Ecco la Cop27
Si è svolta in questi giorni in Egitto la Cop27, la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Tante promesse e poca sostanza; si sono usate le consuete belle frasi sulla necessità di arginare i cambiamenti climatici, sempre più devastanti in tutto il mondo; il segretario dell’ONU Guterres ha parlato anche dell’inossidabile sicumera di buona parte dei Paesi ricchi che non hanno ancora versato la loro quota di finanziamenti per il clima, così come si erano impegnati già nel 2020, e non hanno neppure rispettato gli impegni presi per il 2026, giustificandosi con le emergenze dovute alla guerra e alla crisi economica ed energetica.
Due azioni interessanti, decisamente a supporto dei Paesi più fragili, potrebbero essere prima o poi un Patto di Solidarietà climatica e un Meccanismo di risarcimento, loss and damage, una sorta di risarcimento per i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici. Purtroppo, come sempre, è forte la resistenza a questi atti proprio da parte degli Stati ricchi, restii a metter mano alle loro casse.
Non possiamo poi non restare allibiti dal fatto che la Cop27 si svolge in Egitto, un Paese che ha steso lenzuola di silenzio sulla drammatica fine di Giulio Regeni, impedisce oggi con ogni mezzo le voci critiche della società civile, censura internet proprio in questi giorni, tra il silenzio assordante dell‘onorevole Meloni, pronta a fare affari di ogni tipo con Abdel Fattah al-Sisi.
Sono stati raggiunti gli obiettivi fissati negli ultimi anni? Quali gli obiettivi della Cop in corso?
Ha usato frasi ad effetto Guterres «Siamo su un’autostrada per l’inferno climatico col piede sull’acceleratore». Per questo, anche davanti a eventi tremendi come la guerra in Ucraina, «è inaccettabile, oltraggioso e controproducente mettere il tema del cambiamento climatico in secondo piano».
il segretario Onu ha provato a rinvigorire la stanca litania dei vertici sul clima lanciando un Patto di solidarietà climatica tra le economie sviluppate e quelle emergenti. «L’umanità deve scegliere: cooperare o perire. Quindi o è un Patto di solidarietà per il clima o un Patto di suicidio collettivo» ha affermato nella prima giornata di alto livello della Cop 27.
«Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati e l’emergenza del clima sta già aumentando drasticamente l’entità dei disastri naturali. Le attuali politiche climatiche condanneranno il mondo a un disastroso aumento della temperatura di 2,8 gradi entro la fine del secolo». Serve un impegno radicale per limitare tale aumento a 1,5 gradi ma intanto le emissioni di gas serra sono ancora in aumento.
I Paesi ricchi (Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia) avrebbero dovuto versare 100 miliardi di dollari l’anno ai Paesi poveri entro il 2020, ma non hanno assunto le responsabilità dovute; l’Italia, insieme alla Francia e al Giappone, ha versato più del dovuto (fonte Guardian). Protesta il Presidente senegalese, addirittura mancano gli aiuti per rispettare gli accordi di Parigi del 2015, incredibile!
E, colpo di scena, Il nuovo report di Oxfam presenta un dato allucinante: 125 miliardari, i più ricchi del mondo, con i loro investimenti in progetti inquinanti, producono emissioni di CO2 come tutta la Francia, senza nessuna tassazione o penalità. La tassazione sui patrimoni e sui progetti inquinanti porterebbe in regalo 1400 miliardi da investire nella transizione ecologica (quella vera) e nell’aiuto ai Paesi più poveri.
Sarà possibile stipulare un Patto di solidarietà climatica? E si riuscirà ad attivare un meccanismo di risarcimento per i Paesi più vulnerabili?
Sono emerse due richieste che, se prima o poi venissero accettate, impegnerebbero i Paesi forti, spesso presi dall’egoismo e da una logica capitalista non certo basata sul bene di tutti i cittadini, a intervenire per il supporto dei Paesi svantaggiati.
Innanzitutto è necessario un Patto di solidarietà climatica, come detto precedentemente. «L’umanità deve scegliere: cooperare o perire. Quindi o è un Patto di solidarietà per il clima o un Patto di suicidio collettivo».
In base a questo patto, i Paesi più ricchi e le istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero fornire assistenza finanziaria e tecnica per aiutare le economie emergenti ad accelerare la transizione alle energie rinnovabili. Tutto questo unito all’eliminazione sia della dipendenza dai combustibili fossili sia della costruzione di centrali a carbone, e abolendo gradualmente il carbone nei Paesi dell’Ocse entro il 2030 e ovunque entro il 2040. Il rischio, in caso contrario, è un terribile aumento della temperatura di 2,8 gradi alla fine del secolo.
Un’altra proposta, di un certo interesse è la definizione di un Meccanismo di risarcimento dei danni legati ai cambiamenti climatici, danni che potrebbero giungere a 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per quei Paesi che hanno già visto inondazioni, siccità, ondate di calore, come India e Pakistan. Purtroppo, sembra che i Paesi industrializzati si rifiuteranno di accettare, adducendo il peso degli aiuti umanitari già finanziati.
Come mai è stato scelto l’Egitto come sede della Cop27?
Ci lascia molto perplessi la scelta dell’Egitto come Paese ospite della Cop 27. La nostra spavalda Presidente del Consiglio avrà usato parole di circostanza nel salutare il Presidente egiziano al Sisi, sarà stata coraggiosa ed incisiva? Da una nota di Palazzo Chigi si riferisce che Meloni ha segnalato “la forte attenzione dell’Italia su Giulio Regeni e Patrick Zaki”, brevi frasi quasi di circostanza, per poi dedicarsi a quattro contenuti “fondamentali”: approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica, immigrazione. Ma noi in Egitto abbiamo perso un figlio, un fratello, un nipote, un compagno… e questo silenzio per noi è ingiustificabile e non ci consola la possibilità espressa da al-Sisi di un collegamento elettrico con l’Italia. In Egitto durante le giornate della Cop 27 grave stretta su studenti e oppositori, centinaia di arresti preventivi, obbligo di notificare eventuali proteste, blocco dell’accesso a 700 siti web. Inaccettabile.
Poche parole per concludere.
Se queste grandi Conferenze formulano domande senza risposta e trasmettono un senso evidente di spaesamento degli stessi personaggi che le dirigono, con la difficoltà di obbligare gli Stati a piccole azioni concrete, se le platee non si pongono problemi sullo stato democratico del Paese ospite, se molti politici si recano a questi incontri per una serie di negoziati che pregiudicano la condizione dello stesso Pianeta trattando dei “do ut des” e pensando di accaparrarsi fonti energetiche sporche, se si parla di armi e non si mettono in discussione le multinazionali, per di più in una cornice di ambiguità politica … che dire? A che servono?
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Fonte dei dati: il Manifesto