I Trattati di libero commercio si ripresentano proditoriamente e in silenzio, approfittando dell’attenzione di noi tutti, angosciati per i rischi di una guerra nucleare. E’pronto il rilancio del Mercosur, Trattato sostenuto a spada tratta in Brasile da Bolsonaro, Presidente uscente, spietato nella ricerca di guadagni immediati a danno delle comunità locali che cercano a fatica di tutelarsi. E proprio l’Italia non è indenne da colpe, importa carne da allevamenti intensivi per bresaola e scatolette di carne, mentre l’Unione europea è divisa tra chi spinge per lo sfruttamento del territorio e chi cerca di tutelare indigeni e foresta, pensando anche alle devastanti ricadute sui cambiamenti climatici.
Qual è al momento la situazione degli indigeni in Amazzonia?
Amazzonia, sempre più devastata a vantaggio dell’agrobusiness e degli allevamenti intensivi. Sono oltre 1000 le spedizioni tracciate di carne bovina che hanno raggiunto i porti di Livorno, Genova e Vado Ligure tra il 2014 e il 2022, carni partite dai macelli situati nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. I fornitori sono aziende che hanno occupato con i pascoli le aree indigene, là dove prima sorgeva la foresta, con la quale le popolazioni locali convivano rispettosi dell’ambiente.
Il gruppo indigeno dei Myky, che vive nella parte meridionale del Mato Grosso in Brasile, denuncia a gran voce nei canali disponibili come il loro territorio sia ora nelle mani dell’agrobussiness e degli allevamenti intensivi, operazione agevolata dal Presidente Bolsonaro, con l’incentivazione, negli ultimi anni, dell’occupazione e della trasformazione in superfici agricole dei territori indigeni.
La carne finisce prevalentemente nel macello dell’azienda Marfrig; solo nei suoi stabilimenti in Sud America vengono macellati circa 5 milioni di bovini l’anno. Secondo i dati del sistema brasiliano di gestione rurale (Sicar), elaborati dalla Fondazione nazionale dell’Indio (Funai), nel 2022 erano 142 i terreni privati registrati all’interno del territorio Myky.
«In quell’area andavamo a prendere il tucum (una palma del Sud America tropicale, utilizzata per la fibra per corde particolarmente resistenti, per i frutti e per l’olio emolliente), mentre oggi il territorio è diventato un luogo per l’allevamento del bestiame», senza alcun rispetto per la natura e per gli indigeni.
Ma i Myky sono gente dura, stanno combattendo una battaglia legale presso la Corte suprema brasiliana per veder riconosciuti i propri diritti sul territorio, quei diritti garantiti dalla Costituzione brasiliana ma messi in discussione da una controversa normativa sul diritto alla terra, varata nel 2021 dal governo del Presidente Jair Bolsonaro, che di fatto ha spregevolmente tolto le risorse alle comunità locali.
Qual è la posizione dell’Unione europea sulla questione?
ln Unione europea c’è chi si spinge in avanti il Mercosur e chi cerca di bloccarlo. Alla fine di settembre la Commissione europea ha deciso il rilancio dell’accordo, al fine di risuscitarlo dopo un congelamento di due anni. L’Europa spinge per la necessità di diventare meno dipendente sia dalla Russia per le materie prime sia dalla Cina per i suoi prodotti. Un ruolo perfetto per conquistare un mercato di circa 720 milioni di persone, senza alcun ragionamento sugli aspetti che diverranno sempre più devastanti per l’Amazzonia in seguito al potenziamento di maggiori esportazioni. Per il momento si oppongono, non certo per appoggiare le richieste delle comunità indigene brasiliane, Austria e Francia, dove le potenti lobby agricole hanno condotto una feroce campagna contro un accordo che creerà una seria concorrenza per quei giganti agroindustriali europei che sono altamente protetti dagli Stati. Niente etica ma profitti.
Sempre la Commissione vorrebbe ratificare il Mercosur nel Consiglio e nel Parlamento europeo, piuttosto che nei Parlamenti nazionali, per procedere più speditamente, mentre la Francia insiste sul fatto che l’accordo deve essere ratificato anche dai Parlamenti nazionali. Perla tra le perle, il candidato Luiz Inácio Lula da Silva, in corsa per il ballottaggio, deludendo noi, fiduciosi in un’evoluzione democratica del Brasile, è molto interessato a firmare l’accordo con Bruxelles. Proprio così. Il leader socialista brasiliano ha promesso che, nel caso venisse eletto domenica 2 ottobre, approverebbe il trattato di libero commercio con l’Unione europea entro i primi sei mesi di governo, dichiarandosi favorevole ad un aumento degli scambi con l’Europa, mostrandosi così apparentemente ignaro del destino degli indigeni.
E noi in Italia siamo indenni da colpe?
Una banca dati che abbiamo visionato per la stesura di questo articolo rivela che il macello Marfrig, citato precedentemente, tra il 2014 e il 2022, ha esportato carne bovina – in genere congelata – a diversi produttori in tutto il mondo, in particolare Cina e Europa (Italia, Germania, Spagna, Olanda e Regno Unito), per un valore complessivo di oltre 1,1 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’Italia, tra il 2014 e la prima metà del 2022 si sono registrate oltre mille spedizioni partite dal macello Marfrig, prodotti scaricati nei porti italiani di Genova, Livorno e Vado Ligure, carni importate per conto di pochissime aziende Italiane del settore. l’Italia, fingendo di ignorare la relazione tra agrobusiness e deforestazione, si presenta come il principale importatore europeo dal Brasile, non solo di carne bovina ma anche di pelle.
Secondo i dati Eurostat, nel 2021 l’Italia ha importato circa 23 mila tonnellate di carne bovina congelata per un valore di 137 milioni di euro, e 1,1 mila tonnellate di carne bovina refrigerata, per un valore di 8,2 milioni di euro. L’Italia si è confermata, inoltre, il principale importatore europeo di pelle, per un valore di altri 175 milioni di euro. Ricordiamo che In Italia la carne di manzo brasiliana serve a produrre Bresaola della Valtellina e carne in scatola, solo una piccola fetta viene destinata al mondo della ristorazione.
Il macello Marfrig fornisce poi la multinazionale Nestlé, dato pubblicato sul sito dell’azienda stessa. Nestlé utilizza carne di bovino per alcune linee di alimenti per neonati e per cibo destinato agli animali, anche se ha dichiarato di voler eliminare completamente dalla produzione materie prime legate alla deforestazione entro il 2022; allo stato attuale, però, non risulta che sono state ridotte le importazioni da Marfrig.
Conclusioni
Poco da commentare, le roboanti denunce sulla deforestazione amazzonica e sulle gravi conseguenze riguardo i cambiamenti climatici da parte europea sembrano solo un esercizio retorico sul tema mentre i nostri compagni indigeni fuggono dal fuoco e dalla desertificazione dell’Amazzonia. Le multinazionali trovano porte aperte e operano senza nessuno scrupolo, noi possiamo solo denunciare i fatti.
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Fonti
- Francesco De Augustinus, Dalla terra degli indigeni alle nostre tavole, CorriereTv,3/10/2022
- Rossana Miranata, Mercosur-UE, chi non accelera l’accordo FORMICHE,29/09/2022
- Debora Gandini, Mercosur – Un.europea, chi accelera e chi blocca, EURONEWS 30/9/2022