Incredibile ma vero, ancora una volta le strade degli affari e dei profitti restano sempre percorribili e ben asfaltate per introdurre sostanze dannose alla salute e rese accettabili e godibili dalla maggioranza politica di turno. Assistiamo, quindi, quasi impotenti, di fronte al colpo di mano Ogm nel Senato italiano da parte del centro destra pronto ad aprire strade contrarie e pericolose per la salute di quei cittadini che, affabilmente e con belle parole, assicura di voler tutelare. Evviva il made in Italy!

E anche la nostra Regione su questi temi piange lacrime amare.

Che cosa è accaduto nelle Commissioni del Senato italiano?

Martedì 30 maggio le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato hanno approvato all’unanimità un emendamento al Decreto Siccità che apre alla sperimentazione in campo di nuovi OGM. Si tratta di varietà vegetali ottenute con biotecnologie di nuova generazione denominate NGT (New Genomic Techniques), in Italia rinominate TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), che la Corte di Giustizia UE, in una sentenza del 2018, aveva riconosciuto a tutti gli effetti come organismi geneticamente modificati. Nessuno si è dichiarato contrario alla decisione, ci si vergogna ad assistere a questa acquiescenza che esprime un sostegno ad un’agricoltura gestita dalle multinazionali e dalle potenti corporazioni agricole a danno degli stessi agricoltori e dei cittadini.

E’ una misura utile a contrastare l’emergenza climatica?

Per le Associazioni della Coalizione Italia libera da OGM il voto di questo emendamento, con il pretesto dell’adattamento dell’agricoltura agli effetti del cambiamento climatico, è un vero autogoal. Questo voto non fa altro che rafforzare un modello produttivo intensivo – ben lontano dalla tanto decantata sovranità alimentare – basato sull’illusione che la sola tecnologia possa risolvere i problemi causati dalle crisi ambientali di origine antropica

Ci sono state ultime prese di posizione sugli OGM da parte degli organismi europei?

Riguardo questo tema, non si tiene in alcun conto la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha equiparato le nuove biotecnologie agli OGM, imponendo anche per queste tecniche la tracciabilità, l’etichettatura e la valutazione del rischio, per evitare danni alla popolazione.

Si ignora anche la recente presa di posizione di oltre 300 organizzazioni di tutto il mondo che hanno chiesto al commissario europeo Timmermans di non tentare alcuna accelerazione antidemocratica su un tema scientificamente e politicamente tanto controverso. Ancora nessuna risposta.

Qual è la prospettiva più immediata? Chi può intervenire per dare uno stop?

Ogm a go go nelle nostre colture. La Coalizione Italia libera da OGM chiede lo stralcio dell’emendamento approvato dalle Commissioni dal testo finale, per un vero rispetto del principio di precauzione, dei diritti degli agricoltori e della sicurezza alimentare dei consumatori. La richiesta è rivolta a tutti i parlamentari, ma anche ai Presidenti di Regione; su questo tema, che riguarda i sistemi agrari di ogni Regione, gli Enti locali hanno direi l’obbligo e il diritto di difendere le scelte costituzionali relative ai loro stessi poteri sulla politica agricola regionale. Lo faranno o dobbiamo puntare una sveglia?

E che dire della “flavescenza dorata” e dello sdoganamento del Clorpirifos?

Una presenza inquietante certamente nei nostri vigneti di Veneto e Fvg, un virus che penetra nel tronco della pianta con un vettore, la cicalina, un piccolo insetto che lo inietta all’interno. La conseguenza è la “flavescenza dorata”, un danno certamente pesante per le piante e per i coltivatori.

Il virus in questione sta colpendo duro anche le vigne del Friuli Venezia Giulia, al punto che la Regione, in particolare l’assessorato alle Politiche Agricole diretto da Stefano Zannier, ha già scritto al ministro per un intervento deciso. Sembra che l’unica scelta sia il trattamento dei vigneti con il Clorpirifos, un pesticida e insetticida vietato nell’Unione Europea dal 2020.

In attesa del via libera al pesticida, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha firmato il decreto che contiene i criteri di riparto e di gestione del Fondo per il sostegno alle imprese agricole colpite dalla flavescenza dorata.

Anche il Consorzio DOC Prosecco dichiara che la deroga al Clorpirifos non è né da loro richiesta né gradita e “auspica che venga preferita (dalle aziende) l’adozione dei principi attivi (pesticidi), il cui impiego è ordinariamente ammesso per la lotta alla cicalina”.

In pratica, il Consorzio Doc assieme alla DOCG, pur non arrivando ad assumere la nostra posizione di un netto NO alla deroga, di fatto la respinge.

Ciò dimostra alcune cose che il nostro movimento da tempo va sostenendo. Innanzitutto che la lotta alla flavescenza dorata può essere affrontata senza riesumare un pesticida altamente tossico per uomo e animali come il Clorpirifos; in secondo luogo che la sua tossicità è un dato condiviso anche dalla parte più seria dei produttori ed infine che il tema della “sostenibilità” non è più rinviabile neanche per le aziende.

Abbiamo alternative? Rischiamo di vedere prostrato il settore vitivinicolo devastato dalla cicalina oppure usiamo i pesticidi con gravi danni alla nostra salute?

Il Fondo ministeriale prevede una dotazione di 1,5 milioni di euro per il 2023 e 2 milioni di euro per il 2024. Oltre al Friuli Venezia Giulia i soldi per sostituire le vigne colpite andranno anche a Veneto, Toscana, Emilia – Romagna, Piemonte, Lombardia e Liguria tutte aree in cui si è notata una recrudescenza della malattia. Resta la convinzione che non si siano attivate per tempo strategie utili a salvare il prodotto senza uso indiscriminato di pesticidi.

Un modello cui ispirarsi e da studiare è quello proposto da Vandana Shiva, una delle figure più rappresentative dell’approccio ecologista ad un’agricoltura sana.

Vandana resta fermamente convinta che le colture geneticamente modificate abbiano fallito. Le sue posizioni schiette e spesso intransigenti sugli organismi geneticamente modificati e sulla globalizzazione le hanno fatto guadagnare molti critici e potenti nemici.

È stata accusata di esagerare i pericoli degli Ogm e di semplificare i fatti sulla correlazione diretta tra i suicidi degli agricoltori e le colture geneticamente modificate, ed è stata definita nemica del progresso per la sua retorica contro la globalizzazione, viste le minacce che incombono sul mondo.

Con l’aumento della popolazione mondiale a 8 miliardi di persone e la crisi climatica che mette in crisi l’agricoltura, anche alcuni ambientalisti di spicco hanno cambiato posizione, sostenendo che le colture geneticamente modificate possono sostenere la sicurezza alimentare. Paesi come il Regno Unito, che avevano imposto leggi severe sugli alimenti geneticamente modificati, stanno ora spingendo per un maggiore editing genico di colture e animali. L’anno scorso l’India ha approvato il rilascio di un nuovo seme di senape geneticamente modificato.

Shiva critica questa nuova spinta verso gli organismi geneticamente modificati, sostenendo che gran parte del processo di editing genico è ancora “pericolosamente imprevedibile” e definendo “ignoranza” pensare che le colture adattate al clima possano provenire solo da laboratori industriali.

“Gli agricoltori hanno già allevato migliaia di semi resistenti al clima e alla salsedine; non sono l’invenzione di poche grandi aziende, a prescindere dai brevetti che rivendicano”. Per Shiva, la crisi globale dell’agricoltura non sarà risolta dal “cartello dei veleni” né dalla continuazione dell’agricoltura industrializzata che consuma combustibili fossili, ma piuttosto dal ritorno a un’agricoltura locale e su piccola scala, non più dipendente dai prodotti agrochimici. “A livello globale, i sussidi ammontano a 400 miliardi di dollari all’anno per far funzionare un sistema agricolo non redditizio”, afferma.

“Questo sistema alimentare industrializzato e globalizzato sta distruggendo il suolo, sta distruggendo l’acqua e sta generando il 30% dei nostri gas serra. Se vogliamo risolvere la situazione, dobbiamo passare dall’agricoltura industriale a quella ecologica”.

Fatti e non parole, il suo lavoro più importante nei villaggi indiani, la raccolta e il salvataggio di semi – tra cui 4.000 varietà di riso – la creazione di più di 100 banche dei semi e l’aiuto ai contadini per tornare ai metodi biologici.

Accogliamo la lezione.

Fonti

stopttipud@gmail.com