Paolo Calliari, detto Il Veronese, nasce nel 1528 a Verona, città nella quale svolge l’apprendistato e che gli permette di avere contatti con il mondo toscano, romano, mantovano e veneziano. Proprio a Venezia si stabilisce nel 1554 diventando Pittore di Stato della Serenissima; il termine “Pittore di Stato” non è da intendere nel senso legislativo del termine, poichè a Veronese viene affidato il titolo grazie al privilegio concesso, ossia l’intervento pittorico nelle sale di Palazzo Ducale, lavoro che diventa una sorta di propaganda culturale del potere della Serenissima.
In questa città lagunare ci vogliamo soffermare, per ammirare i capolavori del pittore, in particolare ponendo la nostra attenzione sugli affreschi di Palazzo Ducale, antica sede del Doge e del Governo veneziano.
Purtroppo non sono arrivati fino a noi molti documenti che testimoniano l’intervento dell’artista in queste maestose sale, anche a causa dei tre incendi avvenuti nel Palazzo nel corso del ‘400 e ‘500.
Nella visita dell’edificio, la prima sala decorata dal maestro è la sala dell’Anticollegio, nel quale l’artista ha lavorato dal 1576 affrescando direttamente il soffitto: non si tratta infatti di una pittura su tela alloggiata entro cornici come previsto dai classici soffitti alla veneziana, ma veri e propri affreschi sulla superficie superiore.
In esso troviamo Venezia che distribuisce onori, del quale è conservato un foglio con le prime idee dell’autore. In esso vengono studiati: la personificazione di Venezia che distribuisce oggetti che sottolineano la bontà e la ricchezza della città stessa, altre figure viste “dal sotto in su”, schizzi architettonici e, nella parte destra, dei tondi con all’interno promemoria personali collegati al soffitto della stanza successiva.
Nella sala del Collegio troviamo un enorme soffitto formato da 11 oli su tela incastonati in cornici lignee dorate. Nel loro insieme, le tele hanno l’obiettivo di trasmettere un messaggio politico e religioso: mentre i tre pannelli centrali rappresentano Piazza San Marco, il trionfo della Fede e Venezia con la Giustizia e la Pace, gli otto comparti laterali a forma di L e T raffigurano le allegorie delle virtù di Governo (dialettica, moderazione, fedeltà, mitezza, purezza, ricompensa, vigilanza, prosperità). Nei quattro ottagoni a sfondo nero ritroviamo iscrizioni e motti latini studiati nel già citato foglio preparatorio per la sala precedente.
Con l’incendio del 1577 e la distruzione della sala successiva, chiamata del Maggior Consiglio, lo Stato veneziano ordinò il restauro e rifacimento dei cicli pittorici e delle decorazioni di soffitto e pareti.
Alzando gli occhi verso il cielo, nell’ovale centrale si ammira Il trionfo di Venezia, probabilmente concluso dal Veronese nel 1582. I modelli preparatori e gli schizzi arrivati sino a noi ci indicano un’attenzione particolare per: lo studio della partitura architettonica; lo studio del cavaliere con la valutazione delle possibili posizioni dei personaggi e la loro concezione luministica; lo studio particolareggiato di un’armatura, in seguito posizionata in basso a sinistra per coprire un “buco compositivo” dell’opera.
Nella medesima sala, troviamo anche un meraviglioso e ipnotico telero collocato nella parete principale (dietro il trono) intitolato Paradiso con l’Incoronazione della Vergine, anch’esso andato distrutto nel 1577. Per il rifacimento si tenne un concorso nel 1582 che vide vincitori Francesco Bassano e Veronese ma, per morte di entrambi, il dipinto conclusivo venne compiuto interamente da Jacopo Tintoretto con l’aiuto del figlio Domenico. Di Veronese ci rimangono alcuni disegni preparatori come studi iniziali confusionari, schizzi sintetici, qualche appunto aggrovigliato, studi di elaborazione più avanzata di gruppi di Santi e la disposizione di essi nel cielo.