al Manifesto “Costruire la Società della Cura, uscire dall’economia del Profitto”.
Non potendo presentare tutte le tematiche del Manifesto e gli interventi durante l’Assemblea, mi soffermo su alcuni aspetti centrali del progetto.
Quali aspetti della nostra società devono essere curati?
Curare, innanzitutto il commercio globale e denunciare la pervicacia delle lobby
Già dal 2019 l’UNCTAD, agenzia delle Nazioni Unite, avvertiva che l’economia era sotto stress, l’aumento dei volumi di scambio internazionali non aveva garantito il superamento delle disuguaglianze, anzi ne aveva generate di nuove, mentre le grandi imprese ne avevano goduto ampiamente.
Solo il principio di precauzione, quel principio contenuto nel Trattato sul funzionamento dell’Europa per cui gli Stati dell’Unione devono agire a monte per la tutela dei cittadini, autorizza le autorità pubbliche a fermare commerci, import export, produzioni potenzialmente pericolose per un Paese. Stati Uniti, Canada, Brasile non riconoscono il principio di precauzione e vogliono cancellarlo e/o annacquarlo nei Trattati di libero commercio indicandolo come una misura protezionistica da parte dell’Europa.
Ricordiamo che Ttip (Usa-Ue), Ceta (Canada-Ue), Mercosur (Brasile, Uruguay, Paraguay e Argentina con Ue), Trattati approvati nel Parlamento europeo, dovranno però essere ratificati dai singoli Parlamenti nazionali.
Per gli Usa, ad esempio, sono da bollare gran parte delle misure di tutela della salute pubblica e dell’ambiente, le procedure di autorizzazione dei farmaci in Europa, i controlli sulle etichettature del cibo, sui pesticidi, sul glifosato, sugli Ogm.
Sempre i suddetti Stati, USA, Canada, Brasile, sono ricorsi più volte contro le regole europee al Tribunale delle dispute dell’Organizzazione mondiale del commercio e le Multinazionali si sono appellate ai Tribunali arbitrali, che rappresentano una sorta di giustizia parallela, ottenendo in molti casi risarcimenti milionari
Curare una giustizia sociale e ambientale
L’emergenza climatica è drammaticamente vicina al punto di non ritorno. Non esiste più un tempo utile: il riscaldamento climatico si aggrava, aumentano gli incendi, accelera la scomparsa dei ghiacciai, la morte delle barriere coralline, la sparizione di interi ecosistemi e di specie animali e vegetali, aumentano le inondazioni e i fenomeni meteorologici estremi; anche la nostra indifesa resistenza alle pandemie ha la sua causa profonda nella distruzione degli ecosistemi naturali, nella progressiva industrializzazione della produzione, in primo luogo di quella agroalimentare, condita con ogni tipo di sostanze nocive, nella velocità della logistica tra terre lontane con spostamenti di capitali, merci e persone secondo un modello produttivo dominante basato sulla chimica tossica, sull’agrobussiness e sugli allevamenti intensivi, con conseguente aumento della deforestazione e della drastica diminuzione della biodiversità.
Mettere al centro la tutela del lavoro e la lotta alle disuguaglianze e alla povertà
La pandemia ha indebolito sempre più le fasce deboli della popolazione, dai migranti ai senza casa, dai disoccupati ai disabili, dalle persone fragili ai non autosufficienti, e ha allargato la condizione di precarietà, con altri milioni di persone che si sono trovate senza alcun reddito; non può esserci società della cura senza il superamento della precarietà e senza una ridefinizione dei concetti di benessere sociale, lavoro, reddito e welfare.
Difendere i beni comuni, l’acqua e l’aria e tutti i settori di interesse pubblico
Significa garantire i diritti fondamentali alla vita e alla qualità della stessa, riconoscere sia i beni comuni naturali, a partire dall’acqua, come bene essenziale alla vita sul pianeta, sia i beni comuni sociali; sostituire il paradigma del pareggio di bilancio finanziario con un pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere.
La tutela dei beni comuni si lega poi strettamente alla garanzia di servizi pubblici efficienti che ne garantiscano l’accesso e la fruibilità; deve essere pertanto, organizzata un’immediata sottrazione degli stessi al mercato, una loro gestione decentrata, comunitaria e partecipativa, nonché risorse adeguate e incomprimibili.
Sia nel Manifesto sia nel corso dell’Assemblea on line sono state sviluppate numerose altre tematiche che intendono suggerire azioni per una società diversa: la tutela dell’ambiente e del suolo, la protezione di un agroalimentare sano e controllato.
La riconversione dell’economia in senso pacifista con il taglio alle spese militari, il sostegno alle forme di accoglienza, una ricchezza di temi e proposte per costruire una società diversa.
Anche il nostro Comitato Stop TTIP si è inserito in questa convergenza di Associazioni e Movimenti.
Ecco le nostre proposte politiche:
denunciare a chiare lettere la pervasività delle Multinazionali, pronte a condizionare le decisioni dell’UE, tenendo i contatti con alcune Agenzie di informazione come il Ceo, il Corporate Europe Observatory, che monitora l’assedio alle istituzioni da parte delle Multinazionali, soprattutto quelle dell’agrochimica decise a ridurre le protezioni sanitarie e fitosanitarie;
premere sul Parlamento Italiano affinché non si ratifichino in Italia TTIP, CETA, Mercosur allo scopo di avviare un profondo ripensamento della ragione e degli obiettivi della politica commerciale nazionale ed europea, specialmente sull’agroalimentare;
spingere sui nostri Europarlamentari affinché non si arrivi all’allentamento delle maglie legislative sui pesticidi e sui limiti massimi di residuo e perché non si accetti un doppio regime sui pesticidi tra regole europee, tutto sommato più restrittive in rapporto alle sostanze nocive presenti, e i prodotti che verrebbero importati da Canada, USA e Brasile con il Ceta, il Ttip e il Mercosur;
indirizzare gli investimenti in agricoltura e le politiche di sostegno verso le piccole e medie aziende contadine anche con strumenti di sostegno al mercato interno;
permettere a Stati e autorità locali di introdurre reti di sicurezza e sostegno al reddito per i poveri urbani e rurali senza che vengano classificate come distorsive del mercato;
sollecitare clausole d’esclusione dal negoziato di interi settori d’interesse pubblico, a partire da acqua, istruzione, sanità e produzione alimentare di base, che li sottragga dall’area d’azione dei nuovi trattati e degli eventuali meccanismi di arbitrato in vigore;
spingere per subordinare l’avvio dei negoziati, a livello multilaterale, plurilaterale e bilaterale, all’adesione vincolante dei contraenti ai Trattati internazionali fondamentali, sia vincolanti sia volontari, in tema di lavoro, ambiente, clima e diritti umani;
premere per l’annullamento delle clausole arbitrali, per escludere la possibilità da parte degli investitori di rivalersi contro gli Stati partner presso meccanismi esterni alla giustizia ordinaria.